IL TERZO TEMPO - Salvare l'onore o provare l'impossibile? La Roma ha dato un grande insegnamento.

Real Madrid-Juventus. Ultimo atto della Champions di quest'anno? Probabile, visto il risultato nefasto di Torino, dove i bianconeri hanno raccolto obiettivamente meno di quanto meritassero e si sono inchinati alla forza ed al talento smisurati di Cristiano Ronaldo. Le possibilità di ribaltare il risultato dell'andata oscillano, statisticamente, intorno al 10%, dato che può sensibilmente tendere verso il basso considerando che i campioni d'Europa in carica hanno perso solo una volta al Bernabeu nelle ultime quattro edizioni della Champions. La sconfitta, già cosa rara, dovrebbe assumere dimensioni epocali per estromettere definitivamente le merengues dalla massima competizione europea. Mancherà il capitano Sergio Ramos, è vero, e probabilmente sarà Casemiro ad abbassarsi sulla linea difensiva stante la penuria di centrali, vero grattacapo di Zidane (con il solo Varane a disposizione nel ruolo). Dall'altra parte alla Juventus mancherà l'imprevedibilità di Dybala, ingenuamente incappato nell'espulsione nella partita d'andata, con l'attacco che probabilmente sarà retto da Higuain con Mandzukic e Douglas Costa a supporto. I bianconeri sono dunque chiamati ad un'impresa ai limiti dell'impossibile, ma potranno ispirarsi all'impresa compiuta dalla Juventus di Ranieri, capace di espugnare il Bernabeu con la doppietta di Del Piero, al quale un intero stadio si inchinò in segno di reverenza. Altri tempi, altri giocatori, altra storia. I giorni nostri raccontano di un calcio spagnolo capace di dominare la scena (cinque trionfi nelle ultime sette edizioni della Champions) ed il calcio italiano in profondo declino, con la sola Juventus in grado di lottare per i grandi palcoscenici, con due finali di Champions ed una semifinale di Europa League. Un'eccezione, piacevolissima per i palati fini degli amanti del calcio, è rappresentata dall'impresa di ieri sera della Roma contro il Barcellona di Messi. Fuori da ogni retorica e stucchevole ridondanza, i giallorossi hanno offerto una prestazione sublime, sul piano tecnico e temperamentale, meritando pienamente uno storico approdo in semifinale. Complimenti, vivissimi e sinceri, a Di Francesco ed allo splendido pubblico dell'Olimpico. Tornando a noi, non dimentichiamo che, spesso, le grandi potenze europee sono state anche “premiate” da qualche svista arbitrale, senza le quali probabilmente il bottino sarebbe stato meno pingue: per informazioni vedasi alla voce “finale di Berlino, 2015” e “ottavo di finale a Monaco di Baviera, 2016”. La verità è che il vero miracolo la Juventus lo ha già fatto, riuscendo a competere con squadre dotate di mezzi economici e tecnici di gran lunga superiori, imponendosi l'anno scorso sul Barça e tre anni fa proprio sul Real.
Attenzione! Questo non è un alibi, non giustifica in alcun modo le sconfitte patite né lenisce le sofferenze di un popolo, quello bianconero, che in Europa non vince un trofeo da più di vent'anni. Ignorare questo dato significherebbe omologarsi alla concorrenza italica, che da anni mangia la polvere ma non fa mai autocritica, addebitando le proprie sconfitte a chissà quali manovre oscure o rigurgiti di “cupole”. Nella partita d'andata lo Stadium ha dato una lezione di stile a tutto il calcio italiano, dimostrando con semplicità che applaudire la superiorità dell'avversario non è un delitto, perchè parliamo di sport e non di conflitto bellico. Se il Real sarà superiore anche nel match di stasera si tornerà a concentrarsi esclusivamente sugli obiettivi di casa nostra. Sarebbe da stolti dimenticare che questa squadra, in Italia, sta scrivendo interi libri di storia e che quest'anno potrebbe vincere il settimo titolo di fila. Un'impresa mai vista prima, ancor più grande se pensiamo che, nella gestione Allegri, allo scudetto si è accompagnata sempre la coppa nazionale. Tra vent'anni, quando si guarderà l'albo d'oro, probabilmente si percepirà maggiormente la portata dei successi di questi anni, troppo spesso sminuita da una stampa faziosa e da un'opinione pubblica ancorata ai concetti di “invidia” di freudiana memoria. Qualunque sia l'esito della sfida a Zidane non ci sarà alcuna rivoluzione, come paventato a più riprese dagli stessi professionisti della carta stampata o da una parte della tifoseria. Il progetto tecnico è stabile e mira ad una costante evoluzione ed un progressivo ringiovanimento dell'organico. Tuttavia alla Juventus gli obiettivi si scandiscono con cadenza quotidiana ed oggi si chiamano Bernabeu e Real Madrid. Un'impresa titanica ma non impossibile, con i bianconeri che non hanno nulla da perdere e potranno giocare una partita arrembante, liberi da pensieri di sorta, consapevoli di dover salvaguardare l'onore della maglia che indossano, in uno dei templi del calcio mondiale. Nessun timore e nessuna preoccupazione al cospetto di quella che, con tutta probabilità, è ad oggi la squadra più forte del pianeta e può contare sul talento immenso del suo “puntero”, trasformatosi nel tempo da esterno offensivo a centravanti più forte in circolazione. La storia (e la Roma) insegna che in novanta minuti può succedere di tutto ma soprattutto che, in simili circostanze, aggrapparsi ad un sogno è il primo passo per costruirlo.