esclusiva tj

Di Livio ricorda lo scudetto '95: "È quello più bello, Vialli il migliore di noi. Lippi decisivo nel nostro cambio di mentalità. E sul Parma..."

21.05.2020 11:30 di Mirko Di Natale Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA TJ - Di Livio ricorda lo scudetto '95: "È quello più bello, Vialli il migliore di noi. Lippi decisivo nel nostro cambio di mentalità. E sul Parma..."
TuttoJuve.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Alle 17:50, minuto più minuto meno, di quel 21 maggio 1995, la Juventus diventava campione d'Italia per la ventitreesima volta nella propria interrompendo un digiuno che ormai durava da nove lunghissimi anni. Non era più la squadra allenata da Trapattoni e piena zeppa di campioni del mondo, era quella guidata da Lippi e composta dal giusto mix di esperienza e gioventù. Chi era in campo in quella sfida thriller con il Parma era Angelo Di Livio, al primo scudetto con la maglia bianconera, che intervistato in esclusiva da TuttoJuve ha raccontato le sue impressioni legate a quel giorno:

Sono passati venticinque anni da quel pomeriggio del Delle Alpi.

"Già. come vola il tempo (sorride ndr). Ricordo che la squadra non era partita benissimo in campionato, c'erano un po' di situazioni strane. Il momento che più cambiò la nostra mentalità fu il cambio di modulo, perché le tre punte ci consentirono di vincere meritatamente quel titolo. L'avversario più forte di quell'anno era sicuramente il Parma, ci diede veramente molto filo da torcere. Era un grande organico quello emiliano".

In che senso c'erano situazioni strane?

"Nel senso che avevamo avuto grande difficoltà, non riuscivamo a trovare l'assetto giusto. Non eravamo certi di quel che facevamo, era un po' una via di mezzo. Poi, grazie al mister e alla nostra bravura, siamo riusciti ad entrare in un meccanismo straordinario".

Nello specifico, quali sono i tuoi ricordi legati a quel match?

"Era la partita scudetto, lo sapevamo tutti. Ricordo che noi godevamo di una grandissima forma e abbiamo cominciato il match andando subito a prenderli alti. Non li facevamo respirare. E loro, forse, non se lo aspettavano. Alla fine è chiaramente arrivata la nostra vittoria".

Il fatto che la società non vinceva da ormai troppi anni era una situazione che vi affliggeva all'interno del gruppo?

"No, in realtà ci dava un grandissimo stimolo e tanta motivazione di far bene. E' vero che la maglietta della Juve pesa più di ogni altra, altrettanto però sapevamo bene il grado di responsabilità che ci eravamo presi. Non tutti hanno l'onore di poterla indossare".

C'è un compagno che identifichi come quello più decisivo per la vittoria dello scudetto?

"Sì, Vialli credo sia stato il giocatore più rappresentativo e il leader incontrastato che ci ha dato una scossa incredibile. Era il nostro capitano. Ci trascinava sempre, era il migliore di noi".

Tornando al Parma, effettivamente con gli emiliani non ci fu soltanto la sfida scudetto.

"Esatto, il Parma è stato il principale avversario in quell'annata: campionato, Coppa Italia e anche Coppa Uefa. Siamo riusciti a vincere tutto in Italia, ma purtroppo in Europa non ce l'abbiamo fatta. Quella squadra era un po' la nostra bestia nera, ma gli abbiamo sempre reso onore. Erano fortissimi in ogni zona di campo".

L'intuizione tattica di Marcello Lippi era stata fondamentale per scrivere una importante pagina di storia all'interno del grande libro del calcio italiano. Ma che in modo lo è stato?

"Lui fu bravo capire questo, noi lo abbiamo sicuramente assecondato. E' stata una grande intuizione in un momento particolare, come dicevo prima è stato un cambio repentino di mentalità che ha influito tanto. Era diverso andare a prendere alto il tuo avversario, a volte ci puoi riuscire e in altre no. Però ci siamo sempre continuati ad allenare così e i risultati sono arrivati".

A tuo parere, forse, fu il Foggia di Zeman ad ispirare questa mentalità?

"Il Foggia però giocava ancora più in maniera propositiva e votata all'attacco, anche a noi piaceva giocare in attacco ma eravamo intelligenti nel capire quando potevamo farlo. Lippi, poi, cambiava sempre modulo: o giocava con 4-3-3 oppure il 3-4-3, in modo da mantenere sempre un grande equilibrio".

In conclusione: è stato lo scudetto più bello di quelli che hai vinto?

"Sicuramente lo è stato per me, Torricelli e tutti gli altri che erano molto giovani. E quando inizi a vincere il primo, poi volevi continuare a farlo (sorride ndr)".

Si ringrazia Angelo Di Livio per la cortesia e la disponibilità dimostrata in occasione di questa intervista.