Ravelli: “Conte edi lamentosi vittime di se stessi”

Ravelli: “Conte edi lamentosi vittime di se stessi”TuttoJuve.com
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di Redazione TuttoJuve

La collega Ravelli su Gazzetta parla di Conte e non solo, ecco alcuni passaggi: "Il mondo del calcio dovrebbe prendere spunto da chi il mugugno l’ha inventato, ovvero i genovesi, e cominciare a prevederlo per contratto: gli allenatori potrebbero accettare di prendere un po’ meno di stipendio per mantenere il diritto di lamentarsi, come facevano i marinai liguri. Ai presidenti converrebbe, al momento lo fanno gratis. Arbitri, calendari, infortuni, mercato, budget, destino e... poi magari piove (cit. Mazzarri): ogni allenatore è interprete di un piccolo (o grande) dramma personale che mette in scena a beneficio di tifosi, presidenti e tutti noi. Stilare una classifica dei lamentosi è difficile, Gian Piero Gasperini, che a Genova ha vissuto a lungo, ha sicuramente imparato qualcosa sull’arte del mugugno, lo sanno gli avversari, ma anche quelli che lavorano con lui. 

Antonio Conte, è la notizia degli ultimi giorni, si è attirato le ironie generali per essersi lamentato anche di un mercato troppo abbondante , dopo anni di proteste per il contrario, e le famose frasi sui ristoranti da 10 euro. Ma, a parte che i problemi di convivenza di De Bruyne &co sul campo non sono inventati, le sue esternazioni fanno parte del pacchetto, chi lo acquista lo sa: Conte vuole tutto, subito, e perfetto. E quando non arriva, esplode. «Io non faccio miracoli», dice spesso. Ma li pretende da tutti (anche da se stesso). Asfissiante e ossessivo, i suoi cicli, vissuti dal primo giorno con il piede incollato sull’acceleratore, non possono durare a lungo: consuma tutti in fretta. (...).

Sarri si lamenta come un pittore che non trova la luce giusta. Parla di calendari (troppo fitti, troppo ingiusti, troppo «contro il calcio vero»), di allenamenti impossibili, di stanchezza e di tattica pura, con tono grave, con voce roca, come un professore stanco di spiegare la stessa lezione a studenti poco brillanti. Dietro ogni sfogo, la difesa di un’idea di calcio quasi romantica: quello degli allenamenti, del lavoro maniacale, della costruzione. E il sincero amore per il «bel gioco» che il mondo, secondo lui, non capisce più. Più che lamentele sono denunce di un ideale tradito dalla modernità.".