A tutto Montero: "I segreti di Lippi, l'addio alla Juve, la pressione di Sarri e il triplete". E si confessa: "Non mi pento delle espulsioni. Sullo striscione dei tifosi granata..."

La redazione di TuttoJuve.com ha contattato telefonicamente, in esclusiva, l'ex centrale di difesa bianconero ed attuale guida tecnica della Sambenedettese, Paolo Montero, per parlare del mondo Juve e non solo:
Come sta andando la tua esperienza nelle Marche?
"Sono molto felice di allenare la Sambenedettese, mi trovo benissimo con la società, i ragazzi e la città. Questa esperienza mi sta permettendo di crescere dal punto di vista della mia carriera da allenatore, perché in Italia mi sto confrontando con un calcio come la Serie C che non è così semplice come sembra da fuori".
Spesso viene sottovalutato, ma in effetti non è un campionato semplice.
"E' vero, ci sono dei bravissimi giocatori e le squadre sono molto attrezzate. Tra l'altro il nostro è il girone più competitivo, all'interno ci sono formazioni blasonate come Cesena, Padova, Modena, Piacenza, Reggiana, Vicenza che ho affrontato da calciatore con le maglie di Atalanta e Juventus. E anche gli allenatori sono esperti e competitivi, ho modo di apprendere molto da loro".
Qualche settimana fa, al tuo ex allenatore Lippi, ho fatto notare che quasi tutti i suoi ex calciatori sono diventati grandissimi tecnici. E' stato così influente nella tua carriera di oggi?
"Sì, mister Lippi è stato molto influente. Lui ha ispirato i miei ex compagni di squadra, così come Pirlo e Cannavaro che lo hanno avuto in nazionale. Diciamo che il 70% dei suoi ex giocatori sono diventati allenatori, credo che un motivo ci sarà. Dal punto di vista personale, ho cercato di rubare il più possibile i loro metodi e le loro strategie. Ho fatto lo stesso con Carlo Ancelotti, che già alla Juve dimostrava di essere molto bravo".
Quali sono i metodi e le strategie che hai cercato di rubare a loro?
"Prima di tutto, come si gestisce lo spogliatoio. Cerco di comportarmi esattamente come facevano loro, applicando onestà, sincerità e parlando schiettamente in faccia. Il mio credo è quello di imporre il gioco, esattamente come facevano loro. Tra l'altro mister Lippi è stato il tecnico che più ho avuto nella mia esperienza italiana. E c'era un'altra cosa che mi ha sempre colpito: trasformavano le cose difficili in semplici. Lì sono ancora sulla via dell'apprendimento (sorride ndr)".
Passando al Montero calciatore, c'è un centrale della Juve di oggi con cui vorresti giocare?
"La difesa della Juve è composta dal giusto mix di esperienza e gioventù. A me sarebbe piaciuto giocare con Bonucci e Chiellini, negli ultimi dieci anni hanno fatto la storia del club e non soltanto per le vittorie ottenute. Ho la fortuna di conoscere Giorgio (Chiellini ndr), ma anche Bonucci è un uomo diretto che incarna perfettamente lo stile della 'Vecchia Signora'. Hanno tutti una mentalità vincente, quando si vince significa che ci sono grandi spogliatoi composti da grandi uomini".
E quale è stato il tuo avversario più difficile da marcare?
"Ricordo di aver vissuto una brutta domenica marcando Montella, fui anche espulso in quel match di Genova contro la Sampdoria. Onestamente mi sento molto fortunato perché in Italia ho incontrato i più forti al mondo, nella mia permanenza in Serie A ci sono stati tantissimi palloni d'oro: da Van Basten, Gullit, Baggio, Zizou fino ad arrivare a Cannavaro nel 2006. Persone come Maldini, Del Piero e Baresi non lo hanno mai vinto, mi sono sempre chiesto come mai e non ho mai trovato una risposta. Senza dimenticare che in quel periodo i sudamericani non potevano ambire al premio, c'erano Maradona, Careca e Zico. Mamma mia, di che parliamo (ride ndr)".
Hai raccontato di esser stato vicino all'Inter prima di arrivare alla Juve. Ti sei mai chiesto come sarebbe stato giocare per i nerazzurri? Ad esempio quell'episodio Iuliano-Ronaldo lo avresti vissuto dall'altra parte.
"Sinceramente non so che cosa rispondere, perché non esisterà mai una controprova. La mia fortuna è stata che sono stato chiamato da Lippi e Moggi, era nel periodo in cui la Juventus aveva terminato il suo campionato e stava preparando la finale di Champions. Non avevo parlato con l'allenatore dell'Inter ma solo con i dirigenti che erano Mazzola e Facchetti, ma a far la differenza è stato il contatto avuto con Lippi. Poi conoscete tutti come è andata a finire".
Infatti è iniziata così la tua avventura in bianconero, quale è il ricordo a cui sei più legato?
"La cosa più bella che mi porto della Juventus è lo spogliatoio, pagherei per ritornare indietro anche soltanto un minuto. Era molto più importante di una partita, c'erano grandi uomini".
Provo ad entrare in tackle: peggio aver perso quei due scudetti a panaggio delle romane oppure le tre finali di Champions?
"Dopo che hai vinto cinque campionati, la delusione più grande è la Champions. Quella squadra lì era forte e meritava di vincerne ancora, la bravura di Lippi fu ancor più accentuata dall'esserci riuscito non con la stessa rosa. Era tanta roba. Poi ci fu anche quella col Milan, purtroppo è mancato Pavel".
A Manchester giocasti in un ruolo inedito, a distanza di anni ti va di raccontare l'episodio?
"Accettai molto semplicemente la scelta del mister. Poi Igor (Tudor ndr) si strappò e tornai a giocare centrale, decisamente molto meglio perché non stavo giocando benissimo da terzino".
