Un Campione unico, un uomo vero, un grande cuore bianconero

Andrea Bosco ha lavorato al “Guerin Sportivo“, alla “Gazzetta dello Sport“, al “Corriere d'Informazione”, ai Periodici Rizzoli, al “Giornale“, alla Rai e al Corriere della Sera.
18.01.2020 01:45 di  Andrea Bosco   vedi letture
Un Campione unico, un uomo vero, un grande cuore bianconero
© foto di Gaetano Mocciaro

Petruzzu u' turcu come lo chiamava Valdimiro Caminiti se n'è andato. Si è spento a 71 anni. Era un amico. Un uomo gentile, una persona perbene. Fu un giocatore per certi versi unico. Un centravanti agile, generoso, veloce. Strepitoso in acrobazia, dotato di un gran fiuto per il gol.

La Juventus lo acquistò dal Varese dopo che il suo trasferimento all'Inter sembrava cosa fatta. A tal punto da indossare in una amichevole la maglia nero-azzurra. Stoppato negli spogliatoi dopo il primo tempo da una comunicazione:  “Ti abbiamo venduto alla Juventus“ .

 Raccontò il patron del Varese, il commendator Borghi, di essere stato chiamato al telefono da Gianni Agnelli: “Me lo vende Anastasi?“. Borghi che era un grande industriale e un uomo che sapeva condurre gli affari rispose: “Certo avvocato: se me lo paga in compressori per i miei frigoriferi“.

Anastasi alla Juventus vinse tre scudetti. Era un ragazzo del sud in una Juventus che aveva il suo “brasiliano“ in Franco Causio. Il siciliano Pietro Anastasi, adorato dal Cam, eroe di Darwin Pastorin, allievo di Caminiti. Entrambi su Anastasi hanno scritto pagine di vera poesia.

Ad Anastasi è legato anche l'Europeo vinto dall'Italia a Roma: quello della “monetina". Nella finale contro la Jugoslavia, Pietro segnò un gol di una folgorante bellezza: una vera prodezza balistica. Ma gli dei, come noto, sono sempre “invidiosi” del successo degli uomini. E l'invidia degli dei colpì Pietro Anastasi prima della trasferta degli azzurri a Mexico 70. Era lui il centravanti titolare di quella Nazionale. Lui la spalla di Gigi Riva. Ma poco prima di volare in Messico Anastasi dovette essere operato d'urgenza per un attacco di appendicite. E l'appuntamento con la Storia, quell'incredibile Italia – Germania 4-3 che tutti considerano la più epica partita di tutti i tempi, Anastasi la vide in Italia,  in televisione.

Era un uomo buono che si era fatto valere, una volta appese le scarpe al chiodo, come opinionista in televisione e alla radio. Sempre con misura, senza alzare la voce, preciso nelle analisi, sempre con la Juventus nel cuore, il suo grande “amore” calcistico.

 Era benvoluto da tutti: dagli amici, dai compagni, al pari degli avversari. Perché non potevi non voler bene a Pietro, ragazzo dalla faccia aperta e generosa. La dove tutti, prima o poi siamo destinati ad andare, Pietro troverà tanta gente che lo conobbe. E tanta che mai in vita incrociò. C'è da scommettere  che ci metterà poco, anche là, a farsi benvolere. Ciao, campione .