IL SANTO DELLA DOMENICA - Programmazione e ricostruzione le parole d'ordine. Ma ora la squadra tiri fuori orgoglio e dignità

30.04.2023 00:02 di Alessandro Santarelli   vedi letture
IL SANTO DELLA DOMENICA -  Programmazione e ricostruzione le parole d'ordine. Ma ora la squadra tiri fuori orgoglio e dignità
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I nervi sono scoperti, la tensione dentro e fuori dal campo altissima. Le conseguenze difficili da immaginare e ipotizzare fino in fondo. Benvenuti nel mondo Juventus, dove la serenità è soltanto un’utopia. E’ nervoso l’allenatore, lasciato in questo momento solo contro tutti, sono nervosi i giocatori, mentre i tifosi si sentono totalmente disorientati. Quello che volge al termine è stato un mese terribile. Appena due vittorie, risicate e senza esprimere idee, l’eliminazione dopo la prestazione al limite del vergognoso dalla Coppa Italia, sconfitte che si susseguono e il gol che pare diventato un miraggio. No, non c’è da stare Allegri, in nessun senso considerando che l’ultimo vero obbiettivo della stagione, la finale di Europa League rischia di diventare una chimera.

 ll tecnico parla giustamente di un gruppo granitico che dovrebbe riuscire a superare le difficoltà. Ecco, uno dei problemi attuali sta proprio in questo concetto: la Juventus oggi tutto è meno che un gruppo solido, impermeabile alle situazioni interne ed esterne. Una cosa non va mai dimenticata. La stagione che stiamo vivendo è surreale, punti tolti, restituiti in attesa di nuove sentenze, una spada di damocle costante sulla testa della squadra. Poi però c’è il campo, dove purtoppo l’effetto reazione non si è mai palesato se non in pochissime circostanze.

La pessima figura di San Siro è lo specchio del momento, dal quale però la squadra, seguendo o meno l’allenatore, ha il dovere di tirarsi fuori. Tre sconfitte consecutive in campionato sono inaccettabili, 5 misere reti in 8 partite, comprese le Coppe, ancor meno. Difficile pensare di quadrare il cerchio in poco meno di un mese, quando non ne sono bastati 8 per dare equilibrio e stabilità, ma tirare fuori orgoglio e senso di responsabilità è doveroso, soprattutto nei confronti dei tifosi.

Proviamo a fare un patto: tutti uniti da qui al 5 giugno, e il riferimento è alla squadra, poi spetterà alla società fare scelte, se necessario anche dolorose. La mannaia dell’Ingiustizia sportiva e dell’Uefa incombe, e verosimilmente si abbatterà sulla società, ma la stessa dovrà farsi trovare pronta con piani di rilancio immediati. Costruire e non improvvisare. Questa dovrà essere la parola d’ordine e la linea da seguire.