L'IMBOSCATA - Il grande complotto anti-Juve. Chi c'è dietro la "fogna" di Perugia? Ecco chi può e deve vuotare il sacco. Enigma Djalo, crisi bianconera e futuro Allegri. Dov'è la dirigenza? Ricorso Giraudo, la "chicca" del Tar...
di Andrea Bosco
PER QUALCHE DOLLARO IN PIÙ
Per un pugno di dollari. Se volete, potete immaginare che la "scena" venga accompagnata dallo "scacciapensieri" del grande Ennio Morricone. L'Italia è volata negli States ad affrontare il Venezuela (vittoria azzurra per 2-1 in una gara horror) e l'Ecuador per 4 milioni di euro di gettone di presenza. Che non andranno alle società, non andranno ai giocatori: andranno alla FIGC. La prossima volta, probabilmente Gravina organizzerà le amichevoli (previo lauto compenso) nella Terra del Fuoco. Sempre più lontano. Sempre in concomitanza del finale di stagione. Che preoccupa i club che ancora sono in lotta per qualcosa in Europa, quelli che si aggrappano alla Coppa Italia per dire di aver vinto almeno la Coppetta, quelli che aspirano a un posto in Champions o comunque all'Europa. E quelli che cercano di non retrocedere. Bella mossa, una trasferta transoceanica, con fusi orari sballati in questo periodo della stagione: in perfetto stile Gravina.
UN COMPLOTTO
Sapete chi è Federico Cafiero de Raho? Oggi è un parlamentare dei 5 Stelle. Ma prima di diventarlo, è stato il procuratore nazionale antimafia. Il magistrato che aveva avocato a sé tutti i poteri. Secondo il pm Laudati (capo dello spione Striano: oltre 40.000 accessi in quattro anni) era lui che voleva "vederci chiaro": oltre che sui conti delle persone indagate, anche in quelli della gente non comune e persino su quelli del lattaio. Ergo, per sapere chi c'è dietro all'immensa "fogna" di Perugia (attenzione, perché la vocazione all'insabbiamento da parte della politica, quando in ballo ci sono certe verità, è forte e, come si può evincere, il clamore sulla vicenda si è già placato), l'unica sarebbe costringere De Raho a vuotare il sacco. De Raho deve parlare. E deve spiegare l'ossessione della Spioni Spa per la Juventus. Per i conti dei suoi giocatori, del suo presidente, del suo allenatore.
Oggi, a fronte delle rivelazioni (ancora poche, pochissime, peraltro) già apparse su alcuni organi di stampa, siamo in grado di dire che il "complotto" contro la Juventus c'è stato. Che probabilmente il complotto (che ha toccato solo la Juventus, escludendo ogni altra società calcistica italiana) è stato ordito per "punirla" per la sua propensione alla Superlega. E se è vero (come è vero) che anche Gravina è finito nel tritacarne degli spioni, altrettanto vero è che non si è mai visto un presidente che si fa indagare, benché su di lui (nonostante gli spifferi usciti siano delle "bombe") non sia in atto alcuna indagine. Exusatio non petita, accusatio manifesta? Nel medioevo il proverbio era assai popolare ed è transitato intatto nel tempo fino ai nostri giorni. La Juventus è stata "fottuta" da una congiura di un Palazzo i cui componenti non necessariamente si occupano di calcio. La macchina del fango si è messa in moto con il fasullo "caso Suarez". Un (ex) cancelliere della Procura di Perugia, Raffaele Guadagno, foraggiava i giornalisti. Antonio Massari del "Fatto quotidiano" in particolare. Guadagno, il 19 dicembre dello scorso anno, ha patteggiato una pena di un anno e due mesi per "fuga di notizie".
Negli USA per vicende simili, finisci in galera e buttano via la chiave, ma in Italia, dove la giustizia è un colabrodo, finisci, se ti va male, ai domiciliari su un comodo divano davanti alla tv. Guadagno era attivissimo: inviava all'amico giornalista il file del decreto di perquisizione emesso dai magistrati di Torino. E non solo: in una sorta di Supermarket delle spiate, Guadagno, di origini campane (tifoso del Napoli?), era entrato in possesso degli atti delle procure di Firenze, Roma, Palermo, oltre che di quella di Torino. Un altro "cliente" di Guadagno era il giornalista Guido Ruotolo. Qui le parti si invertivano: Ruotolo, di origini campane (tifoso del Napoli?), articolista de "Il napolista", inviava i suoi articoli a Guadagno: visto, approvato, si pubblichi.
