Gli errori di Orsato, i pianti e le colpe del Napoli. Il nostro calcio non merita i complotti. Sarri-Juve? Perché sì, perché no

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
01.05.2018 00:00 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
Gli errori di Orsato, i pianti e le colpe del Napoli. Il nostro calcio non merita i complotti. Sarri-Juve? Perché sì, perché no
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Orsato ha arbitrato male. E le sue decisioni, nel complesso, hanno aiutato più la Juventus che l’Inter. Togliamoci subito il dente, il pensiero, l’onere: quello dell’oggettività, questa sconosciuta. Il fischietto di Schio, in una partita comunque complicata, è incappato in una serata da 4 in pagella: basti pensare alla lunga attesa sul gol di Matuidi, in evidente fuorigioco, per capire che a San Siro qualcosa non ha funzionato. Orsato ha arbitrato male, e fin qui siamo più o meno tutti d’accordo. DI molti casi si potrebbe poi discutere e far crollare qualche certezza: per esempio, quelle di chi sosteneva che avesse sbagliato anche a farsi aiutare da bordo campo per espellere Vecino. Non è così, non fosse altro che il protocollo VAR è tanto sibillino da lasciare spazio a qualsiasi interpretazione.

Orsato ha arbitrato male, ma le sue colpe finiscono lì. Dovrebbero finire lì: una partita sbagliata. Invece Orsato pare aver, volutamente e maliziosamente, deciso il campionato. Perché suo fratello tifa Juventus. Perché Schio, si sa, è un vecchio feudo bianconero. Perché i napoletani gli stanno antipatici. È questo, più o meno, il livello di argomentazioni che circolano da sabato sera a questa parte. Orsato, infine, pare non aver arbitrato soltanto Inter-Juventus, ma anche Fiorentina-Napoli. Altrimenti non si spiega perché gli azzurri abbiano perso, e lo abbiano fatto in così malo modo: decidono gli arbitri, no?

No, ovviamente. E Orsato può meritare giudizi anche netti e negativi, ma il nostro calcio non merita tutto ciò. La teoria del complotto elevata all’ennesima potenza, lo spettro di Calciopoli 2, la dietrologia di chi vede sfumare un sogno e dà sempre la colpa a qualcun altro, anzichè analizzare i propri limiti. Abbiamo visto per due giorni il labiale di Tagliavento, che parla chiaramente di come gestire il recupero. Abbiamo dovuto immaginare la Procura che apriva un fascicolo sul saluto di un allenatore a un arbitro: gente che si vede una domenica sì e l’altra pure, ma dovrebbe far finta di non conoscersi. È tutto ritagliato, fotogrammato, vivisezionato fino a perdere di senso. Ad ascoltarla all’indietro, anche Stairway to Heaven sembra una canzone satanica: è una leggenda metropolitana. Come il cattivo arbitro che tifa Juve e affossa il Napoli a distanza. Un po’ fesso, peraltro: ha fischiato così male da diventare il vero protagonista della partita. Che poi probabilmente è il vero problema di Orsato, più del complottismo che non merita lui e non merita il nostro calcio. Ma la spiegazione più logica, si sa, annoia. 

Orsato ha arbitrato male, e il Napoli ha perso. Non c’è alcun nesso tra i due avvenimenti. Almeno, non ci dovrebbe essere. Juve e Napoli si inseguono da mesi, vivono punto a punto una lotta entusiasmante, gli azzurri avevano a Firenze l’occasione per tenere vivo il duello e l’hanno buttata nella spazzatura. Contro una squadra che non ha praticamente nulla da chiedere alla classifica, se non una minima speranza di andare in Europa League, e che s’è caricata di un confronto ambientale più profondo e radicato di quanto non potesse sembrare. Tutti odiano la Juve, ma c’è modo e modo di farlo. Parlare di scansarsi non ha aiutato, per esempio. E anche invocare il razzismo per una scritta su un muro, suona francamente ridicola. Gli ideatori dello geniale sfottò a Giulietta, poi, non possono certo dolersi dell’altrettanto efficace coro dedicato a San Gennaro. Ognuno ha le proprie religioni, anche da dissacrare. 

Il Napoli ha perso perché ha mollato il colpo, quando più serviva. Sia i partenopei che la Juventus sembrano arrivati in riserva a questa fase del campionato, ma c’è chi tiene il timone saldo a livello mentale. Degli azzurri, solo Allan, l’unico che ha gestito nel modo più giusto la (comunque) comprensibile rabbia per il sabato sera. Il resto s’è perso nel fantasticare sullo scudetto e immaginare dietrologie per scipparlo alla congrega del bel gioco. Che, per inciso, al Franchi è stato uno dei tanti grandi assenti. 

Ora? Ora la Juventus ha uno scudetto da mettere in cassaforte, con un vantaggio clamoroso perché può perdere l’unica gara difficile sul suo cammino. Attenzione, però, perché questa squadra è in difficoltà e c’è un enorme capitolo da aprire sul suo futuro. Orsato o no, la vittoria sull’Inter è arrivata in maniera abbastanza casuale dal punto di vista tattico. Tutti dentro, e qualcuno la risolverà. Ci può stare, ma è una rottura del piano di gioco molto razionale a cui Allegri ci aveva abituato. Attenzione, perché nessuno pensa di perdere o pareggiare contro il Bologna. Ma nessuno pensava che Simy potesse fare un gol in rovesciata contro la Juventus.

E poi? L’elefante nella stanza è il futuro di Allegri, di cui nessuno parla a microfoni aperti per ragioni comprensibili. Ma c’è, di nuovo, aria di addio. È una decisione da prendere in modo rapido, e poi va valutato con attenzione il suo eventuale erede. Via gli equivochi: penso che la Juve possa quadrato attorno ad Allegri e affidargli la costruzione della squadra del futuro. Non credo però che accadrà davvero. E allora via alla ridda di nomi.

Attenzione a Carlo Ancelotti: ha rifiutato la corte della FIGC e l’Arsenal continua a peccare di spilorceria. Sarebbe la sorpresa più grande delle ultime stagioni, ma qualcuno si ricorda di Capello? In giornata si è tornato a parlare di Sarri in ottica Juventus. Un discorso, questo, che Marotta qualche tempo fa ha affrontato anche in pubblico. Perché sì? A livello tattico, Sarri piace a chiunque ami il calcio. È molto rigido, ma è indiscutibile che abbia costruito un giocattolo molto divertente da guardare, e il valore aggiunto del Napoli resta lui. Perché no? Non sa gestire la pressione, l’ha dimostrato in più occasioni. È spesso mandato allo sbaraglio dal Napoli (dopo Madrid per la Juve ha parlato Allegri, dopo ieri per il Napoli di De Laurentiis neanche l’ombra), ma inciampa troppe volte a livello comunicativo. E poi l’interrogativo sulle seconde linee resta valido. Rog e Ounas oggi, Giaccherini in passato: non saranno dei fenomeni, ma non meritano di scompare in qualche buco nero dalle parti di Castel Volturno. I no superano i sì? Credo di sì. Occhio all’outsider di questa corsa: Simone Inzaghi. Con la Lazio ha costruito la squadra più coerente della Serie A (personalmente la trovo anche più divertente del Napoli, ma sono gusti), ha le stigmate del grande allenatore, ha fatto un capolavoro quando tutti si aspettavano che facesse male, e lo sta ripetendo. Vorrebbe dire linea verde e rifondazione, ma non è detto che sia un errore.