Matri: “Allegri a Torino ha avuto anni complicati. Tra i tre attaccanti della Juventus io punterei sempre su…”

Alessandro Matri ha parlato in esclusiva ai microfoni di Tmw e si è soffermato sui temi d'attualità del calcio italiano. L'ex attaccante lombardo si è soffermato anche sulla sfida tra Juventus e Milan:
C’è il rischio di un eccesso di aspettative su Pio Esposito?
"L’errore sarebbe metterlo alla ghigliottina ai primi errori. Ha una grande responsabilità e ora dovrà prendere il posto di Thuram: sappiamo tutti che non è al suo livello, ma sarebbe un errore fare il confronto. In questa settimana ho sentito anche parlare di una specie di gara con Camarda: non è una gara tra i giovani. L’importante è arrivare in Serie A, starci e migliorarsi. Ha grandi margini di miglioramento, ha già dimostrato di poterci stare in una squadra come l’Inter: avrà cali e picchi, non va esaltato e nemmeno buttato giù. Mi sembra che l’approccio di Chivu, pronto a proteggerlo e a esporlo a seconda dei casi, mi sembra perfetto”.
Che effetto le fa immaginare San Siro abbattuto?
“Siam nel 2025, credo che le società di calcio debbano avere stadi di proprietà. Ci vuole questo passaggio, è normale che dispiacere. Io lì ho preso tanti fischi e basta (ride, ndr), diciamo che per certi versi mi fa anche piacere. Scherzi a parte, c’è da andare avanti e stare all’avanguardia”.
Su chi punterebbe per vincere lo scudetto?
“Io dico Napoli. È campione in carica e ha allungato la rosa, in più ha un allenatore con maggiore esperienza nel campionato italiano rispetto all’allenatore dell’Inter, che in questi anni è la squadra da cui ha perso lo scudetto e da cui ci si aspettava di più”.
Un parere sulla prima Inter di Chivu?
“Molto positivo. Viene da un cambio di allenatore, la squadra era abituata ad avere Simone Inzaghi ma lui è entrato a piccoli passi, con le sue idee e cambiando qualcosa. La sconfitta con la Juve non è stata forse valutata bene per la prestazione della squadra, credo l’Inter mantenga sempre la sua forza”.
Ma il bilancio di Inzaghi resta positivo?
“Per me è un percorso positivo, due finali di Champions in tre anni non è semplice e non è da demolire. Se poi mi chiedete se poteva vincere più campionati rispondo che in partenza era sempre favorita perché aveva la squadra migliore. Poi non sempre si vince, credo ci sia comunque dietro un grande lavoro”.
Da sportivo e tifoso, non ti sarebbe piaciuto che a Milano ci fossero due stadi per due squadre?
<
“Non mi addentrerei in questioni politiche. Se chiedete a me, come parere personale dico di sì. Poi non conosco bene tutti gli elementi, eviterei di entrare troppo sul tema. Ma da spettatore e padre di famiglia dico che uno stadio di proprietà mi piacerebbe”.
Hai ritrovato un Allegri diverso, più cresciuto?
“No, ho ritrovato il solito Allegri. Per me è un leader, ha bisogno di una squadra: a Torino ha avuto anni complicati, tra questioni societarie e altro. È normale che, se la tua squadra ha determinate caratteristiche, tu possa valorizzarla di più. Secondo me sta dando una forma solida, e la società si è mossa bene inserendo Tare che è un direttore che comunque è un dirigente di campo. Ma pure Allegri che è un allenatore che sa gestire, sa far crescere e valorizzare i giovani. E in più sa dare una solidità difensiva: della partita col Napoli si è parlato tanto del gioco nel secondo tempo, ma non si è sottolineato il rendimento difensivo del Milan, in un reparto che era considerato un potenziale punto debole”.
L’esperimento Leao come attaccante pure può riuscire?
“Penso di sì, ha caratteristiche uniche e ha fatto stagioni da 15 gol. Ha un allenatore che non gli chiede di fare il centravanti fisso, ma gli dà molta libertà in mezzo al campo. Utilizzando un po’ i centrocampisti che vadano a occupare la posizione di nove, Leao avrà grandi possibilità”.
I gol di Esposito e Camarda possono rappresentare un’inversione di tendenza?
“Non lo so, serve tempo. In Italia manca un grande centravanti da tanto tempo e non andiamo ai Mondiali da due edizioni: sono cose che incidono e alzano le pressioni. Le possibilità ai giovani le danno anche in Italia, poi il giovane deve rispondere. Un allenatore non è autolesionista: i giovani che fanno la differenza li fa giocare. Si è visto con Kean: a Torino giocava e non segnava, a Firenze ha segnato tantissimo. Bisogna trovare la propria dimensione”.
Il centravanti più forte della Juventus?
“Per qualità direi Vlahovic, però sappiamo del suo problema contrattuale. Per una società che vuole costruire un progetto non so quanto sia fattibile, però dei tre che hanno punterei sempre su Vlahovic”.
Il centravanti più forte della Serie A?
“Lautaro, ma Thuram è il più indispensabile. Ha forza fisica, occupa l’attacco, fa la differenza. Capocannoniere? Dico Lautaro”
Direttore: Claudio Zuliani
Responsabile testata: Francesco Cherchi
Editore: TMW NETWORK s.r.l. - P.I. 02210300519
Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 26208

Sito non ufficiale, non autorizzato o connesso a Juventus F.C. S.p.A.