Analisi serie o "Falchetti e Mengoni"?

Una grande del calcio europeo subisce la più grande penalizzazione della storia dello sport mondiale. Faticosamente si rialza, e ricade, vittima di una cattiva gestione, finendo per due volte 7° in una A livellata verso il basso e collezionando stagioni europee fallimentari, per non dire umilianti, con le perle in Europa League del 4-1 subito dal Fulham e dei pareggi col Lech Poznan.
Dopo un anno sabbatico dall'Europa un cambio totale di management e guida tecnica, questa ex-grande dai colori bianconeri ritorna trionfalmente in Champions, vincento un torneo immacolato, e terminando prima in un girone con i Campioni in carica e una squadra stabilmente ai vertici europei (lo Shahktar).
L'ex-grande squadra, la Juve, ritorna "grande" e prosegue un cammino parallelo di campionato (in cui arriva ad avere 9 punti di vantaggio sulla 2°, ad un passo dal record della sua storia e una differenza reti record negli ultimi 50 anni) e Champions fatto di vittorie, bel gioco, difesa ferrea e coralità nel raggiungimento del gol.
Poi arriva il Bayern, numeri alla mano, più forte di sempre, che impartisce alla Juve una lezione di calcio, in fase di possesso e non possesso, con una superiorità fisica, tecnica e tattica indiscussa. Il popolo di questa Juve capisce, applaude, serenamente riflette su un percorso di rinascita non solo intrapreso ma arrivato quasi alle soglie dell'eccellenza.
Tutto intorno invece, gli "esperti di calcio italiano", i "giornalai", quelli che a inizio anno si sperticavano in elogi dei gradoni zemaniani e delle vittorie consecutive di Stramaccioni, gli stessi che parlavano di corvi intorno alla Juve, gli stessi che dopo 3 gare sfortunate (Samp, Parma, Genoa) parlavano di Juve in crisi e sorpasso Napoli in volata e, dopo aver dato alla Juve ululano di nuovo incomprensibili parole apocalittiche: "Top" "Gap" "Crac" "Gulp!"
Antonio Conte da mesi ha fissato l'obiettivo di quest'anno "riconfermarsi in campionato e bissare lo scudetto", cosa non affatto scontata e riuscita negli ultimi 20 anni solo da squadroni come il Milan di Capello, la Juve di Lippi, l'Inter post-calciopoli- (insomma squadre che la Champions l'hanno vinta). La Champions era una bella favola, un sogno conquistato dai suoi uomini, quasi tutti alla loro prima esperienza ed è stato infranto da una delle squadre favoritissime per la vittoria finale.
In 20 mesi la Juve è passata dalle valanghe di reti subite sistematicamente da Palermo, Siena, Chievo, Udinese alla bandiera bianca solo al cospetto di un Bayern a +22 in Bundesliga. In 20 mesi la difesa Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini, la stessa che stabiliva il record di gol casalinghi subiti dai bianconeri, diventava la difesa meno battuta di Champions (e lo è ancora!). In 20 mesi il bilancio paurosamente in rosso ritornava in pareggio anche grazie al primo stadio di proprietà in Italia (e con l'acquisto di un'intera cittadella). In 20 mesi la Juve, sbeffeggiata ovunque, accumulava l'ammirazione (e l'odio) delle rivali italiane e il rispetto dell'èlite europea (a partire dalla big spagnole). In 20 mesi il parco giocatori Juve, quasi totalmente rivoluzionato, si liberava di zavorre e bidoni e, con qualche errore, ritornava ad essere l'ossatura di una Italia finalista agli Europei con l'aggiunta di elementi invidiati ed ammirati a livello mondiale -Vidal, Lichtsteiner, Pogba, Vucinic-.
Bene, il "più" è fatto. Francamente passare da 2 settimi posti in una A mediocre ai primi 8 di Champions, riportando il bilancio in pareggio, è una rivoluzione copernicana molto più ardua che ripartire dalla base di una netta supremazia in Italia e di un'ottimo primo cammino europeo per arrivare ad essere competitivi a livelli di quarti e semifinali di Champions League.
Si badi bene, non a vincerla, come si vaneggia in facili equazioni giornalistiche che sembrano slogan promozionali -compra 2 top e vinci la Champions!- perché un certo Sir Alex Ferguson ci ha messo 6 anni per vincere la prima Premier al suo arrivo allo United e 12 (dodici!) per vincere la sua prima Champions, mentre 2 tra gli allenatori più vincenti di Champions (Mourinho e Ancelotti) alla guida di 3 delle squadre più facoltose di sempre (Chelsea, PSG e Real) non ci sono ancora riusciti, per tacere di Mancini al City...
Invece di un'analisi serena del cammino svolto e del cammino da intraprendere -un percorso che, vista l'impossibilità di avere budget illimitati, mescoli l'esperienza Dortmund con quella della Juve della Triade- i "giornalai" non sanno fare altro che ritornare al loro giochino preferito -le figurine dei calciatori-: ti do Vidal e tu mi dai Ibra e Verratti, nello spregio totale di qualsiasi considerazione economica.
Negli ultimi 30 anni l'unico scambio triplo di una certa consistenza nel calcio italiano a memoria di tifoso è "Falchetti e Mengoni per la metà di Giordano...da girare poi per un quarto di Zico e tre quarti di Edinho..."
Qualche analisi seria è stata azzardata da rivisite non sportive (Capuano su Panorama) prevedendo un programma triennale di investimenti che includono, tra gli altri, Suarez, Verratti e Ogbonna, ma si sa che nel mercato è già difficile pronosticare le mosse della settimana successiva, figuriamoci su tre anni. Tutto il resto è il solito chiacchiericcio giornalistico.