Cristiano Ronaldo: "Non ho bisogno del Mondiale per essere il migliore. I numeri non mentono”

Cristiano Ronaldo: "Non ho bisogno del Mondiale per essere il migliore. I numeri non mentono”TuttoJuve.com
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Ieri alle 22:40Altre notizie
di Marta Salmoiraghi

A 40 anni, Cristiano Ronaldo continua a essere protagonista anche nella Saudi Pro League, dove ha già messo a segno otto gol in sette partite di campionato, oltre a una rete in Supercoppa con l’Al-Nassr. Ospite del podcast “Piers Morgan Uncensored”, il campione portoghese ha parlato a cuore aperto della sua carriera, delle difficoltà del campionato saudita e del suo rapporto con la nazionale. Le sue parole: 

“Vincere il Mondiale non è un sogno. La gente dice: ‘Cristiano sarebbe il più grande se vincesse il Mondiale’, ma non sono d’accordo. Ho già vinto tre titoli con il Portogallo, due Nations League e l’Europeo del 2016, e prima di allora non avevamo mai conquistato nulla. Il Mondiale non mi definisce: è una competizione di sei o sette partite, non può stabilire chi sei davvero.”

Ronaldo ha poi fatto un paragone con l’Argentina di Messi:

“Quanti Mondiali aveva vinto l’Argentina prima di Messi? Due. Erano abituati a vincere grandi tornei. Se il Portogallo vincesse il Mondiale sarebbe uno shock per il mondo.”

Sul tema delle critiche e del valore del campionato saudita, il fuoriclasse è stato diretto:

“Perché i gol in Saudi Pro League non contano per la Scarpa d’Oro? Chiedete agli altri giocatori quanto sia difficile giocare qui, con 40 gradi. Molti parlano senza sapere. Segno solo perché è un campionato più facile? Scuse. Anno dopo anno continuo a segnare, anche nelle stagioni peggiori ho fatto 25 gol. I numeri non mentono. Dopo i 30 anni ho segnato più di prima. Si può sempre migliorare.”

Infine, un passaggio toccante sulla tragica scomparsa di Diogo, suo compagno in nazionale:

“Non credevo ai messaggi che mi arrivavano. Ho pianto molto. È stato un momento devastante per tutti — per il Paese, per le famiglie, per gli amici e per i compagni di squadra. Sentiamo ancora la sua presenza in nazionale, quando indossiamo la maglia del Portogallo. Era un bravo ragazzo, tranquillo, un buon giocatore. Sono felice di averlo conosciuto. Ho parlato con la sua famiglia per dare loro sostegno: per loro tutto è cambiato in un attimo.”