Zauli sull'esperienza alla Juve: "Anni fantastici, Miretti dipinge calcio e Soulè talento cristallino! Fagioli? Avrà le sue chance. Su chi mi sorprenderà..."
La redazione di TuttoJuve.com ha contattato telefonicamente, in esclusiva, l'ex allenatore della Primavera e dell'U23 della Juventus, Lamberto Zauli, per parlare approfonditamente della sua esperienza in bianconero e non solo:
Potrete riascoltare uno stralcio dell’intervento a “Cose di Calcio” in onda su Radio Bianconera (visibile dal bouquet di Sportitalia canale 60).
La tua esperienza al Südtirol è durata davvero poco. Come mai? Che cosa è successo?
"Pur avendo già lavorato con lui al Santarcangelo anni or sono, il direttore Bravo si è reso conto che non ero in linea con la sua idea di calcio. Il dato di fatto è che ho sbagliato a lasciare la Juventus per il Südtirol, ma fondamentalmente lo rifarei. E' stata una situazione assurda, ma evidentemente doveva andar così. Ma guardo il bicchiere mezzo pieno: ho la possibilità, non avendo cominciato il campionato, di poter tornare subito ad allenare".
Riavvolgiamo un attimo il nastro e torniamo all'estate 2019, quella in cui diventi ufficialmente l'allenatore della Primavera bianconera. Ci puoi raccontare come è arrivata l'importante chiamata della Juventus?
"Nei due anni in cui sono stato ad Empoli ho affrontato più volte la Juventus e, probabilmente, avevo fatto una buona impressione. Mi hanno ritenuto all'altezza, anche se nel settore giovanile, di poter guidare la Juve. Per me questo è stato un grande orgoglio e conserverò sempre dei buoni ricordi. Ho conosciuto delle persone splendide, lavorato in un ambiente fantastico e in questo triennio, tra la Primavera e l'U23, sono cresciuto davvero molto".
Il primo anno, in effetti, fu difficile anche per via del 'Covid-19', col campionato Primavera interrotto e poi non concluso.
"Le difficoltà le hanno vissute i calciatori, il Covid-19' fu più impattante per loro che per me che faccio l'allenatore. Per gli atleti non è stato semplice fermarsi tre mesi, interrompere la preparazione e non giocare più, c'è chi è stato contagiato che si è portato poi dietro degli strascichi pesanti. Sicuramente c'è stato il dispiacere di non poter fare quello che ti piace, ma come dicevo i più colpiti furono senz'altro i ragazzi".
Se Pirlo non fosse stato chiamato per allenare in prima squadra, Lamberto Zauli sarebbe rimasto il tecnico della Primavera?
"Sì, confermo: Pirlo doveva allenare l'U23 e venne anche presentato alla stampa, io dovevo rimanere in Primavera. Poi, nel momento in cui venne chiamato in prima squadra, mi venne chiesto di avanzare in U23 e accettai subito senza pensarci. Nella seconda squadra passano dei giocatori molto importanti, alcuni di loro come Miretti e Soulé li vediamo oggi in pianta stabile nella rosa di Allegri. E' davvero molto bello tutto questo".
Capitolo U23, come sono stati i due anni? Che cosa puoi raccontare?
"Due anni diversi, ma non potrebbero essere altrimenti. E' una squadra di passaggio, costruita per far crescere i ragazzi e allo stesso tempo l'obiettivo è di farli avvicinare alla prima squadra. Ci sono tanti giocatori di talento, qualcuno come Fagioli a Cremona è riuscito anche ad ottenere delle grandi soddisfazioni. Senza dimenticarci di Ranocchia, protagonista di un ottimo campionato in B, e di Di Pardo che adesso gioca nel Cagliari. La società, lo scorso anno, ha deciso di fare una squadra ancora più giovane e i risultati si sono visti sia sul campo e sia nella loro crescita".
E' vero, qualcuno di loro come accennavi prima è riuscito a guadagnarsi in pianta stabile la prima squadra.
"E tutti con grande merito, senza regali o aiuti da parte di qualcuno. Oggi parliamo di Miretti, Aké, Soulé che sono in prima squadra, ma anche degli altri ragazzi che hanno ben figurato nella tournée in America. Questo testimonia il grande lavoro che la Juventus sta facendo e l'importanza dell'U23".
Nella scorsa stagione siete stati vicinissimi ad eliminare il Padova e solo la regola del posizionamento in classifica vi ha fermati. Avevi la convinzione che quell'U23 poteva vincere il play-off e guadagnarsi così la Serie B?
"Ogni partita del play-off è difficilissima, il sorteggio ci aveva fatti incontrare il Padova che era una squadra davvero forte e costruita per la maggior parte con giocatori da Serie B. Il contesto è comunque stupendo, con sfide da dentro e fuori che i ragazzi preparano in maniera importante. Per loro, oltre che partecipare ad campionato difficile in cui il risultato conta, diventa fondamentale vivere un'esperienza così formativa".
