Andrea Bosco racconta Omar Sivori: "Unico e inimitabile. Precursore di Maradona. Faceva sognare". Sulla Juventus: "Dybala non si tocca, Ronaldo via se necessario. Pirlo..."

16.11.2020 00:10 di Quintiliano Giampietro   vedi letture
Andrea Bosco racconta Omar Sivori: "Unico e inimitabile. Precursore di Maradona. Faceva sognare". Sulla Juventus: "Dybala non si tocca, Ronaldo via se necessario. Pirlo..."

Enrique Omar Sivori è stato uno dei calciatori più forti della storia. In esclusiva a TuttoJuve.com, Andrea Bosco parla del suo ultimo libro L'angelo con la faccia sporca, dedicato proprio a El Cabezon, pubblicato da Minerva Edizioni, con prefazione di Italo Cucci e postfazione di Gino Stacchini, compagno di squadra dell'italoargentino nella Juventus. Bosco, inoltre, analizza il momento della squadra bianconera targata Pirlo.

Per chi non fosse un conoscitore di Sivori, puoi spiegare il perché di questo titolo?

"Sivori, Angelillo e Maschio, tutti giovanissimi, giocavano nella Nazionale argentina. Dopo una gara disputata con il campo acquitrinoso in seguito alla pioggia, i tre uscirono dal rettangolo di gioco sporchi di fango e il massaggiatore dell'Albiceleste li definì facce sporche. Da lì un giornalista inventò il famoso degli angeli dalla faccia sporca>.

Sono tanti i fuoriclasse che nella storia hanno vestito la maglia della Juventus. Perché il libro lo hai scritto proprio su Sivori?

"Perché è stato il mio idolo inarrivabile di quando ero ragazzino e giocavo anch'io al calcio. Come scrivo nella primissima parte di questo libro, ero un pò monello, a 13 anni mio padre mi mise in collegio, ero tesserato per una società veneziana, l'Adriatica. Io e un compagno di classe sentivamo parlare spesso di Sivori, vedevamo qualche immagine grazie alla Rai e ai cinegiornali. Invano provavamo ad imitarlo. Ero smanioso di vederlo dal vivo, ma spesso ero in punizione. Un anno però mi comportai bene e il mio papà mi portò allo stadio. Stagione 1958/1959, Juventus-Fiorentina 3-2 con tripletta di Sivori. Uno di questi gol è tra i più belli di sempre. Da allora ho capito che era impossibile fare ciò che invece riusciva con facilità a El Capezon".

Sivori è anche l'icona di un calcio d'altri tempi...

"Il calcio che non esiste più, fatto di poesia, arte, privo di tanti tatticismi. In uno degli ultimi capitoli mi sono ispirato al giornalista e scrittore argentino Osvaldo Soriano che nel suo libro Futbol . Ad uno dei protagonisti fa dire che esistono tre tipi di giocatori: quelli che vedono gli spazi liberi al pari di qualsiasi spettatore, quelli che all'improvviso ti fanno vedere uno spazio libero, infine i calciatori che creano un nuovo spazio. Quest'ultimi sono i poeti del gioco. Come lo era Sivori. In campo faceva cose assurde, più che per il gol, viveva per il tunnel. Basterebbe leggere il capitolo dedicato ai giudizi su di lui. In campo era fantasista sostanzialmente anarchico perché giocava dove voleva, ma è stato strepitoso le volte in cui ha fatto la mezzala, stimolato dal grande Brera. Il fatto che giocasse senza parastinchi e con i calzettoni scesi, poi, rappresentava già una sfida agli avversari. Sivori è stato Maradona prima di Maradona".

Tra i due chi ritieni sia stato in assoluto più forte?

"Maradona lo considero l'evoluzione di Sivori, viceversa El Cabezon suo precursore. Sandro Mazzola sostiene che Omar fosse tecnicamente superiore, l'altro però decideva le gare da solo. Diego è stato amato da tutti, Omar solo dai tifosi di River Plate, Juventus e Napoli, le squadre con cui ha giocato perché era cattivo agonisticamente, non conveniva sfidarlo sotto quel profilo".

Come uomo, chi era Sivori?

"Mi sono fatto l'idea che lui fosse uno di parola, per esempio aveva una fidanzata in Argentina, erano entrambi giovanissimi, prima di andare alla Juventus le promise che l'avrebbe sposata e così fu. Qualche eccesso lo aveva anche fuori dal campo. Sivori era come Cesarini, suo tecnico nella Juventus: fumavano entrambi e spesso conducevano una vita non proprio da professionisti. Inoltre, nel privato, Sivori era molto oculato nella gestione dei suoi averi. Tanto anarchico da giocatore, quanto rigido da allenatore".

Se dovessi stilare una classifica dei più forti calciatori di tutti i tempi, dove collocheresti El Cabezon?

"Tra i primi 10. Lui voleva essere sempre il numero uno, malgrado ai suoi tempi ci fossero grandi campioni, su tutti Di Stefano, praticamente il calcio. Eppure resta storico un Real Madrid-Juventus in cui Madama espugnò il Bernabeu per 1 a 0 con rete de El Cabezon. Come se non bastasse, nel corso della gara, Sivori fece un tunnel allo stesso Di Stefano".

