Gli eroi in bianconero: Giuliano SARTI

Pionieri, capitani coraggiosi, protagonisti, meteore, delusioni; tutti i calciatori che hanno indossato la nostra gloriosa maglia
07.10.2020 10:28 di  Stefano Bedeschi   vedi letture
Gli eroi in bianconero: Giuliano SARTI
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© foto di Daniele Andronico

Portiere vinci tutto con la Grande Inter del mago Herrera, è acquistato dalla Juventus nella stagione 1968-69, quale riserva ad Anzolin, in attesa che maturi la promessa Tancredi. Il suo stile e la sua personalità sono di quelli che fanno testo, che si citano a modello; sono la fusione ideale di doti atletiche meravigliose al servizio della più funzionale razionalità.
Talento impeccabile del piazzamento, attenta costante concentrazione, tempismo perfetto negli interventi, sicurezza eccezionale nella presa. Il suo motto potrebbe essere: fare con istintiva naturalezza e con sobria efficacia le cose più difficili, facendole apparire facili, senza indulgere mai a plateali e inutili esibizionismi di qualsiasi genere.
Giuliano viene anche ricordato per la famosa “papera” di Mantova: è il primo giugno del 1967 e si gioca l’ultima giornata di campionato. L’Inter, di scena nel capoluogo virgiliano, è in testa alla classifica, con un punto di vantaggio sulla Juventus; il risultato è inchiodato sullo 0-0 ma, dopo pochi minuti del secondo tempo, Sarti si lascia sfuggire un innocuo cross di Di Giacomo, facendo terminare il pallone nella propria rete. La Juventus batte la Lazio e si aggiudica il tredicesimo scudetto della sua storia.
Giuliano è messo in croce, nonostante, appena una settimana prima, fosse stato il migliore in campo nella sfortunata finale di Coppa Campioni contro il Celtic: «Viaggia sempre con me. Me la ricordano tutti, ci è costata uno spareggio. Hanno scritto molto, di tutto. Non ci sono misteri, né disegni: è stato un errore.

Non c’era il vento, non c’era il sole, volevo lanciare il pallone a Facchetti sulla sinistra, mi è sfuggito dalle dita. Tutto qui. Un errore che mi ha scosso e che però è ricordato, è entrato nella storia e nelle memorie. E questo, se vogliamo, è pure bello. I giornalisti mi chiamano quando c’è da ricordare una delusione, come la beffa dell’Inter il 5 maggio 2002 fa a Roma, e fanno i paragoni con la “papera” del 1967. Va bene, sono qui vivo e vegeto e ho una buona memoria».
Veste la maglia bianconera solamente quella stagione, collezionando dieci presenze: «A Firenze ho vinto il primo scudetto, a Torino nel 1969, penultima giornata, ho rivisto la Fiorentina Campione d’Italia. Quel giorno ha giocato Anzolin, io tifavo per la Viola».