L'IMBOSCATA - La sorprendente reincarnazione dell'Angelo con la faccia sporca. Allegri sperimenta modulo a 4 stelle. C'è un progetto Berna. Agnelli sponsor di Moratti, scelta logica: c'è un perchè. Ma per la pacificazione manca una cosa...

Andrea Bosco ha lavorato al “Guerin Sportivo“, alla “Gazzetta dello Sport“, al “Corriere d'Informazione”, ai Periodici Rizzoli, al “Giornale“, alla Rai e al Corriere della Sera.
05.10.2018 00:07 di  Andrea Bosco   vedi letture
L'IMBOSCATA - La sorprendente reincarnazione dell'Angelo con la faccia sporca. Allegri sperimenta modulo a 4 stelle. C'è un progetto Berna. Agnelli sponsor di Moratti, scelta logica: c'è un perchè. Ma per la pacificazione manca una cosa...
© foto di Andrea Bosco nella foto di Mariangela Me

Vuole una tradizione degli Oglala, leggendaria tribù delle Pianure, che ai defunti raggiunte le praterie del Grande Spirito, fosse concesso, almeno una volta, di reincarnarsi. Qualche cosa del genere, là nel paradiso dei calciatori, deve essere successa ad Omar Enrique Sivori: reincarnarsi in Paulo Dybala.

Martedì scorso, 2 ottobre, giorno della nascita di Sivori, all'Allianz contro gli elvetici dello Young Boys è accaduto qualche cosa di sorprendente: tre gol di Dybala “alla Sivori“. Il primo, soprattutto. Stessa maglia, stesso numero 10, stessa capacità balistica nel colpire al volo. 

Paulo Dybala ha dedicato la tripletta in Champions all'“Angelo con la faccia sporca“. A Max Allegri aveva sul campo mandato un altro messaggio: “Vengo anch'io?“.

Allegri conosce il calcio in ogni  sfaccettatura. Sperimenterà fino a trovare l'equilibrio che gli permetta di far giocare contemporaneamente Ronaldo, Mandzukic, Dybala e Bernardeschi.

Impossibile? Difficile ma realizzabile. Quei quattro assieme garantiscono un potenziale offensivo mostruoso, ma le controindicazioni vanno pesate. Soprattutto a centrocampo. E non solo.

Per esempio, con Ronaldo sistematicamente raddoppiato, Mandzukic si è riscoperto goleador. Per esempio Dybala sa fare cose egregie anche da centrocampista, ma avvicinato alla porta risulta letale.

Ronaldo in versione assist-man è un lusso che nessuno in Europa si può permettere, ma il suo mestiere resta (e deve restare) principalmente quello di far gol.

Infine Bernardeschi sulla fascia (destra o sinistra) è un bel fuoristrada, ma da interno è una Stelvio turbo quattro per quattro .

E Douglas Costa, direte? Per caratteristiche fisiche, sprint da centista, scatti ripetuti, il brasiliano con sua tecnica è l'ideale per spaccare le partite entrando dalla panchina. Quando l'acido lattico si è accumulato nei muscoli degli avversari .

Benardeschi mezz'ala è un progetto che Allegri sta sviluppando. Dybala più vicino alla porta, una scelta che comporta una maggiore “complicità“, negli scambi, con Ronaldo.

Ho letto che Bernardeschi durante la visita estiva alla Monument Valley si è commosso

 In un angolo della mia scrivania c'è un'ampolla colma di terra rossa. L'ho raccolta molti anni fa sulla spianata della John Ford's point, là dove il patriarca irlandese piazzava la macchina da presa. E da dove girò le sequenze più spettacolari di “Ombre Rosse“ e di “Sentieri Selvaggi“ .

Un pellerossa in preghiera al tramonto, rivolto al sole, ha colpito Bernardeschi.

 La Monument (con l'eccezione dei beceri protagonisti di un cinepanettone) è un luogo che stimola la spiritualità.

A Bernardeschi consiglio di approfondire il tema del “Tappeto Navajo“. La Monument Valley è terra Navajo  e il “tappeto“ non è solo un manufatto. Gli potrà servire.

Sabato la Juve gioca ad Udine.

Sei punti di distacco in classifica sono già tanti. Ma la Champions brucia energie fisiche e nervose. Tutte le italiane (a dimostrazione che probabilmente il campionato nostrano è tornato “allenante") hanno vinto nella tornata continentale. Vedremo se qualcuna pagherà dazio dopo le fatiche in Europa. 

La notizia che Andrea Agnelli è tra quanti caldeggiano (alla Juve, smentiscono che il presidente sia stato “lo sponsor“) la candidatura di Massimo Moratti alla presidenza della Figc, ha riempito le pagine dei giornali. Xavier Jacobelli, direttore di  “Tuttosport“ l'ha definita “scelta coraggiosa“.

Un tentativo atto a contrastare la più che probabile (voti alla conta) elezione di Gravina, alla presidenza federale.

Massimo Moratti è un nome che “pesa“. E, piaccia o non piaccia (la terminologia reputo sia gradita all'ex presidente dell'Inter) è comunque l'ultimo dirigente ad aver portato in Italia la Champions.

Escludo possa andare al “massacro“. Avrebbe, infatti, considerata la non unanimità, già declinato l'invito. Ma un tentativo, reputo, verrà fatto per ammansire i gattopardi. 

La scelta di Agnelli (solitaria o collegiale che sia) appare tuttavia logica: nel 2024 come ha spiegato nella lettera agli azionisti Juve, il calcio a livello planetario ridiscuterà le sue strategie e sarà cosa profondamente diversa da quella attuale.

Serve una sterzata: uno come Moratti potrebbe (avrebbe potuto?)  darla .  

Detto ciò, eviterei di parlare di  “pacificazione“ .

 Una vera pacificazione ci potrà essere solo quando un presidente federale si adopererà per riaprire il processo sportivo, sanando le disparità prodotte da Calciopoli.

 Nessun processo sportivo potrà mai restituire gli scudetti revocati alla Juventus: lo dice la logica. Ma un nuovo processo sportivo, non più condizionato dal “sentire popolare“, potrebbe (e dovrebbe) annullare quel titolo (graziosamente imballato) dato in omaggio a Massimo Moratti dal professor, nonché commissario straordinario, nonché ex consigliere di amministrazione dell'Inter,  Guido Rossi.

Massimo Moratti, presidente della Federazione, sarebbe capace di un tale gesto? 

Certo, rischierebbe l' imperitura impopolarità tra il popolo interista.

Nessuno juventino mai comprerebbe un'auto usata da Moratti.

 Ma un Moratti che non rivendicasse più quel titolo come “il più bello“ e si adoperasse per la sua revoca, avrebbe infilato gli stivali delle sette leghe in direzione della pacificazione.

Discorso, in definitiva, retorico se Moratti (come pare) ha rifiutato la proposta di farsi “candidare”. 

Ma le vie del calcio sono infinite. Mai dire mai. Nel calcio lo dicono, senza essere James Bond, in tanti. Non sempre a proposito .