IL TERZO TEMPO - Mister Pirlo, un rischio da correre tra trasformismo e leggerezza. Sarri, addio inevitabile. La dirigenza è chiamata agli straordinari

L'azzardo di Agnelli per salvare il progetto. Sarri si è scavato la fossa durante la stagione. Paratici e Nedved fondamentali per una rosa giovane e all'altezza
11.08.2020 11:30 di  Luigi Risucci   vedi letture
IL TERZO TEMPO - Mister Pirlo, un rischio da correre tra trasformismo e leggerezza. Sarri, addio inevitabile. La dirigenza è chiamata agli straordinari
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

La sfida al Lione è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Un vaso colmo di rimpianti, finali perse malamente, un gioco sempre atteso e mai arrivato, un’alchimia mai scattata tra Sarri e lo spogliatoio. Non c’è più la Juve di Sarri, ma forse non c’è mai stata. Un feeling mai scattato tra il tecnico ex Chelsea e l’ambiente bianconero, frutto di una forzatura voluta dalla dirigenza (ansiosa di voler rompere col passato allegriano) che questa volta ha sparato a salve, sia per la scelta in panchina che per alcuni uomini di campo non rivelatisi all’altezza. Il dietro-front (Paratici dixit) è maturato nel corso della stagione e solo un clamoroso quanto insperato exploit europeo avrebbe potuto cambiare le carte in tavola.

La Juventus ha sempre pensato col cervello di un’azienda, mettendo da parte le ragioni del cuore, tanto da esonerare per il secondo anno di fila il tecnico campione d’Italia. Si è già detto che questo più degli altri è stato lo scudetto dei demeriti altrui: avversari incapaci di approfittare di una Juve insolitamente perforabile in difesa (43 gol subiti in A, addirittura 54 in stagione) capace di perdere sette partite in campionato, di regalare due finali, di essere eliminata dalla Champions dal modesto Lione di Rudy Garcia. L’ex tecnico della Roma ha giustamente esultato in conferenza, memore delle batoste prese alla guida dei capitolini, ed ha vinto attraverso quella tattica ed organizzazione apprese in Italia, contro la squadra che più di ogni altra ne era stato l’emblema. Un paradosso, indice del fatto che cambiare fosse urgente, per non rischiare di correre ai ripari nel corso della prossima stagione, ormai alle porte.

Pirlo è stata una sorpresa per tutti, per il “Maestro” in primis. La personalità e la classe del bresciano non potevano farlo desistere dall’accettare una sfida così affascinante e carica di responsabilità. È passata la linea del presidente Agnelli, che aveva digerito male certe dichiarazioni del suo (ex) tecnico (continue lamentele in stile Napoli, parole al miele per la sua ex squadra dopo la Coppa Italia persa), tanto da buttarlo giù dalla torre, salvando uno staff dirigenziale non esente da colpe. Un rischio, ma anche una sfida carica di fascino, quello che i bianconeri corrono affidandosi ad un tecnico senza esperienza in panchina e che solo dieci giorni prima era stato presentato per guidare la compagine Under-23. Andrea ha stile Juventus, appartenenza, la stima dei calciatori e può portare una ventata di entusiasmo in un gruppo che ha la pancia piena di scudetti e che necessita di svecchiarsi. A proposito, Paratici e Nedved dovranno fare gli straordinari per consegnare una rosa all’altezza delle ambizioni societarie e al contempo abbassare sensibilmente la soglia della carta d’identità del gruppo. Il restyling dovrà essere profondo ed accurato e richiede le mani di un chirurgo attento e meticoloso.

Arthur e Kulusevski ringiovaniranno la mediana, il reparto che più ha sofferto durante l’anno. Pellegrini quasi certamente rientrerà a sinistra, per dare spinta ad una fascia logora ed ormai priva di spinta offensiva. Certi partenti Higuain, protagonista di una involuzione tanto celere quanto rovinosa, e Khedira, ormai ostaggio dei suoi muscoli di cristallo. Matuidi è già in odore di MLS, mentre restano in bilico le posizioni di Douglas Costa, De Sciglio, Bernardeschi e Ramsey, tra i peggiori interpreti stagionali per discontinuità. Serviranno un altro terzino, almeno un altro centrocampista e due attaccanti, con priorità per un centravanti degno di questo nome. Si rincorrono, frenetici, i nomi in un mercato che si preannuncia pazzo e scoppiettante, in cui il pacchetto dirigente è chiamato a lavorare bene e in fretta.

Il Pirlo giocatore è stato apprezzato ed ammirato da tutti mentre del tecnico si sa poco e niente, ma un insegnamento potrà trarlo dall’esperienza del suo predecessore: la Juventus non è un posto per i talebani della tattica, occorre reinventarsi e cambiare nel corso della stagione e durante le partite. Mischiare le carte per confondere gli avversari, sorprenderli, stimolare i calciatori attraverso compiti e ruoli nuovi. Proprio come successe a Pirlo da calciatore, quando da trequartista venne reinventato metronomo da Mazzone, dando il via ad una carriera leggendaria. Tutto il contrario di quanto visto quest’anno, in una squadra ingabbiata dalla rigidità degli schemi ed interpreti inibiti dai compiti tattici. Un azzardo o una scommessa riuscita? Un anno di transizione o una crescita attraverso i giovani? Sono tanti gli interrogativi che si pongono in vista dell’imminente nuova stagione. Andrea Pirlo ha una missione: trasformare i timori in entusiasmo, correndo i rischi che solo i temerari capaci di pensare in maniera rivoluzionaria sono pronti ad affrontare. In bocca al lupo, mister!