SOTTOBOSCO - I Magnifici 7, si veleggia verso Capo Quaranta. Il segreto della Famiglia e la frase dell'Avvocato. Anno Var: la verità. Napoli degno rivale, non ADL, Sarri, De Magistris, bugiardi e invidiosi

Magnifici Sette.
La Juventus che vince per la settima volta di fila lo scudetto è qualche cosa di mostruoso. Quando fra cinquant'anni, la leggenda bianconera emergerà dagli archivi e dai libri di storia, i saggisti si chiederanno: “Ma come hanno fatto? Ma come è stato possibile?“ .
Ha spiegato Buffon che la Juventus è “un'altra mamma“.
Per i giocatori è così. Trovano a Torino una società che li protegge. Che esige il massimo, che non tollera uscite fuori misura. Ma che ti pone anche al centro di un palazzo di vetro con i vetri oscurati. Dove i panni sporchi si strizzano in quella lavanderia, non sui giornali. Dove chi lavora per quella Famiglia, impara presto (se arriva da fuori) ad onorare le tavole della legge. I comandamenti: il modo di comportarsi. La Famiglia: gli Agnelli. Sono rimasti solo loro in Italia. Non i Berlusconi, non i Moratti sfarinati nel passato .
Come hanno fatto? Hanno programmato, hanno lavorato. Hanno fatto diventare una società di calcio una grande azienda che fattura centinaia di milioni l'anno .
La Famiglia, prima di tutto. La proprietà: John Elkann e Andrea Agnelli eredi di una tradizione, di uno stile, di una mentalità. La Juventus, oggi internazionale, con un'anima antica, orgogliosamente torinese, sabauda, principesca. Gli eredi di Gianni e di Umberto. E la matriarca, Allegra di cui poco si parla ma che nella famiglia ha un ruolo fondamentale. Lei che all'Allianz non manca ad una partita e che dopo ogni vittoria, canta e balla con i nipotini. Quelli destinati a raccogliere tra molte stagioni il testimone.
La Fiat oggi si chiama Fca. E' la ragione d'essere degli Agnelli . Ma la Juventus è più che un hobby, più che una passione: è una filosofia. Una forma mentis. Se la Ferrari, la Stelvio o la Cinquecento rappresentano le vittorie in campo aziendale, la Juventus le rappresenta nello sport.
Oggi la Juventus è azienda e società, squadra e marketing. E' maschile come da blasone. Ma da un anno anche femminile. Del resto si chiama Juventus: eternamente fanciulla.
Mamma per i giocatori. Amante per i tifosi. Te ne innamori bambino e non la tradisci. Perché al massimo ti può amareggiare: mai deludere.
Come hanno fatto? Hanno sgobbato e sudato. Ogni anno, migliorando. Ogni anno aggiungendo qualche cosa. Con un unico obiettivo: crescere. Per restare stabilmente sul tetto d'Europa con le migliori. Aspettando la stagione propizia per riportare a Torino quella che Pavel Nedved chiama “la Coppa dalle grandi orecchie“ .
Già, Nedved. E Marotta e Paratici: i collaboratori di Andrea Agnelli. E le centinaia di persone che ogni giorno lavorano per la Juventus. Nei vari settori, nei segmenti che costituiscono il pianeta Juve.
Gioie e dolori.
Perché il calcio è fatto anche di delusione e dolore, non solo entusiasmo ed esaltazione.
Andare oltre il dolore è stata la chiave.
Specie se il dolore è provocato dall'ingiustizia. Specie se l'ingiustizia arriva da luoghi dove dovrebbe essere amministrata la giustizia.
Nell'anno dell'introduzione della Var, lo scudetto della Juventus, certifica che a vincere in questi sette ultimi anni è stata sempre la più forte.
Per mesi hanno raccontato altre storie. Per mesi hanno insultato e calunniato.
Onore alla Juventus e ai suoi legionari. Onore al comandante Massimiliano (e al tribuno Antonio prima di lui): hanno attraversato senza paura, lande impervie, genti barbare.
Il Napoli è stato degno rivale della Juventus: il Napoli squadra .
Non il suo allenatore. Non il suo presidente. Non il sindaco di quella città . Non gli scribi bugiardi ed invidiosi. Loro non lo sono stati. Loro non sono stati degni.
Ha detto Giorgio Chiellini: “ Li dobbiamo ringraziare. Non hanno avuto rispetto : ci hanno toccati nell'orgoglio. Ora soffrono: noi godiamo“.
La Juventus è più forte. E diversa . Soprattutto nel non accontentarsi.
Spiega James Coburn, ne “I Magnifici Sette“ ( abbattuto da distanza siderale con un winchester un componente dalla banda di Eli Wallach ) dopo essere stato complimentato per il magnifico colpo: “ Il più brutto della mia vita : avevo mirato al cavallo “ .
“Una cosa fatta bene – sosteneva l'Avvocato – può essere sempre fatta meglio“ .
E' questo il segreto della Juventus. Un segreto custodito per generazioni: da oltre cento anni.
Sono 36: trentasei scudetti. Madama veleggia verso Capo Quaranta. Già così sono il doppio di quelli conquistati da Milano. Tutti combattuti, sudati e vinti: a differenza di altri, sul campo.