Marotta vola a Monaco: Douglas Costa quasi bianconero, ma serve lo sconto. Bernardeschi e la sindrome del nuovo Baggio, a centrocampo un colpo da 90 per cambiare questa Juve

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
11.07.2017 00:00 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
Marotta vola a Monaco: Douglas Costa quasi bianconero, ma serve lo sconto. Bernardeschi e la sindrome del nuovo Baggio, a centrocampo un colpo da 90 per cambiare questa Juve

"Siamo in trattative concrete con la Juventus per Douglas Costa". Apriti cielo, si vede che il caro vecchio Rummenigge è tedesco. Noi qui siamo a contenderci una mezza frase, un'indiscrezione a denti stretti; un pilatesco "è uno degli obiettivi, è un giocatore molto bravo" ci fa sobbalzare dalla sedia. Lui va tomo tomo in conferenza stampa e spara un'apertura del genere: non si fa, poi di che parliamo? Scherzi a parte, il buon vecchio Rummenigge il calcio italiano l'ha frequentato e lo conosce: le trattative sono vere, è altrettanto vero che in questo momento è il Bayern a voler chiudere l'affare. Il brasiliano, d'altra parte, non è considerato prioritario nel progetto tecnico di Ancelotti e 40-50 milioni di euro (46 tra prestito e riscatto) per la sua cessione fanno parecchio gola in Baviera. Di questo, ad approfittarsene dovrebbe essere la Juve: se hai più forza contrattuale, la usi. Douglas Costa, per ora, mi convince a metà: ottimo giocatore, per carità, bel dribblomane, sia pure, ma alza di poco il valore complessivo della squadra. Se vendi Cuadrado e prendi Douglas Costa, nel complesso ti rinforzi, ma a quelle cifre il gioco può non valere la candela: visto che è il Bayern a premere sull'acceleratore, la richiesta di uno sconto non sarebbe fuori luogo. Vedremo, fatto sta che domani Marotta vola a Monaco e le trattative diventeranno ancora più concrete. Rischio di depistaggio? Minimo, ma c'è: se a Monaco viaggiasse Marotta e Paratici andasse da un'altra parte, gatta ci coverebbe.

Il brasiliano, al momento, è comunque l'obiettivo più immediato. Il suo arrivo escluderebbe quello di Danilo, con il cui entourage la Juve pure ha parlato nei giorni scorsi, magari (leggi: si spera) in favore di un terzino italiano. Meglio Darmian di De Sciglio, ma di poco e poi sono opinioni. Peraltro, potrebbero arrivare entrambi. Tornando a Douglas Costa, il suo innesto per qualcuno esclude anche quello di Federico Bernardeschi e per qualcun altro no. Sul ragazzo di Carrara apriremo un capitolo a parte più avanti, nel frattempo il discorso, più che sugli uomini, va concentrato sui numeri e sulle necessità. Il modulo, nel calcio moderno, conta fino a un certo punto: Guardiola lo pesca la mattina da un bussolotto, Zidane mette in campo i suoi undici uomini migliori e poi sono cavoli loro, Mourinho passa con disinvoltura dal 5-4-1 all'1-4-5. Allegri, da questo punto di vista, non è molto diverso: la sua Juve ha un'idea di gioco, non uno schema predefinito e immutabile. Siccome però noi siamo meschini e ci divertiamo a giocare coi moduli, questa certezza inossidabile che la Juve viva per sempre di 4-2-3-1 lascia un po' il tempo che trova. I nomi che circolano fanno pensare più che altro a un 4-3-1-2 o 4-3-2-1: un modo per riavvicinare Dybala alla porta, per alzare il tasso tecnico del centrocampo (che continuo a pensare sia il reparto dove piazzare il colpo "alla Higuain"), uno schema per far coesistere Bernardeschi e Douglas Costa, che nel 4-2-3-1 si contenderebbero il ruolo di trequartista destro, più confacente al secondo che al primo.

 

Arriviamo all'Intermezzo su Bernardeschi, in cui leggerete un sacco di nomi altisonanti. Il ragazzo, nel racconto mediatico che si fa di lui, pare affetto dalla sindrome del nuovo Baggio. I presupposti, a prima vista, ci sarebbero pure: numero 10 della Fiorentina, destinato alla Juventus (finché non va da un'altra parte, rimango convinto che alla fine sarà così). E però Bernardeschi, di Baggio, ha poco. O meglio, ha qualcosa: il talento, ma lo ha in versione ridotta. Traditi da un paio di generazione perse (quella di Cassano e poi quella di Balotelli), in Italia da qualche anno ci affanniamo alla ricerca di un talento che non per forza deve esserci, illudendoci di trovarlo anche quando di quel talento vi sono solo briciole. I fenomeni, invece, nascono una volta ogni tanto, nel senso di tanti anni. Segue lista di nomi altisonanti: nella sua storia, il Brasile ha avuto Pelé, Garrincha, Ronaldo e Ronaldinho. L'Argentina Di Stefano, Sivori, Maradona e Messi. La Francia Platini e Zidane, il Portogallo Eusebio e Cristiano Ronaldo. L'Olanda ha avuto Cruijff e Van Basten, ma ci ha vinto pochissimo. La Spagna Gento, Iniesta e in parte Raul, che però in nazionale non ha vinto. La stessa Germania non ha mai avuto un giocatore offensivo che fosse il migliore al mondo, forse solo Müller (Gerd), ma ha vinto quattro mondiali. L'Inghilterra urla ogni giorno alla next big thing e per vincere qualcosa si è dovuta inventare un gol fantasma. L'Italia, da questo punto di vista, è quasi un'eccezione: abbiamo avuto Meazza, Mazzola, Rivera, Riva, per qualcuno Antognoni e per qualcun altro Conti. Poi negli anni '90 è arrivata una generazione e mezza clamorosa: di fila, Baggio, Del Piero e Totti. Siamo stati abituati bene e pensiamo che avere un fenomeno lì davanti sia naturale, sia dovuto: non è così. Morale della favola: Bernardeschi è un ottimo giocatore, a mio modesto giudizio molto sottovalutato sia a Firenze che in altre parti d'Italia, ma con buone probabilità non è un fenomeno. Non è Baggio e non è giusto dargli questo fardello; ciò non vuol dire che non possa essere utile alla causa. È, dopo Verratti, il miglior giocatore italiano dal centrocampo in avanti. E i migliori giocatori italiani, di solito, passano dalla Juventus. 

 

Il nome di Verratti, per chiudere, è casuale ma non troppo. Il regista del PSG, salvo colpi di testa, è un obiettivo irraggiungibile, tra le resistenze dei francesi e il pressing del Barcellona. Pazienza, anche se trovo assurdo che il miglior giocatore d'Italia non abbia mai esordito in Serie A. Però rappresenta il livello di innesto che servirebbe a centrocampo: non un buon giocatore, come può essere il Matuidi della situazione, ma un campione assoluto. Di Modric hanno scritto ottimi colleghi, ma finché non vedo non credo e per ora vedo poco, quindi sospendo il giudizio. A Roma, lo leggevate qualche tempo fa da queste parti, c'è un giocatore parecchio scontento: si chiama Radja Nainggolan e gli ultimi indizi social vanno in una certa direzione. L'Inter, per tante ragioni, in primis perché ne ha più bisogno, ha più possibilità. Un pensierino, però, ce lo farei.