Gli eroi in bianconero: DOUGLAS COSTA

Pionieri, capitani coraggiosi, protagonisti, meteore, delusioni; tutti i calciatori che hanno indossato la nostra gloriosa maglia
16.09.2024 10:20 di  Stefano Bedeschi   vedi letture
Gli eroi in bianconero: DOUGLAS COSTA
TuttoJuve.com

«Ciao bianconeri... è stato un piacere indossare questa maglia!!! E solo chi l’ha indossato sa di cosa parlo... in bocca al lupo per questa stagione e un abbraccio. Vostro flash».

MATTIA DEMITRI, JUVENTIBUS.COM DEL 16 GIUGNO 2017
“Un disperato tentativo di ottenere un aumento, ma da noi queste cose non funzionano, può provarci pure 10 volte”.
A parlare è il presidente del Bayern Monaco Uli Hoeness, evidentemente infastidito dalle dichiarazioni di Douglas Costa, che questo inverno sosteneva di avere offerte convincenti dalle big di tutta Europa.
A distanza di mesi possiamo finalmente constatare che ognuno ha avuto ciò che prometteva, i tedeschi non hanno ceduto alle pressioni e Douglas avrà un ricco contratto. Sappiamo anche da chi proveniva la fantomatica offerta.
Douglas Costa de Souza, classe ‘90 da Sapucaia do Sul, sarà con buona probabilità il pezzo grosso del mercato bianconero, la stella che può migliorare la squadra finalista di coppa, il top player che aspettiamo.
È possibile che non tutti siano d’accordo con questa definizione, il brasiliano infatti viene da una stagione travagliata, nella quale ha visto più la panchina che il campo. Messo da parte per le questioni contrattuali sopra citate e per delle difficoltà ambientali.
La sua situazione ricorda per certi versi il trasferimento di un altro top player sudamericano in difficoltà, quel Carlos Tevez grasso e spento a Manchester che è ritornato héroe del pueblo sotto la Mole.
Douglas nasce trequartista al Gremio. Gioiello dal talento cristallino, impossibile a Porto Alegre sottrarsi dall’etichetta di nuovo Ronaldinho.
Si fa conoscere al mondo durante il mondiale under 20 del 2009, dove trascina il Brasile fino in fondo a suon di prestazioni eccellenti. Purtroppo i verdeoro perderanno in finale ai rigori contro il Ghana, ma Douglas vincerà un biglietto per l’Europa.
Ancora giovanissimo si trasferisce nel grigio campionato ucraino, a illuminare Donetsk con gli altri brasiliani della banda di Lucescu. Dal maestro impara, si costruisce come giocatore e come atleta, diventa più versatile e da enganche estroso ma anarchico si trasforma in una letale ala iper cinetica, affilata ed efficace. Nel Donbass rimane a maturare per qualche anno relativamente all’oscuro dagli occhi del grande pubblico, fino quasi a perdere l’aura del predestinato.
La sua esplosione definitiva avviene a 24 anni, nel Bayern Monaco, sotto la guida di un altro maestro, Guardiola. A sorpresa Pep richiede espressamente l’acquisto di questo brasiliano sperduto in un campionato minore, nonostante abbia un portafoglio gonfio e carta bianca sul mercato. L’intenzione è quella di pimpare il chirurgico congegno bavarese con un po’ di futebol bailado.
Il mix funziona, Costa ha un impatto clamoroso sulla Bundesliga. Grazie al lavoro di potenziamento fisico dello staff e al sistema di gioco che ne esalta le caratteristiche, nella prima parte di stagione risulta devastante, nessuno riesce a fermarlo.
A interrompere la sua parabola ci ha pensato (o dovuto pensare) in questi mesi Carletto, e non è difficile dedurne il motivo.
Douglas Costa è un atleta dal fisico compatto ed esplosivo, 1.72 m per 65 kg. A vederlo però si direbbe pesi anche di più, ha gambe potenti e muscoli sviluppati. Chiaramente è veloce, potremmo paragonarlo a una freccia come Cuadrado, ma ha qualcosa in più, è anche resistente: sopporta contrasti, spinte, tirate di maglia e salta come un grillo per evitare i tackle e agganciare palloni volanti. Il suo incedere non è condizionato dai difensori, è capace di mantenere la velocità dell’allungo e inoltre è dotato di un notevole secondo scroll di accelerazione, come avesse un turbo incorporato. Questa è una dote che pochi giocatori possiedono, campioni come Bale, Messi e il nostro Alex Sandro.
Ha un’alta frequenza nella corsa, è agile, i piedi veloci gli consentono di mutare repentinamente velocità e direzione o di calciare in una frazione di secondo, scaricando tutta la forza che ha nelle gambe senza bisogno di ampi movimenti. Il motore che nasconde è elastico, privo di quello che in gergo viene definito lag, l’attesa tra la richiesta e l’erogazione della potenza.
Grazie alle sue doti dinamiche è passato ben presto dal ruolo di trequartista alla fascia. È un’ala classica, che ama partire dalla sua metà campo, più centrocampista che attaccante, più da 442 che da 433 insomma, partecipa più allo sviluppo che alla finalizzazione del gioco. Guardiola gli ha lasciato un’eredità importante, con il tecnico catalano ha imparato a rendersi utile, componente attivo della manovra, anche quando il pallone si trova dalla parte opposta del campo.
Giostra indifferentemente su entrambe le fasce, ma essendo mancino gli allenatori precedenti lo hanno schierato preferibilmente a sinistra.
Lo si potrebbe definire monopiede, e in effetti non andremmo troppo lontano dalla realtà, ma saremmo in qualche modo ingenerosi. Perché sebbene Douglas usi il destro meno che di rado, e sempre per colpi scolastici, non condiziona mai l’esito finale di una giocata che non possa eseguire col sinistro. Usa letteralmente ogni parte del suo piede forte con una sapienza tecnica e una varietà di soluzioni paragonabile a quella di Messi. Usa l’esterno sinistro per calciare e crossare come farebbe un destro con l’interno, perciò usa così poco il piede debole. Crossa meglio con l’esterno sinistro lui di Cuadrado o Mandzukic con il loro piede forte.
A differenza quindi dei classici giocatori monopiede, il brasiliano non limita lo spettro delle possibili giocate, può dribblare a destra come a sinistra: è imprevedibile. Quando gioca a sinistra non di rado prende la via della porta tagliando verso l’area, mentre a destra prende, se glielo offrono, il fondo per crossare di destro, scolastico ma efficiente, o di sinistro.
L’estro e la tecnica di Douglas sono così esasperate da sembrare una caricatura, è il classico brasiliano giocherellone, irriverente, naif. Costa non dribbla semplicemente l’avversario, è capace di mandarlo in analisi.

