Cucchi racconta: "Il segreto di Maestrelli? Le partitelle"

29.03.2024 20:40 di  Marco Spadavecchia   vedi letture
Cucchi racconta: "Il segreto di Maestrelli? Le partitelle"
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© foto di Federico De Luca

Il giornalista Riccardo Cucchi è intervenuto a TMW Radio. Vari i temi trattati dall'ex radiocronista di Radio Rai, tra cui una panoramica attenta nei confronti del calcio di oggi. "Ho visto tante partite. Ma mentre le raccontavo non pensavo al fatto che fossero belle o brutte - confessa Cucchi -. Se non si ama il calcio e si pretende intrattenimento si perde di vista il senso. C'è un problema di questi tempi: c'è stanchezza dei giovani nei confronti di questo sport. Essere annoiati dal calcio, vuol dire non averlo capito. Il calcio si vede dallo stadio, da casa in tv dal divano con 24 telecamere è una fiction. Se giocassero in continuazione, tutti i giorni, Sinner contro Djokovic, cosa pensereste? Il calcio esiste perché esiste la passione di chi lo ama. Anche le squadre più sconosciute hanno degli appassionati che amano la propria squadra e il proprio contesto. Perché il calcio sia appassionante, ha bisogno di sentimenti.

In curva vedo gente di ogni età ed estrazione sociale commuoversi e arrabbiarsi per 90 minuti. Settori giovanili? C'è un fraintendimento di base. L'altezza media dei calciatori si è innalzata da morire. Pensare che Boninsegna era alto 174 centimetri. Oggi sarebbe considerato basso. Il problema della nostra Nazionale è l'assenza di talento. E gli allenatori, diventati esasperatamente tattici, hanno delle colpe. Ero a cena con Franco Nanni, il numero 6 della Lazio del 1974. Sapete qual era l'allenamento base della Lazio di Maestrelli? Partitelle, punto e basta. L'overdose di calcio? Se scomparisse tutta la frutta e ci fossero solo le mele, prima o poi le persone si stancherebbero pure delle mele".