IN MEZZO AL CAMPO VIA POULSEN DENTRO LA QUALITA'?

Ceduto Poulsen, la Juventus dovrà inserire un altro giocatore nella zona nevralgica del campo. Di qualità, si spera. Perchè sbagliare è umano, ma perseverare...
12.08.2010 20:00 di Thomas Bertacchini   vedi letture
IN MEZZO AL CAMPO VIA POULSEN DENTRO LA QUALITA'?
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© foto di Francesco De Cicco/TuttoLegaPro.com

Xabi Alonso, Aquilani, Stankovic o Poulsen?
Christian Poulsen, naturalmente.

Serviva un regista, a quella Juventus targata Ranieri che al suo secondo anno in bianconero puntava a migliorarsi rispetto a quanto fatto nella stagione appena conclusa. Quella del ritorno in serie A e di un terzo posto, tutto sommato, positivo. Considerando le difficoltà iniziali nel coniugare quelli che - in realtà - erano gli obiettivi societari, quanto il campo poteva dire (e smentire) e le aspettative dei tifosi, impazienti di tornare ad ammirare la "loro" Juventus e di poter guardare, nuovamente, tutte le altre squadre dall'alto verso il basso. Proprio a centrocampo, laddove "si vincono le partite", si era deciso - in precedenza - di puntare sull'accoppiata Almiron-Tiago. Il tempo ed i fatti stabilirono che "di due non ne facevano uno".

La scelta cadde - quindi - sul giocatore danese, per un campionato che vide sì un avanzamento in classifica (2° posto), ma anche un esonero dell'allenatore a due giornate dalla fine. In onore ad un "progetto" societario che prevedeva una partecipazione comune di tutti nel momento delle decisioni importanti, ma un unico colpevole in caso di fallimento: l'allenatore.

Su Xabi Alonso, nell'estate del 2008, si scrisse (e si disse) di tutto e di più: troppo costoso e "lento", mentre i sostenitori bianconeri lo aspettavano a braccia aperte non se ne fece nulla. E ora? Gioca nel Real Madrid (via Liverpool) e si è appena laureato campione del mondo con la Spagna.

Di Aquilani "più se ne parlava, meno si faceva": eterna promessa (incompiuta) del calcio italiano, accostato ogni estate alla Juventus, il suo acquisto pareva impossibile. "Romano de Roma", come Totti e De Rossi: e chi sarebbe mai riuscito a portarlo via dalla capitale?
Il Liverpool, ovviamente. Tanto per cambiare.

Dai Reds arrivò, invece, Sissoko: panchinaro di lusso in Inghilterra, divenne in poco tempo un punto di forza di una Juventus che vedeva l'Inter sempre più lontana (in campionato e in prospettiva) e che iniziava a diventare l'ombra di se stessa. Di quella grandiosa squadra che era stata, e che difficilmente sarebbe tornata ad essere a breve. Non era un regista, il maliano, però - in mezzo al campo - serviva. Eccome.

Stankovic? In passato, da giocatore della Lazio, scelse l'Inter proprio al posto della Juventus, quando Lei era ancora una Vecchia Signora. Vinse, in quel di Milano: a tavolino e in campo. E poi cantò. Usando (anche) le parole sbagliate. E i tifosi, a cui la memoria certo non manca, nel momento di un suo possibile acquisto non dimenticarono. Se non fu un rifiuto "totale", da parte loro, poco ci mancò.

Il giocatore, adesso, è ancora a Milano, convinto di avere conquistato cinque scudetti di fila. Indossa una maglietta con uno stellone che - quando la giustizia sportiva smetterà di andare alla velocità di una Safety Car e (ri)prenderà il suo percorso - dovrebbe diventare un quadrifoglio. Quattro e non cinque.
Così come ventinove e non ventisette. O ventisettepiùdueasterischi.

Serve un uomo d’ordine in mezzo al campo, a questa Juventus. Di Sissoko si è già detto, Marchisio ha altre caratteristiche. Importanti, ma diverse. Krasic? Gioca sulla fascia, comunque niente illusioni: Abete a parte, non è Nedved. Altrimenti non si starebbe qui ad aspettare Dzeko come unico calciatore extracomunitario tesserabile.

Chi rimane, poi, nella zona centrale? Felipe Melo. Se in questi ultimi giorni di mercato e nei suoi primi allenamenti con Del Neri la testa risponderà ai comandi (e non ai "colpi") giusti, una sua conferma è ancora possibile. Verticalizzazioni simili a quella ammirata in occasione dell'assist a Robinho nella gara contro l'Olanda nel corso del mondiale sudafricano potrebbero tornare utili. Molto meno lo sarebbero le passeggiate simili a quella fatta su Robben (a terra, dopo un fallo) nel corso dello stesso incontro.

Ma il brasiliano ha altri compiti, così come Poulsen. Non è colpa del primo se il suo cartellino è stato pagato uno sproposito, così come del secondo se gli fu offerto uno stipendio (per lui) da capogiro. E se venne scelto al posto di altri.

Adesso si è voltata pagina. Fuori dal campo (in società) era tutto da cambiare. Nella rosa, qualche dubbio rimane. In mezzo al campo continua a mancare la qualità. E non solo lì: a livello generale, senza Diego ce ne sarà ancora meno.

La cessione del danese ha rappresentato, in termini strettamente economici, un'operazione comunque positiva. La speranza è quella che il giocatore che arriverà al suo posto possa avere quelle caratteristiche di cui la Juventus ha bisogno da tempo.
A proposito: è stato venduto al Liverpool. Naturalmente.