Adesso la Juventus si chiama Next Gen e col Trento ha esordito con una vittoria. Ti auguri una promozione da parte loro?
"Stiamo parlando di sport e di calcio, per cui le partite si giocheranno sempre per vincere. Ma l'obiettivo principale della Juventus, a mio parere, sarà quello di far giocare tanti giovanissimi in un campionato difficile come la nostra Serie C. E' chiaro, poi, che il risultato sarà sempre importante".
I tifosi, anche sui social, dicono che Fabio Miretti dipinge calcio. Che ne pensi di questa affermazione e quale è il tuo pensiero su di lui?
"Fabio dipinge calcio, vede prima la giocata e può giocare in ogni posizione a centrocampo. I tifosi hanno pienamente ragione. Ha una personalità fuori dal comune, uno dei suoi punti di forza è sicuramente il modo in cui controlla il pallone. E' da quando ha 8-9 anni che manifesta un talento speciale, i suoi ex allenatori sono sempre stati d'accordo nel riconoscere in lui un qualcosa di diverso dagli altri. La Juventus ha avuto la pazienza di aspettarlo, lui è cresciuto e maturato fino ad arrivare a meritarsi di indossare la maglia della prima squadra. Il merito è di tutte le persone che gli sono state vicine e che gli hanno insegnato a cosa vuol dire essere un calciatore. E' stata brava la società a costruirsi in casa un giocatore del genere e a valorizzarlo".
Può in effetti ricoprire ogni ruolo del centrocampo, ma ti stupisce vederlo un po' più avanzato di dove giocava con te?
"Lui è molto giovane, poi i ruoli lasciano il tempo che trovano. Mi ha sempre stupito il fatto che lui riesca a controllare il pallone, anche quando lo riceve sporco, in una maniera tale da trovare sempre la soluzione giusta e aprire così il campo. E' forse la sua qualità migliore, che poi ne ha tante altre. Stiamo parlando di un ragazzo del 2003 che si sta ritagliando uno spazio importante nella Juventus. Non è cosa da tutti".
Un altro ragazzo che potrebbe avere delle chance importanti quest'anno è Fagioli. Quale è la tua opinione in merito?
"E' un po' diverso da Fabio come stile di gioco, è un ragazzo talentuoso e forse ha bisogno un po' più di tempo per ambientarsi bene nella squadra. A Cremona aveva fatto un po' di fatica all'inizio, ma poi è esploso sotto la guida di Pecchia e si è guadagnato sul campo la promozione. Anche se in questo momento si parla molto di Fabio, personalmente colloco Nicolò allo stesso livello e avrà le sue chance per poter far bene quest'anno".
Parlando di ruoli, anche se per te lasciano il tempo che trovano, potrebbe essere un'idea quella di arretrare Soulé a mezz'ala?
"Parliamo di un ragazzo del 2003 che si sta costruendo, chiunque riconosce in lui il talento cristallino. Molti avversari incontrati in Serie C mi facevano domande su di lui e Miretti poiché rimasti colpiti dal loro talento. Lui è un attaccante e non è mai semplice incidere sempre nelle partite, forse in altri ruoli è più facile poter far bene fin da subito. A Matias potrà volerci ancora un po' di tempo, ma è da anni che si allena in prima squadra. E' un lottatore e senz'altro non si arrenderà, vedrete che riuscirà a dare il suo contributo ai compagni".
Se proprio vogliamo trovargli un pelo nell'uovo, deve migliorare sotto il punto di vista della continuità.
"Sì, gli dicevo spesso che doveva migliorare e provare a giocare in ogni zona di campo. E' un giocatore che prova sempre la giocata, ma ai giocatori offensivi non sempre riesce. Si parla sempre di continuità in questi casi, ma è importante conoscere anche quale è la percentuale di rischio del dribbling o della finta che vuol provare".
Quest'estate hai avuto modo di fare il nome di Soulé al Südtirol?
"Quando sono andato lì mi hanno associato a tanti ragazzi che conoscevo, ma l'unica grande possibilità è stata quella di Hans (Nicolussi Caviglia ndr). Gli altri calciatori sono ancora molto giovani e spero possano ritagliarsi uno spazio importante nel mondo Juventus".
Riesci a farci il nome di una o più sorprese dei ragazzi con cui hai lavorato negli scorsi anni?
"Sono tre anni che sono stato in Juventus e ho apprezzato i loro investimenti nel settore giovanile. Anche nelle squadre che erano al di sotto di quelle che allenavo, ho visto dei giocatori importantissimi. E' sempre difficile fare dei nomi, ma uno di questi è Mbangula che mi entusiasmava e possiede tutte le potenzialità per emergere. Lo stesso penso anche di Cerri, a cui posso riconoscere delle importanti qualità, c'è Da Graca che è reduce da qualche infortunio di troppo e mi auguro possa essere il suo anno. Con la speranza che possano venir fuori altri giovani importanti e di talento".
Si ringrazia Lamberto Zauli per la cortesia e la disponibilità dimostrata in occasione di questa intervista.