La Stampa - Parate, capelli e fede: ecco Storari

L’uomo che dopo nove stagioni deve sostituire il migliore del pianeta, Buffon, ha mani salde e cuore fermo. Dietro i lunghi capelli e la faccia scanzonata di Marco Storari si nasconde un portiere che le ha viste tutte ed è abituato alle onde del destino, ora che i 33 anni sono compiuti e c’è un erede in arrivo. «Un maschietto», raccontava orgoglioso qualche giorno fa. Al telefono ci aveva risposto la moglie Veronica: il marito era su un’altra linea, inseguito dai giornalisti di mezza Italia e da tre squadre, nientemeno che Samp, Milan e Juve, dopo che per tutta la carriera se l’erano filato solo nella periferia del football. «Sto vivendo la fase più gratificante della mia vita».
L’ultima onda, la più alta, l’ha cavalcata come un surfista, lui che del mare ama sfumature più tranquille, una gita in barca o un po’ di pesca in compagnia. Titolare del Milan all’inizio, poi decisivo nella grande Samp da Champions griffata Marotta & Del Neri. Ora la Juve: in lui ha individuato l’uomo che per almeno quattro mesi dovrà vestire il costume da Superman che Buffon, presto sotto i ferri per risolvere l’erna del disco, appenderà nell’armadio. «Aspetto che si metta tutto nero su bianco, ma sono molto felice», ha detto a SkySport24 dopo aver discusso il triennale a 1,2 milioni a stagione che firmerà oggi. Al Milan ne vanno 4,5 pagabili in tre anni. Dopo le visite mediche, arriverà l’ufficialità.
Portiere giramondo, Storari ha già cambiato 11 maglie. Cinque volte a gennaio: nel 2009 sfiorò il Chelsea. Questa, indossata da leggende come Zoff, Peruzzi e Buffon, non dovrà pesargli troppo sulle spalle: l’esplosività è la sua dote migliore. «Se la merita», assicura Gianni De Biasi, che nel 2007/08 l’ha allenato al Levante, Valencia. «Bravissimo anche con i piedi, ha un grande rilancio: qualità fondamentali nel calcio organizzato di Del Neri». In Spagna non arrivavano gli stipendi e il fallimento era dietro l’angolo, eppure il ragazzo ha definito quell’esperienza «la più bella: i soldi non sono tutto». «Marco è un generoso - chiude De Biasi - nonché un gran lavoratore: una volta se la prese con due compagni che ridevano anziché allenarsi».
Come Buffon, Storari è venuto su tra sportivi: papà Sergio fa il dg nel Soccer Santa Severa, mamma Marusca è stata campionessa toscana di lancio del disco. E la sorella Silvia, gemella, fa il suo stesso lavoro, tra i pali della Lazio calcio a 5. In campo ha rischiato di morire (12 febbraio 2006, Samp-Messina 4-2, pedata involontaria di Foti in testa e Tagliavento gli mostrò il rosso da svenuto) e ha deciso l’ultimo campionato, parando tutto in Roma-Samp 1-2. «E pensare che sono romano e tifoso giallorosso». Convocato in Nazionale nel 2005, sperava nei Mondiali. «Li meritavo», ha confidato ad amici.
Molto religioso, è anche un po’ scaramantico: fino a qualche tempo fa, fasciandosi i polsi, infilava una medaglietta della Madonna dentro ogni guanto. «Le ho trovate in campo e sotto una sedia». I rigori sono un’altra specializzazione: nel 2005 ne prese 4 su 4, a D’Anna, Pirlo, Zola e Flachi. «Guardo le cassette degli avversari e mi informo attraverso i giornali», spiegò. Il suo modello è Marchegiani, ex Torino e Lazio. Poi il cinema: a Firenze lo chiamavano «il Dandi», anche se non ha mai preso in mano un mitra. «Nello spogliatoio impazzivamo per il film “Romanzo criminale”, ciascuno di noi aveva il nome di un protagonista». «Non ci speravo più», disse un anno fa esordendo da titolare con il Milan. E con i capelli corti: «Ma non è stato Berlusconi a farmeli tagliare». Ora sono ricresciuti: Storari è pronto per stupire ancora.