CHIUSO UN CAPITOLO, ORA SE NE APRE UN ALTRO

23.05.2011 21:45 di Thomas Bertacchini   vedi letture
CHIUSO UN CAPITOLO, ORA SE NE APRE UN ALTRO
TuttoJuve.com
© foto di Alberto Fornasari

Andrea Pirlo saluta il Milan con le lacrime agli occhi, e va ad abbracciare una Vecchia Signora che negli ultimi tempi ha fatto soltanto piangere i suoi tifosi.
Nella serata che avrebbe dovuto sancire il passaggio di consegne tra Del Neri e Mazzarri, in curva Scirea campeggiava lo striscione profetico "Antonio Conte il nostro allenatore".

Per il resto, Juventus - Napoli ha riproposto scenari visti più volte quest’anno: Del Piero che predica nel deserto, una marcatura ad opera di Matri, una squadra nuovamente incapace di non subire goals (soprattutto in casa: con trentuno reti al passivo è stata la peggior difesa del campionato tra le mura amiche), Chiellini che dimostra maggiore incisività in attacco rispetto ad alcune insicurezze in fase difensiva.

Va da sé che Buffon è riuscito a limitare i danni e che il Palermo, perdendo in casa contro il Chievo, non ha sfruttato l’occasione per superare i bianconeri in classifica: da settimi, così come si erano piazzati anche lo scorso anno, sarebbero scivolati in ottava posizione. Come dire: di male in peggio, senza che comunque ne potesse venire stravolto il senso della stagione.

E’ stata la settimana delle sfuriate dirigenziali in casa juventina, preannunciate domenica scorsa dopo la sconfitta di Parma, laddove Madama ha buttato al vento l’occasione di giocarsi (concretamente) sino all’ultima giornata la qualificazione alla prossima Europa League. Del Neri aveva già le valigie in mano prima ancora che l’arbitro fischiasse l’inizio di quella gara; alla sua conclusione, il bersaglio delle loro critiche si è poi spostato sui giocatori, così come era già accaduto in passato.

Dopo la disfatta di Lecce (20 febbraio), infatti, Andrea Agnelli aveva tuonato una prima volta contro i calciatori ("Dopo la gara non si sono nemmeno dovuti fare la doccia"); lunedì scorso ha quindi completato l’opera: "C’è tanta delusione perché alla fine di questo campionato è emerso che una serie di giocatori arrivati non hanno capito cos’è la Juventus e i giocatori che avevamo lo hanno dimenticato". Si tratta dello stesso concetto espresso poche ore prima (al "Salone Internazionale del Libro" di Torino) da Pavel Nedved, che nel frattempo promuoveva a pieni voti Antonio Conte nella sua nuova versione da allenatore.

E così, mentre ieri mattina lo stesso presidente bianconero puntava il mirino verso la Figc per la lentezza mostrata in merito all’esposto presentato più di un anno fa (10 maggio 2010) con la richiesta di revoca dello scudetto assegnato all’Inter nel 2006, in tarda serata Del Piero sintetizzava con poche parole, chiare, il perché di un’annata disastrosa: "Le difficoltà sono state superiori alle nostre capacità in campo".

La stagione è finita male, proprio così come era iniziata. La sconfitta patita a Bari portava con sé un presagio per nulla piacevole: soltanto nel lontano 1982 Madama aveva perso alla gara d’esordio in serie A. A partire dall'inizio del 2011 è riuscita ad abbattere i principali record negativi che le erano sfuggiti lo scorso campionato.

In quella Juventus di ventinove anni fa giocavano sei calciatori italiani che si erano appena laureati campioni del mondo in Spagna, oltre ai fuoriclasse Platini e Boniek. Quando si parla di "made in Italy" bisogna considerare anche la qualità, oltre alla carta d’identità. E gli stranieri, quando vengono chiamati ad integrare una rosa di giocatori nostrani, devono possedere quel qualcosa in più che giustifichi il loro arrivo sotto la Mole.

Allontanati Camoranesi, Diego, Giovinco e Trezeguet, è venuta poi a mancare quella tecnica all’interno della rosa a disposizione di Del Neri andata perduta con le loro partenze.
"I grandi giocatori vengono sostituiti con grandi giocatori, al Milan è sempre così", diceva sabato scorso Allegri, rispondendo ai dubbi dei tifosi milanisti sulla prossima campagna acquisti della società rossonera.
Accadeva anche alla Juventus una cosa simile, sino al 2006.

La Vecchia Signora è rimasta nuovamente fuori dai margini del calcio che conta e adesso, dopo l’ennesimo fallimento, vede aumentare il gap che la distanzia dagli altri club italiani.
Poco importa il margine da recuperare verso quelli europei, dato che il prossimo anno potrà misurarsi con quelle realtà soltanto attraverso la disputa di qualche amichevole.

Svuotato il sacco delle cose negative, adesso è arrivato il momento di riprovare a "costruire". Andrea Pirlo sarà il primo mattone della nuova casa bianconera: sul talento non si discute, così come sulla personalità.
Il campo dirà se l’opportunità di prenderlo a costo zero e puntare (anche) su di lui per il nuovo centrocampo juventino si sarà rivelato un affare.
Dato il benvenuto all’ex rossonero, si attende ora l’arrivo dei fuoriclasse promessi dal club ai suoi sostenitori. Di Pazienza, ora, è rimasto solo il nome dell’altro (probabile) nuovo acquisto juventino.