VALERIO VITALI, DA JUVENTIBUS.COM DEL 5 OTTOBRE 2020
Douglas Costa ritorna al Bayern Monaco. Un’operazione che sembra ormai cosa fatta (il brasiliano atteso oggi in Baviera). Un “comeback” per lui, che compie il viaggio inverso rispetto a quello di 3 anni fa. Si potrebbe anche dire che questo “prestito secco” riassume decisamente le sue tre stagioni in bianconero. Eppure, l’impatto di Douglas Costa con la Serie A non è stato negativo, tutt’altro. Molti infatti ricordano ancora oggi i numeri che lo hanno reso un giocatore importante, da Juve, al suo primo anno.
È stato protagonista, il numero 11, in diversi match nella stagione 2017-2018. Decisivo (in parte) nella trasferta di Napoli nell’azione che portò al gol Higuain, così come in finale di Coppa Italia contro il Milan. O ancora, in quella fase delicatissima di quel campionato (e di quello scudetto) segnando a Milano contro l’Inter o servendo 3 assist contro la Sampdoria subentrando a partita in corso. Douglas Costa in quei mesi primaverili del 2018 è stato “Flash”. Un calciatore determinante e che provava a esserlo non solo nei 30’ finali.
Purtroppo però non si vive sugli allori, specialmente alla Juventus. Il suo rendimento personale infatti da lì in poi non si è mai riproposto a quei livelli. I 42 milioni spesi per lui nel calciomercato 2017 si sono poi rivelati una spesa più che esosa. Così come del resto i 12 milioni lordi annui di ingaggio. I 4 gol e 8 assist nelle ultime due annate sono davvero poca roba. Troppo poco per giustificare una spesa così “pesante” sul bilancio. Davvero troppo poco per convincere la dirigenza e Pirlo a puntare per l’ennesima volta su di lui.
In un calcio in continua evoluzione e che viaggia a ritmi velocissimi, dove non si vive di passato recente ma di continua evoluzione e presente, l’esperienza di Douglas Costa si può affermare come tutt’altro che positiva. Insomma, ciò che poteva essere che invece, purtroppo non è stato. Certo, all’interno di questo ragionamento si deve inserire anche una forma fisica di precarie condizioni. Il fatto di saltare 41 partite ufficiali per infortuni muscolari non poteva poi che far intraprendere questa scelta, obbligata per la società e per lui stesso.
A oggi nessun club si avvicinerebbe a lui per acquistarlo a titolo definitivo e la sua tenuta atletica è forse la ragione principale, in quanto non si possono certo discutere le doti tecniche di un giocatore che, quando è in forma, risulta sempre decisivo. Se ci si aggiunge poi che nel 3-4-1-2 di Pirlo trova difficilmente una sua collocazione di natura tattica (non è un esterno tutta fascia come può essere comprensibilmente un Cuadrado o un Chiesa) il gioco è fatto. Un insieme di pensieri e ragionamenti che lasciano rammarico quelli intorno a Douglas Costa. Il calcio però ragiona di fatti presenti e, dispiace dirlo, ma il brasiliano, per questa Juve, non serve più.

DAL SITO UFFICIALE DELLA JUVENTUS
Si separano, dopo 3 anni, altrettanti Scudetti, una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana le strade della Juventus e di Douglas Costa, che giocherà nel Bayern Monaco, dove si trasferisce in prestito.
Il campione brasiliano è arrivato a Torino nel 2017, conquistando fin da subito tutti con le sue doti che lo hanno reso famoso nel mondo. Lo scatto, la velocità, il gioco di gambe, e poi la sua capacità di spaccare letteralmente le partite.
Una spina nel fianco delle difese avversarie, Douglas, che ha disputato 103 gare con la nostra maglia in tre stagioni, siglando 10 reti (sei in Serie A, quinto miglior brasiliano in campionato nella storia bianconera). Una su tutte, quella siglata in Finale di Coppa Italia 2018 contro il Milan, al termine di uno scambio “atipico” con Cuadrado sulla fascia destra, concluso con un tiro da fuori area.
Atipico perché è vero, Costa ha saputo dimostrare la sua qualità su entrambi i versanti dell’attacco, ma ha reso la vita impossibile agli avversari partendo più frequentemente da sinistra.
Si diceva del 2017-18: una grande stagione, per lui, che ha fornito ben 12 assist, un numero altissimo. Ma il suo apporto è stato fondamentale, per esempio, anche nel campionato del nono scudetto consecutivo: il suo ingresso in campo ha frequentemente indirizzato le gare a favore dei bianconeri, nei momenti più importanti della stagione.
Adesso è il momento dei saluti: grazie, “Flash”, anzi, obrigado!