Di Pasquale Striano, anche lui di origini campane (tifoso del Napoli?), sappiamo oggi che quando è stato "audito" si è comportato quasi con strafottenza. È vero, lui "spiava, ma era tutto lecito e comunque lo faceva su ordine di altri". L'altro era Laudati: scaricabarile del pm. Chiedete a De Raho. Quello che è certo è che gli spioni non erano interessati agli atti prodotti da alcune procure. Non quella di Milano dove l'interista Viola si concede pranzi di lavoro con Ausilio e Marotta. Non quella di Napoli. Forse perché la "posizione" era "coperta" in modo impeccabile da Santoriello ("odio la Juve, merda alla Juve"), il pm dell'inchiesta torinese "Prima", (poi trasferito) che ha portato il procuratore federale Chiné (per chi fa il tifo Chinè?) a sanzionare (a campionato in corso) la Juventus di dieci punti, estromettendola (100 milioni il danno) dalla Champions. Non era tutto regolare. A cominciare dai giudici del CONI beccati con il sorcio in bocca dell'antijuventinismo. No, non lo è stato "regolare".
MA DJALÒ QUANDO GIOCA?
Ora, se queste cose le so io, modesto artigiano del mestiere, pensate non le conoscessero i dirigenti della Juventus, quelli che hanno "patteggiato"? Fatevi pure la domanda e datevi una risposta. La Juventus forse ha peccato. Ma se ha peccato, era in ottima compagnia. Notizie sulla plusvalenza Osimeh? Nessuna. Notizie sul passaggio di proprietà del Milan? Si sta accertando. Notizie sui debiti dell'Inter? Li pagherà: fino a maggio c'è tempo. Il mondo calcistico italiano va a due velocità. Tartarughesca quando si tratta degli altri. Velocissima quando si tratta della Juventus. Un vero complotto ha affondato la Juventus. Ma se non ti difendi (o ti difendi male), forse aspiravi a farti affondare. Andrea Agnelli ha contribuito a dissestare i conti. Ma è l'unico responsabile? E soprattutto: sicuri che questo Giuntoli abbia davvero il tocco magico? Per ora ha portato l'oggetto misterioso Alcaraz e questo Djalò che magari sarà un fenomeno, ma che per il momento ha fatto tornare di attualità la storia di Ramsey e quella di Pogba: giocatori "rotti".
Allegri ha le sue colpe, al pari dei giocatori. Ma la dirigenza della Juventus dove è? Opaca e silente. Parlano sempre di costi, di bilanci, di conti, di investimenti, di stipendi, mai di giocatori. E anche Giuntoli (che dovrebbe parlarne) sul tema è sempre ermetico. Non che debba svelare le sue manovre, ma almeno far sentire la sua voce in un momento tanto delicato: non è vero che le cose alla Juventus stiano andando bene. Stanno andando malissimo. E Allegri sarà anche il dio degli allenatori. Ma dopo i cinque scudetti consecutivi non ha più vinto un tubo. Quando persino il maltrattato Pirlo, nella sua stagione, portò a casa due coppe italiane. Vanno dette queste cose. Altrimenti meniamo il torrone e prendiamo per il sedere i tifosi. Compatti? Uniti? Fino alla fine? È inutile che i tifosi siano compatti, se poi quelli dentro al Palazzo non lo sono. E si capisce. E anche i giocatori lo hanno capito.
