La Juventus deve doppiare Capo Horn. Le visioni differenti di Chiellini e Modesto, il preferito è Spalletti... che però chiede due anni e mezzo di contratto

La Juventus deve doppiare Capo Horn. Le visioni differenti di Chiellini e Modesto, il preferito è Spalletti... che però chiede due anni e mezzo di contratto
Oggi alle 00:10Il punto
di Andrea Losapio

Doppiare Capo Horn è un'impresa quasi leggendaria. Perché l'incontro fra l'Oceano Atlantico e il Pacifico, a sud delle Americhe in acque territoriali cilene, è il più grande cimitero navale di tutti i tempi. Condizioni avverse, grandi tempeste, iceberg, venti gelidi. Magari l'Olimpico di Roma non si presentava così domenica sera ma lo è diventato per Igor Tudor, esonerato ieri mattina dalla Juventus, per decisione della proprietà dopo la sconfitta contro la Lazio. "Juventus Football Club comunica di aver sollevato Igor Tudor dall’incarico di allenatore della Prima Squadra maschile - si legge nella nota ufficiale - con lui il suo staff composto da Ivan Javorcic, Tomislav Rogic e Riccardo Ragnacci. La Società comunica inoltre di aver affidato momentaneamente la guida a Massimo Brambilla che mercoledì sera siederà sulla panchina in occasione del match Juventus-Udinese. Il Club ringrazia Igor Tudor e tutto il suo staff per la professionalità e la dedizione dimostrate in questi mesi e augura loro il meglio per il futuro professionale". 


Un'opportunità maturata al termine di una striscia record nella sua negatività, con cinque pareggi e tre sconfitte consecutive, un gioco latitante, alta tensione nello spogliatoio, alibi ricercati in arbitri e calendari, una vetta che dista sei punti e la sensazione di dovere intervenire subito per recuperare il timone e cercare di salvarsi dalle onde che continuano a infrangersi a prua, rischiando di ribaltare la nave. Il problema è proprio questo, la stabile instabilità data da Allegri per tre annate - causa risultati discreti e ingaggio altissimo - non esiste più. È stata ricercata dando pieni poteri a Cristiano Giuntoli e Thiago Motta, fallendo dopo ventinove giornate e due defezioni eclatanti con Fiorentina e Atalanta, più l'eliminazione con il poi retrocesso Empoli in Coppa Italia. Ora la barra è tutt'altro che dritta ed è anche complicato trovare chi possa recuperarla, perché lo scoglio da superare è rappresentato dalle richieste di chiunque abbia un curriculum lungo, pur con pregi e difetti: Giorgio Chiellini vorrebbe un uomo di esperienza, con Roberto Mancini che chiede un progetto di diverse stagioni, mentre il preferito Luciano Spalletti vuole un accordo fino al 2028 e due anni e mezzo sono un'enormità in questo preciso momento storico. La qualificazione alla prossima Champions League è l'obiettivo minimo per non rischiare un ridimensionamento, ma l'attuale andamento è da metà classifica, nulla di più.


Così l'altra pista possibile porta a Raffaele Palladino, svincolato dopo l'anno alla Fiorentina. Una questione di opportunità, una scommessa, perché sarebbe alla prima esperienza in una società al top in Europa (o perlomeno vorrebbe esserlo) e sarebbe messo in discussione praticamente subito. Convinto François Modesto, che lo ha avuto al Monza e che ne è principale sponsor, tutto passa in secondo piano quando si parla di contratto, perché accetterebbe un accordo fino al 30 giugno del 2026, con opzione automatica al raggiungimento di determinati risultati sportivi - non è complicato capire quale - e lascerebbe Damien Comolli con le mani libere per un (altro) anno zero nella prossima estate. Si tratta di scegliere una strategia che possa essere vincente, perché se il vascello Juve è in preda a raffiche paragonabili ai "Quaranta ruggenti" e ai "Cinquanta urlanti" (i venti tra il quarantesimo e il sessantesimo parallelo sud, Capo Horn appunto) è anche per una mancanza di visione a medio-lungo termine.