Qualcuno ritiene Dybala discendente di Sivori...

"Beccantini definisce Dybala il piccolo Sivori. In alcune movenze, in certi gol Paulo sembra la reincarnazione di Omar, ma quest'ultimo aveva più creatività, cattiveria agonistica e forza mentale. Secondo me alla Joya ha nuociuto il paragone con Messi. Paulo ha grande qualità e talento, ma essendo tatticamente un pò anarchico come lo stesso Sivori, non bisogna chiuderlo in uno schema rigido. Secondo me è un centravanti anomalo, ruolo svolto nel Palermo".

L'attualità parla di un Dybala in difficoltà. Sono tornate puntuali le critiche nei suoi confronti...

"Dybala ha avuto prima il Covid poi diversi problemi fisici, quindi ha qualche attenuante, ma deve entrare in modo diverso rispetto a quanto fatto contro la Lazio. Io lo aspetterei, ieri ha compiuto 27 anni, per almeno altri 5 può giocare ad alti livelli. Alla Juventus però devono cucirgli un vestito tattico più adeguato rispetto a quanto fatto finora. Detto questo, se chiede 15 milioni l'anno è fuori dal mondo". 

Si parla anche della possilità di addio anticipato di Ronaldo, il cui contratto scade nel 2022. Cose ne pensi?

"Ronaldo è un alieno. E' pur vero che guadagna 31 milioni netti l'anno che pesano il doppio per la Juve. Se il Psg si farà avanti e la società bianconera non può più sostenere questo costo forse è meglio cedere il fuoriclasse portoghese a fine stagione".

Come giudichi il lavoro di Pirlo fino a questo momento?

"A Pirlo do un sei e mezzo. Sono consapevole delle difficoltà che sta attraversando. E' stato un fuoriclasse, come allenatore è tutto da scoprire. Personalmente ho aspettato Sarri, figuriamoci Pirlo e credo che lo farà anche la società. La Juve si sta ringiovanendo. Servirebbero un centravanti di riserva e un regista. Leggo che c'è interesse per Gravenberdell'Ajax e sono contento".

In conclusione torniamo a L'angelo con la faccia sporca. Cosa vuoi che resti a chi lo legge?

"Il rimpianto di non aver visto giocare Sivori, straordinario campione che ha accompagnato tutta la mia giovinezza, mi ha fatto amare la Juventus e il calcio in generale. Unico, inimitabile. El Cabezon aveva la capacità di farti sognare".

Andrea Bosco, veneziano d’origine, dal 1971 vive e lavora a Milano. Laureato a Padova in Lettere Moderne ha intrapreso la carriera di giornalista dopo gli studi liceali. Inizialmente come cronista sportivo, successivamente come specialista culturale.
Ha collaborato nel corso degli anni per varie testate, tra le quali “Il Gazzettino”, il “Guerin Sportivo” (direttore Gianni Brera), “La Notte” (direttore Nino Nutrizio), “Il Corriere d’Informazione” (diretto da Palumbo), “Tuttosport” (con Jacobelli) e il “Corriere della Sera” (diretto da De Bortoli). Ha lavorato alla “Gazzetta dello Sport” (con Gualtiero Zanetti) per la Divisione Libri e per i Periodici della Rizzoli (con Paolo Mosca). Per cinque anni è stato a “Il Giornale” (con Indro Montanelli). È stato per vent’anni, fino al raggiungimento della pensione, alla Rai di Milano come conduttore del Tg regionale e caporedattore del settore Cultura, Moda e Spettacoli. Oggi scrive per il sito “Tmw” del quale è anche opinionista radiofonico.
Per quattro anni ha tenuto un corso alla Cattolica di Milano sul Linguaggio della Comunicazione.
Per la Provincia di Milano ha curato le mostre Kit Carson e dintorni e (con Elena Scantamburlo) Buena Vista. Sempre per la Provincia di Milano ha realizzato il documentario Sergio Bonelli, l’avventura del fumetto. Per il Piccolo Teatro di Milano ha firmato il docufilm La compagnia alla prima, dietro le quinte dell’allestimento dell’opera di Edward Bond per la regia di Luca Ronconi.
Ha scritto Duri i banchi. Storia di una società benefica, la raccolta di poesie Fiori di Henry, Brera e Rivera, Una voce in campo (dedicato a Nicolò Carosio) con il quale ha vinto il premio De Martino – Amore per lo Sport, il libro fotografico Benvenuti a Milano negli anni Novanta, Pocahontas e le altre (con Pierluigi Ronchetti), I cavalieri del West (con Domenico Rizzi).
Nel 2010 ha realizzato lo spettacolo Scoprendo Salinger, portato in scena al teatro di Verdura di Milano e il cui testo è stato successivamente pubblicato. Nel 2016 ha dato alle stampe La partita di Omega e altri racconti.

OMAR SIVORI. L'angelo con la faccia sporca. Il nuovo libro di Andrea Bosco