La fatal Verona di Sarri. Vincere non è mai stato scontato. Senza risultati, il gioco non interessa a nessuno. Il centrocampo è diventato il tallone d’Achille della Juve. VAR, un bel tacer mai fu scritto

11.02.2020 00:15 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
La fatal Verona di Sarri. Vincere non è mai stato scontato. Senza risultati, il gioco non interessa a nessuno. Il centrocampo è diventato il tallone d’Achille della Juve. VAR, un bel tacer mai fu scritto
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Se Verona sarà stata davvero fatale, lo scopriremo tra qualche tempo. Non per l’avventura di Maurizio Sarri in bianconero, sia chiaro: la Juventus del ciclo d’oro non esonera un allenatore, tanto meno a stagione in corso. Quindi, a meno di disastri (e francamente pare eccessivo pronosticarne), il partito crescente dei pro-Allegri rimarrà deluso. Fatale potrebbe esserlo per lo scudetto, perché a fine stagione anche un punto farà la differenza e quella contro la squadra di Juric è una sconfitta arrivata in apertura di un ciclo critico, in cui a stretto giro di posta si giocheranno diversi scontri diretti. Più la Coppa Italia e la Champions League: arrivare col fiato corto a tutto questo non è proprio il massimo. Guardando il bicchiere mezzo pieno, invece, meglio perdere ora a Verona e capire il prima possibile che qualche problema c’è.

Tra gioco e risultati, in fin dei conti, c’è l’equivoco di sempre: pensare che il primo possa prescindere dai secondi. Se vinci sei bravo, se perdi no: forse lo sta capendo anche Sarri, che d’altra parte siamo sicuri non abbia mai voluto perdere, altrimenti sarebbe rimasto in banca. Al momento, stenta il primo e i secondi arrivano a corrente alternata. Altra precisazione: qui non troverete attacchi durissimi né al tecnico né alla società. Perché la Juve è così: se la chiami scarsa, in quattro partite azzanna la concorrenza e devi tornare dai tuoi lettori col capo cosparso di cenere. Meglio evitare, chiarire che questa squadra resta superiore alle altre e che ora come ora non si sta esprimendo a pieno. Che il tutti addosso a Sarri non paga, perché non è quello il tema da affrontare. Certo, magari questa Juve è un po’ meno forte di quanto pensassero alla Continassa, ad agosto, ma questo è tutto un altro discorso. 

L’invadenza di Cristiano Ronaldo è un finto limite. Nel senso che la vorrebbero tutti gli allenatori di Serie A. Se però in dieci partite CR7 fa 15 gol e i suoi compagni 6, allora un problema c’è: sono i suoi compagni. L’alternanza Dybala-Higuain è complicata da gestire: ultimamente sta rendendo poco, se consideriamo che non segna uno e non segna l’altro. Mancano le reti dei centrocampisti: l’ultima è di Pjanic contro il Bologna. Faceva ancora caldino. Ora, su questo punto: a nessuno piace dire “l’avevo detto”. Anzi, un po’ sì. Sta di fatto che a metà agosto da queste parti leggevate di quanto fosse il centrocampo il reparto da rinforzare, mentre tutti pensavano all’attacco o al massimo alla difesa. Risultato: lì in mezzo c’è un guazzabuglio. Iniziamo a credere che Rabiot non sia giocatore da Juve. È in crescita da diverse giornate: di questo passo diventerà un gigante e non ce ne saremo accorti. Ramsey lo è, da Juve, ma un giorno sì e altri quattro no perché non può giocare. Khedira è out, Matuidi era sul piede di partenza in estate e poi si è riscoperto titolare inamovibile: mah. Per la cronaca: chi scrive stima il francese, è la progettualità che lascia a desiderare. Bernardeschi è un progetto di mezzala che per ora resta in cantiere. Bentancur e soprattutto Pjanic non si discutono. Però bastano? No. E non possiamo girarci attorno ancora a lungo. Gli anni di Pirlo-Marchisio-Vidal-Pogba sono lontanissimi, l’impoverimento della mediana è palese, portato avanti anno dopo anno. A beneficio di altri settori, e finché l’equilibrio funzionava andava tutto bene.

È dalla crescita di questo reparto, che poi diventa linfa vitale per il resto della squadra, che passa quella di tutta la formazione di Sarri. A cui rimproveriamo soltanto una cosa: "vincere non è più scontato" è una frase da non dire. Come altre sentite negli ultimi mesi, che ci tappiamo le orecchie, turiamo il naso e mandiamo giù. Vincere non è mai stato scontato, neanche contro il suo bellissimo Napoli. Tornando alla dicotomia (presunto bel) gioco contro risultati: non esiste. E qui siamo pro-Allegri: non nel senso che ne sogniamo il ritorno (sì, ma non si dice perché Sarri merita altrettanta stima), ma nel senso che sul tema ha sempre avuto ragione lui, che vincere avvenisse di dieci metri o di corto muso. La Juve di inizio 2020 ha giocato bene. Poi ha perso due partite ed è finita al centro delle critiche: sono i risultati a determinare il valore di una squadra. La bellezza (presunta, perché, senza tirare in ballo Allegri, allenatori come Trapattoni, Mourinho, Capello, Simeone sono tutti bellissimi a parere nostro e il livornese non è neanche così difensivista) è un accessorio, una via per arrivare alla vittoria, non indispensabile: per essere sicuri di trovarla è meglio farsi un giro agli Uffizi o ai Musei Vaticani. Ne troverete a bizzeffe.

Polemica finale sul VAR. Aveva ragione Iacopo Badoer, che nessuno conosce davvero ma lo citano tutti senza saperlo. L’altro ieri si diceva avesse favorito la Juventus (contro la Fiorentina), ieri ha chiaramente lasciato accadere errori clamorosi in Parma-Lazio e Napoli-Lecce. Sul derby ci tacciamo perché pare che Sanchez fosse in posizione regolare. È uno strumento che funziona male un po’ per tutti, e quando capiremo che non serve immaginare sempre un complotto dietro l’angolo forse vivremo tutti un po’ meglio.