Vincere a Bologna per puntare al quarto posto

Dopo la vittoria contro l'Ajax in Europa League, si riprende a giocare in campionato. A Bologna. Guidati da Del Piero. Finalmente in campo con continuità…
21.02.2010 12:00 di  Thomas Bertacchini   vedi letture
Vincere a Bologna per puntare al quarto posto
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© foto di Filippo Gabutti

Martin Jol, tecnico dell’Ajax, nella conferenza stampa che ha preceduto l’incontro in Europa League: "Conosco i problemi della Juventus, ma non li dico". Visto l’andamento della partita, viene da pensare sia andata effettivamente così. Ha conservato gelosamente i segreti di cui era venuto a conoscenza. Signorile, a fine gara, quando dispensa complimenti ai bianconeri e a Del Piero.
La differenza tra "studio"” e "aggiornamento": studio la Juventus per mesi; non aggiorno le mie valutazioni. Pur considerando che - nel frattempo - qualcosa è cambiato.
L’allenatore, in primis. Per il resto, si tratta di un processo in lenta evoluzione su (quasi) tutti i fronti.

Nuovamente in svantaggio, come contro il Genoa. Stavolta in trasferta, in un ambiente difficile (emblematico lo striscione esposto dai tifosi olandesi "Grazie a Dio non sono juventino"), in una competizione europea. Fuori, quindi, dai confini italici. Sono tornati i cross dalle fasce. Più giusto chiamarli "pennellate": De Ceglie (bravo) e Del Piero (eccezionale). Del quartetto offensivo a disposizione della Juventus (tralasciando il povero Paolucci), tre attaccanti che possono svolgere il ruolo di prima punta: Trezeguet, Iaquinta e Amauri. Un cecchino il primo: "ovunque" una palla vaghi per l’area di rigore, "comunque" vada lui la spinge in porta. Un caterpillar, guidato da una furia incontrollata, il secondo (ahi, quanto manca…). Non propriamente un goleador il terzo. Corre, si sbatte. Molte volte a vuoto. Difficile tracciare una linea per capire dove finiscano i suoi demeriti e dove inizino quelli di chi gli sta intorno. E quanto il pensiero di un mondiale e di una nazionale (calcistica) cui finalmente appartenere lo abbiano condizionato. Resta il fatto che una palla servita bene in area di rigore, a due metri e mezzo (almeno) dal livello del mare, è sua.



L’unica italiana ad aver vinto nella tre giorni europea, come ai bei tempi. Anche questo, nel piccolo, fa buon brodo. Sconfitto il Milan contro Rooney in casa, nonostante il tifo di Balotelli; sconfitta la Fiorentina in trasferta, grazie ad Ovrebo e ai suoi amici (non certo Platini); sconfitta la Roma in Grecia, per colpa di Doni. Vincente la Juve, appunto. Non domina, ma sa soffrire (si dice così, quando poi non perdi). Ribatte colpo su colpo (Salihamidzic, però, è un pò troppo carico). Sissoko stanco; Zebina evaporato; Del Piero risplende. Era capitato anche a Ranieri: quando "gira" il numero 10, la squadra riprende a correre. Era mancato a Ferrara e a "quella" Juve: in panchina, tra le riserve, non poteva fare nulla. Passano gli anni, ma quando uno gioca a quei livelli da una vita intera, vuol dire che non è solo furbo. Vero, Gasperini e Preziosi?

Tornati in Italia, si riscopre l’isteria che regna sovrana nel nostro paese. Berlusconi se la prende con l’allenatore del Milan ed il gioco che non convince, come se fosse sua la colpa di aver venduto Kakà (bravo Leonardo, a rispondere per le rime). Mourinho attacca tutti; e tutti - a seconda del momento e dello stile - gli rimandano indietro le accuse. L’Inter gioca contro la Sampdoria nell’anticipo serale del sabato, e scopre di essere arbitrata da un direttore di gara (Tagliavento) senza condizionamenti e pressione alcuna: due espulsioni giuste (e Milito?) ai nerazzurri, una ai sampdoriani. Silenzio stampa imposto da Moratti (Deo agimus gratias - rendiamo grazie a Dio).

Lo stesso stato d’animo che Baraldi, direttore generale del Bologna, si aspetta di vedere oggi da parte di Banti, il fischietto designato per la gara odierna contro la Juventus. Ospitale (?), quando invita i tifosi bianconeri di Bologna a rimanere a casa; sincero (?), quando dichiara che non sta "né piangendo, né mettendo le mani avanti". Forse, si sta solo preparando ad affrontare un mese senza Marco Di Vaio - assente già dalla partita odierna - con una classifica che parla di soli cinque punti di distacco dalla zona retrocessione.
Di fronte a sé avrà una Juventus che sta riscoprendo, lentamente, il dolce piacere della vittoria. Tutti questi mesi di agonia non si cancellano, però, in poche partite. La strada, naturalmente, è quella giusta. All’allenatore manca il tempo necessario per imporre il proprio credo calcistico: ora, è semplicemente necessario tirare fuori il più possibile dai giocatori a disposizione. Vincere a Bologna per superare la Sampdoria, in attesa di conoscere l’esito dell’incontro del Napoli a Siena. Senza lasciarsi distrarre dalle discussioni e dalle pressioni. Con l’obiettivo del quarto posto, almeno, in testa. Sino alla fine del campionato.
Con la consapevolezza di essere tornati in gioco.