La Juve è una polveriera! Quante false partenze, poi quante vittorie: storia di giudizi affrettati. Sarri, il vero dubbio è sull’alternanza. La parola finale al campo: dice due su due

Sei punti su sei, eppure c'è chi vede l'ambiente Juve in crisi. A Sarri, a De Ligt, ai bianconeri, va dato tempo di adattarsi al nuovo corso. E intanto vincono
10.09.2019 01:45 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
La Juve è una polveriera! Quante false partenze, poi quante vittorie: storia di giudizi affrettati. Sarri, il vero dubbio è sull’alternanza. La parola finale al campo: dice due su due
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La Juve è una polveriera, l’ambiente Juve è già in crisi. Dopo due vittorie in due partite, un precampionato svolto nell’ultima parte senza il contributo del tecnico per i noti problemi accusati da Sarri, l’infortunio di Chiellini che è andato a rendere più complicato l’avvio di stagione. Siamo un po’ al paradosso, se leggiamo in giro che la Juve sia una pentola a pressione pronta a scoppiare da un momento all’altro. E non lo diciamo per partigianeria: chi scrive ha criticato in maniera anche pesante l’ultimo periodo di calciomercato del ds Paratici, sia su queste pagine che su TMW. Però bisogna essere oggettivi. 

Guardiamo al recente passato. Conte arrivò dopo due settimi posti consecutivi. Allegri tra le uova. Poi, un paio d’anni dopo, sembrava pronto al disastro annunciato in un inizio di stagione disastroso. Sappiamo tutti come è andata a finire, sempre, da otto anni a questa parte. Che Sarri avesse bisogno di tempo, non è una grande scoperta. Che potesse esservi qualche fiato di troppo legato al suo passato al Napoli, altrettanto. Arrivare al definire la Juve un ecosistema al punto di collasso è a dir poco eccessivo. Perché tante volte è partita nelle difficoltà e ne è sempre uscita avanti a tutti. 

Ci sono dei problemi, questo sì. Alcuni creati in casa: per esempio Dybala e Bernardeschi sono le due grandi incognite di questa prima parte di annata. L’argentino è stato sostanzialmente sfiduciato e ora dovrà cogliere qualsiasi occasione per rubare spazio a un Higuain in forma strepitosa per quanto visto finora. L’italiano era partito come pupillo di Sarri e ora sembra essere indietro nelle gerarchie del toscano e di Martusciello. Sono problemi, siamo pronti a scommetterci, che qualsiasi altro allenatore al mondo vorrebbe avere. 

Caso diverso è quello legato a Emre Can. A volte pare che i calciatori cadano dalle nuvola. Sicuramente non capitano da queste parti, perché lo abbiamo scritto in lungo e in largo che il problema dei posti in lista Champions ci sarebbe stato, non ci voleva un grande profeta per indovinare cosa sarebbe successo. Se poi la società abbia difettato a livello di comunicazione nei confronti del tedesco è un altro conto: non possiamo saperlo. Di sicuro lui ha rifiutato le aperture all’eventuale cessione, eppure avrebbe potuto capire l’antifona. Resta una risorsa, e per la Juve sarà fondamentale valorizzarlo al meglio. Anche perché, ma qui entriamo nel modesto parere di chi scrive, non vale meno di altri centrocampisti in rosa.

Il vero interrogativo su Sarri, più di tutte le fesserie legate al sarrismo, al palazzo, al potere e al sarriball, è la sua capacità di variare gli interpreti. A Napoli non l’ha fatto ma non poteva farlo, perché di giocatori veri ne aveva 13-14 e quelli bene o male li ha ruotati per tenere il passo dei bianconeri. Al Chelsea l’abbiamo visto troppo poco per poterlo valutare. Ora dovrà dimostrare che anche la capacità di gestire una rosa ampia, qualità dei grandi allenatori, è nelle sue corde. Più del bel gioco, è la sua vera sfida. Quanto a De Ligt: resta un grandissimo colpo, un investimento magnifico. Anche qui: lo abbiamo criticato, dopo l’esordio. Non si poteva fare altrimenti. Ma da una partita non si può giudicare un acquisto, una stagione, una carriera. Deve ambientarsi, adattarsi al calcio italiano e alla Juve. Un po’ come Sarri e la Juve devono adattarsi a vicenda. La parola finale, però, è sempre del campo. E per ora recita sei punti su sei, con un big match vinto. Vincere non era l’unica cosa che conta?