La sconfitta di Madrid fa male, ma dobbiamo restare uniti. Tutti insieme per sospingere la squadra verso l'impresa. Crediamoci

La sconfitta di mercoledì sera fa ancora male, ma non è il momento giusto per fare processi. Remiamo tutti dalla stessa parte e portiamo i ragazzi a compiere l'impresa.
22.02.2019 17:16 di Enrico Danna   vedi letture
La sconfitta di Madrid fa male, ma dobbiamo restare uniti. Tutti insieme per sospingere la squadra verso l'impresa. Crediamoci

Arrabbiati? Tanto. Delusi? Di più. Aspettavamo la sfida con l’Atletico da due mesi e, a parole, sembrava che tutto fosse stato preparato al meglio. Il campo, invece, ha dato un responso nettamente diverso, con una squadra che ha retto il confronto per i primi 45 minuti, salvo poi sciogliersi come neve al sole nella ripresa. S’è data la possibilità agli spagnoli di giocarla come l’avevano preparata loro, buttandola sulla “garra”, sollevando la “caciara” ad ogni minimo contatto, in uno stadio ribollente di tifo, in un crescendo di convinzione mentale e fisica per gli uomini di Simeone a cui faceva da contraltare la perdita delle già poche certezze nostre. Perso, s’è perso, e anche male, soprattutto perché non ci abbiamo nemmeno provato a vincerla. Ora, però, continuare ad accusare questo o quello, cercare per forza un capro espiatorio non ha alcun senso. Per i processi ci sarà tempo a giugno. Piuttosto, c'è da fare un grosso applauso a Szczesny, unico tra i giocatori a salutare la curva al termine della gara del Wanda Metropolitano. C’è una partita di ritorno da affrontare e da preparare non bene, ma di più (non a parole, ma coi fatti). Potremo anche salutare la Champions la sera del 12 marzo, ma dovremo comunque farlo dopo aver dato tutto e averci provato fino all’ultimo. Tutti uniti, tutti coesi con una sola idea in testa, ovvero la qualificazione ai quarti di finale.

Negli ultimi mesi, ci sono state frizioni tra la Società e la parte più calda del tifo. Ognuno, in merito, può avere punti di vista e opinioni differenti, ma non si può obiettare sul fatto che, senza la sud, l’Allianz Stadium faccia meno rumore di una residenza per anziani (chi era a Madrid, mercoledì sera, ha avuto l’ennesima riprova di quanto possa essere trainante uno stadio che per 95 minuti sostiene la propria squadra). Del resto, il silenzio, durante le gare, se da un lato rappresenta una forma di protesta (sulla quale si può essere o meno d’accordo), dall’altro, indiscutibilmente, priva la squadra di quel “quid” in più che può fare la differenza. Personalmente ritengo la protesta degli ultras giusta attuata però, con le modalità sbagliate (l’assenza di tifo penalizza principalmente la squadra, almeno nell’immediato). A differenza di coloro che giudicano e distribuiscono etichette gratuite per partito preso (se sei in sud sei sicuramente un delinquente, un semi se non analfabeta totale, un affiliato alle cosche mafiose, uno che spaccia, uno che fa bagarinaggio, e chi più ne ha più ne metta) ritengo gli ultras più intelligenti di quanto si creda e sono altresì sicuro che, il 12 marzo, la Sud si farà sentire alla grande. Quale modo migliore per dimostrare alla Società che si sbaglia? Nemmeno alla Continassa sono tutti sordi, ciechi e muti. Sia chiaro però, che non basterà la sud, ma occorreranno il sostengo e l’incitamento di tutti i tifosi bianconeri, dallo stadio, da casa, da qualunque luogo. All’allenatore, ai ragazzi, si chiederanno voglia, tecnica, grinta, ferocia, e quella dose di insana follia che ti permette di gettare il cuore oltre l’ostacolo e di dare il 200%. Nulla è impossibile se lo si desidera veramente. Vediamo di far capire anche a Simeone, agli spagnoli e ai gufi nostrani il significato del motto “Fino alla fine”. (noi siamo abituati a godere per le nostre vittorie sul campo, non a fare magliette celebrative delle sconfitte altrui…) Crederci sempre, arrendersi mai.