Marco Corradini: "Allo Stadium mi dissero di prepararmi a fischi e insulti. Ecco cos'è successo"

26.10.2017 18:50 di  Alessandra Stefanelli   vedi letture
Marco Corradini: "Allo Stadium mi dissero di prepararmi a fischi e insulti. Ecco cos'è successo"
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Intervistato da Lettera43.it, lo scrittore ed esperto di ebraismo Matteo Corradini ha raccontato la sua esperienza all’Allianz Stadium, dove era stato chiamato a leggere alcuni passi del diario di Anna Frank prima del match contro la Spal:

DOMANDA. Corradini, com’è andata?
RISPOSTA.
Quando mi hanno chiamato avevo paura che potesse essere una cosa trash o a rischio populismo, invece allo Stadium le cose sono state fatte in un modo dignitoso. La società ha fatto spegnere le luci e i tabelloni degli sponsor: durante la mia lettura era illuminato solo il centrocampo e lì i giocatori stavano in cerchio, in silenzio ad ascoltare. Devo dire che sono contento di come è stata organizzata la cosa.
D. Come ha reagito il pubblico?
R. Io sono abituato a fare queste cose a teatro, con davanti 400 persone al massimo che la pensano tutte come me, quindi non sapevo cosa aspettarmi. I ragazzi della regia, prima di entrare in campo, mi hanno detto: «preparati a fischi e insulti».
D. E cos'è successo?
R. Una volta iniziata la lettura, una parte della curva juventina si è voltata di spalle e ha iniziato a intonare l’Inno di Mameli, ho sentito anche qualche fischio: era il loro modo per disturbare. Il resto dello stadio, inclusi i tifosi della Spal, ha rispettato il momento restando in silenzio. Alla fine si sono lasciati andare a un applauso caldo, come si fa a teatro.
D. Questa iniziativa serve veramente a qualcosa?
R. Non so che segni lascerà. So solo che volevo fosse una cosa composta e così è stato. Chi si è voltato dall’altra parte non ha capito. Ci vorrebbero percorsi più lunghi e non bastano iniziative di una notte.
D. Non crede che tutta questa ondata d’indignazione sia una cosa di facciata?
R. Sicuramente una parte è così. Spesso le squadre hanno il bisogno di queste iniziative per prendere le distanze da certe persone. Gli stadi sono sempre stati posti dove si trovano molti razzisti. Del resto quando raduni 40 mila persone dentro puoi trovare di tutto. In ogni caso allo Stadium non è stata una cosa “alla Lotito”, è stato un momento pensato e preparato.