TITOLO IN BORSA A PICCO
Oggi il titolo Juventus ha perso oltre il 7% in Borsa. Ogni giorno il titolo è in sofferenza. Solitamente, quando accade in una azienda, chi la dirige prende provvedimenti drastici. Non sta accadendo alla Juventus. Al netto delle speculazioni in Piazza Affari, una società si costruisce dalla base, non dal vertice. E la "base" della Juventus è in questo momento scadente. È sbagliato pensare che tutti i problemi siano legati all'allenatore o alla qualità dei giocatori. È sbagliato pensare che se l'azionista di maggioranza ricapitalizza, abbia fatto il massimo che poteva fare. Una società di calcio va affidata a gente che "sa" di calcio. Non ad analfabeti calcistici, bravi in altri settori, ma scadenti in cose di pallone. Il disastro Arrivabene non gli è bastato. E sia detto una volta per tutte: Allegri è un allenatore. Con qualche pregio e altrettanti difetti. Ma non è, non è mai stato e non sarà mai un manager alla Ferguson. O lo capiscono, (visto che si parla di rinnovo) oppure il destino della Juventus non potrà che essere fosco.
IN MEMORIA DI BARONE
È morto improvvisamente Joe Barone: sentite condoglianze alla comunità della Fiorentina. Era un uomo attivo, competente e ancora giovane. Ha fatto bene la Federazione a concedere lo spostamento della gara con l'Atalanta per il suo malore, poi conclusosi tragicamente. Il problema è che, non essendoci date disponibili, la partita potrebbe essere recuperata a campionato concluso. Una follia. Si diano una smossa. Tanto ormai i calendari valgono una cippa. Spostano le date delle gare come e quando vogliono per esigenze televisive. Ultima “violenza”: il più che probabile spostamento del derby di Milano per (presunti) motivi di ordine pubblico. Vai Gravina, che sei un grande. Il miglior presidente della storia della Figc.
LA TIRANNIA DEL VAR
Dicono che stanno valutando di rivedere il protocollo sulla petulanza Var in tema di fuorigioco. Alla buon'ora. Vogliamo dirlo? La tecnologia applicata in modo tanto idiota ha snaturato il calcio. Lo ha reso un altro sport: uno sport televisivo. E quindi sarebbe ora che lo ammettessero: in Europa, in Italia e nel Mondo. Hanno voluto esasperare la tecnologia non alla ricerca di equità e giustizia, ma per poter controllare tutto. Evitando il “caso” e magari l'errore. È la vocazione del nostro tempo: il dispotismo. Siamo super-tecnologici, abbiamo robot e intelligenza artificiale. Ma siamo meno “civili” di un tempo. Siamo regrediti. Questo è il tempo delle tirannie. Vi consiglio la lettura de “Lo spirito delle leggi” di Montesquieu, testo più che mai attuale: “Quando i selvaggi della Louisiana vogliono dei frutti, tagliano l'albero alla radice e li colgono. Così il governo dispotico”. Quando il Var vuole aver ragione a tutti i costi, “tarocca” i frames, offre una visuale parziale, insomma ne inventa di ogni pur di non ammettere: “fatta una cazzata mostruosa”. Del resto: Massa, chi era costui?
PESCI IN BARILE
Dicono che il Tar, al quale si è rivolto Giraudo per ottenere un rinvio alla Corte Europea contro la sua radiazione dopo che era stato violato (con evidenza) il suo diritto alla difesa, avrebbe prospettato un “difetto di giurisdizione”. Le motivazioni ancora non sono note, ma il Tar ha pensato bene di far trapelare questa “chicca”. Se anche il Tar è fatto di tremebondi don Abbondio, non è finita per Giraudo, condannato con la radiazione all'ergastolo (pena che la giustizia ordinaria ormai non applica più in Italia): è finita per lo stato di diritto. In base al quale ogni cittadino, anche il più bieco assassino, ha diritto a un processo equo e alla migliore delle difese. Giraudo nel 2006 non ebbe la possibilità di difendersi. Né lui, né Moggi, né la Juventus. Perché nessun avvocato è in grado di leggere 40.000 pagine in una settimana. Tanto durò Calciopoli. Un processo nel quale (secondo uno dei giudici di quel collegio) si sentenziò sull'onda “del sentire popolare”. Vedremo le motivazioni della sentenza del Tar del Lazio. Ma la “chicca”, appare indicativa della volontà del “cane” Tar di non mangiare il “cane” Procura Federale. Ma occhio a Vico e ai suoi andamenti ciclici. Le rivoluzioni la sera prima appaiono impossibili. Poi basta che qualcuno evochi una brioches e zac; le teste cadono nel cesto.