Sei stato adorato dalla tifoseria e lo sei tutt'ora, nonostante in campo spesso venivi espulso per condotta violenta. Se potessi tornare indietro, cercheresti di cambiare quegli episodi negativi come il pugno a Di Biagio?
"No, non mi pento di niente. Non l'ho mai raccontato perché sono situazioni che nascono e muoiono in campo, ma ogni volta che ho reagito era per provocazioni ricevute. Non è che Paolo Montero impazzisce così senza motivo. Le persone non cambiano, però magari modificare certe cose sì.Il rapporto con la tifoseria era bellissimo, con me sono sempre stati molto rispettosi. Torno sempre con molto piacere a Torino, ho alcuni amici che vedo spesso con cui vado a mangiare. Avevo intenzione di trasferirmi a Torino nel mese di gennaio, ma prima è arrivata la chiamata del direttore sportivo Pietro Fusco e ho accettato di trasferirmi a San Benedetto del Tronto con la mia famiglia che mi ha raggiunto da poco".
Sappiamo che nel periodo trascorso in bianconero, c'era qualche grande club che ti voleva. E nonostante ciò, sei sempre rimasto al fianco della Vecchia Signora. Perché, poi, si concluse la tua avventura nel 2005?
"Quando è andato via Zizou effettivamente con il Real Madrid avevano parlato anche di me, ma Moggi non mi ha lasciato andare via. Nel 2005 ero in scadenza di contratto, con Capello avevo giocato molto poco e lui aveva deciso di puntare sul croato Kovac. Era stato scelto un altro giocatore, per questo non mi è stato rinnovato il contratto. Avevo già 33 anni, dall'ottica dell'allenatore - ora che lo sono - può succedere di non vederlo più. Non ho mai avuto nulla contro nessuno, fa parte della vita di questo sport".
Attualità: come hai giudicato la Juventus fino allo stop dovuto dalla pandemia "Covid-19"?
"La Juventus era in crescita, l'ultima partita l'ha vinta molto bene contro l'Inter. Si vedeva che i calciatori stavano apprendendo di più le nozioni del loro allenatore, del tutto nuove rispetto al suo predecessore. Bisognerà capire ora come si riprenderà, non so come faranno le società e i loro staff a pianificare gli obiettivi che si stavano giocando prima dello stop. Ci sarà un protocollo da rispettare, occorrerà in tal senso rispettare tutte le norme igienico-sanitarie, le distanze, e sia i campi e sia gli spogliatoi dovranno essere a norma. Non so, con molta onestà, come si riprenderà a giocare".
Sei titubante sulla ripresa, ma nel momento in cui lo si farà come vedi la Juve?
"Molto bene, per me questa squadra possiede le capacità per vincere tutti i trofei a cui sta partecipando. Compresa la coppa dalle grandi orecchie".
Leggendo le tue vecchie interviste, si percepisce una forte stima che provi nei confronti di Sarri. Che cosa pensi delle sue ultime parole rilasciate al canale ufficiale bianconero? Lui parlava di come è difficile vivere in questo mondo dove sei sempre attaccato. E te lo conosci molto bene da ex calciatore.
"Vivevo i fischi e gli insulti un po' il secondo piano, anche perché i protagonisti della Juve reduce dalla vittoria in Champions erano Del Piero, Deschamps, Peruzzi. Erano loro a ricevere le parolacce peggiori, esattamente come capitava nel mio secondo periodo a Buffon e Nedved. Dal punto di vista dell'allenatore non deve esser facile gestire questo stress, specialmente perché ad ogni vittoria ti dicono che hai rubato o altre cose del genere. Ricevi non soltanto le critiche dai tuoi tifosi o dai giornalisti vicini alla squadra, ma da tutta Italia. Però la Juve ti dà riconoscenza a livello mondiale, oggi Sarri è riconosciuto ovunque vada. Per allenare questo club devi avere molta personalità e ascoltare il meno possibile, in Uruguay si dice 'un mondo chiuso con la tua gente'".
A proposito di Buffon, hai visto che sta rinnovando per l'ennesimo anno?
"Sì, ho letto questa notizia (sorride ndr). Fa veramente bene, l'importante è aver voglia di continuare".
Che cosa pensi di Rodrigo Bentancur? Hai cambiato idea rispetto all'ultima volta che ci siamo sentiti?
"No, sostengo sempre che abbia le capacità per rimanere a lungo nella Juve. Con Sarri, sta diventando un giocatore polivalente che può giocare in diverse zone del campo. Ha fatto benissimo davanti alla difesa al posto di Pjanic, non ha sfigurato nemmeno come mezz'ala alla Marchisio. Sta aiutando tantissimo la squadra. Nelle ultime partite che l'ho visto come regista, mi ha sorpreso davvero tanto. Questo ragazzo sta maturando e crescendo molto velocemente. E quando hai campioni intorno a te, più giochi e più diventi forte. Lo dico sempre ai miei figli: devi sempre confrontarti con i migliori, solo così puoi diventare bravo".
Una curiosità: come mai i tifosi del Torino coniarono lo striscione "Montero gioca con voi ma esce con noi"?
"E' una falsità, non sono mai uscito né con tutta la curva e né tantomeno con i capi ultrà del Torino. Frequentavo solo Tati Barno e Steve Deregibus, due tifosi granata conosciuti tramite l'amico tifosissimo bianconero Luca Melis, incontrati una sera durante una cena. Si è creato un bellissimo rapporto con quest'ultimo, tanto è che lui è stato spesso in Uruguay negli ultimi anni ed io sono il padrino di suo figlio. E' una storia che si erano inventati solo per creare caos e danneggiarmi psicologicamente".