Difesa, la Juve è in ritardo di sei mesi. Se questa è una crisi

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
05.02.2019 01:30 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
Difesa, la Juve è in ritardo di sei mesi. Se questa è una crisi
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Non tutto è oro quel che luccica,  non è tutto da buttare quel che preoccupa. È l’unica premessa seria con cui guardare al momento della Juventus. Il 2019, numeri alla mano, è iniziato in maniera disturbante. Al netto del 3-0 sul Chievo ultimo della classe, nell’ordine: un 2-1 sfangato in casa della Lazio, l’eliminazione in Coppa Italia, il 3-3 contro il Parma che assomiglia tanto a una sconfitta per come è arrivato. Nel mezzo, la cessione di Medhi Benatia e il ritorno di Martin Caceres.

Numeri, dicevamo. Tanto per cominciare, quella sconfitta ancora non è arrivata: nei principali campionati europei, i bianconeri sono gli unici ancora imbattuti. Persino il PSG, che tra gli avversari annovera la prestigiosa Scapoli FC e la temibile AC Ammogliati, ha rimediato un KO. Continuiamo: il +9 sul secondo posto, a inizio febbraio, è in fin dei conti pur sempre una distanza da campionato bulgaro degli anni ’90. Infine, Benatia: il difensore marocchino, prima di fare armi e bagagli, aveva rimediato appena sei presenze in stagione. Non proprio un insostituibile. Eh, però.

Però arriva la dea Dispalla, che tra le altre cose appanna i riflessi ai difensori, che in questo caso punisce la scarsa programmazione. Quale? Quella della Juventus, che dall’estate covava il caso Benatia. L’addio, per certi versi, è stato inevitabile: i rapporti erano ai minimi termini, l’idea di inseguire la Champions da comprimario (eufemismo) non stuzzicava chi dalla Champions l’anno scorso aveva aiutato a uscire. Sulla carta, una cessione quasi indolore. Tanto ci sono Bonucci e Chiellini. Si rompe prima l’uno e poi l’altro: fatalità. Ma la Juve deve prevenirle, queste fatalità. Rugani finisce alla gogna al primo errore: fatalità? Non proprio: nonostante la grandissima stima, fin qui la Juve non ha mai dato segnali di grande fiducia nel centrale toscano.

La Juve, appunto, è in ritardo di sei mesi sulla difesa. Il caso Benatia andava risolto in estate, tanto era evidente che sarebbe scoppiato. Pur con poche presenze in rosa, era un terzo difensore di livello europeo: è comprensibile che a gennaio sia difficile trovare un sostituto di livello. Chi poteva esserlo? Un nome, Manolas. Sostituire Benatia, con tutto il rispetto, con Caceres, che alla Lazio ha fin qui fatto la riserva, non può invece colmare il buco. Andava risolto prima il caso Benatia, andrebbe chiarito che ruolo ha Barzagli in questa squadra. Grandissimo giocatore, persona immensa, ma è ancora abile e arruolatile? Per questioni di lista, e non solo, gli uomini sono per forza di cose contati: fare affidamento, anche solo a livello numerico, su chi non può dare garanzie rischia di essere un errore. Di gratitudine: con le dovute proporzioni, per certi aspetti lo stesso che fece Lippi nella sua seconda avventura da ct dell’Italia.

Fin qui, quel che non luccica. Ci aggiungiamo Mandzukic: perché, Mario? Il croato, dopo Ronaldo, era stato il migliore in campo contro il Parma fino al 93’. Poi un’autentica follia: meglio in campionato contro i crociati, si dirà. Torniamo alle difficoltà e al sentore di crisi, ma torniamo anche all’oggettività: +9 sul secondo posto. Distanza siderale, e dietro non ci sono gli ultimi arrivati. Flessione a gennaio: dato normale, per molte big europee. A maggior ragione con la sosta: il richiamo di preparazione mette benzina nel serbatoio, ma si riparte con la marcia bassa. Sulla gogna, ecco il solito Massimiliano Allegri: cosa altro deve fare, un allenatore, per conquistarsi l’affetto dei suoi tifosi? È un attacco continuo e sterile, quello al tecnico livornese. Prescinde da tutto: dai risultati, dal gioco, dalle vittorie. Allegri vince perché ha fortuna, dice il tifoso criticone. Sarebbe da tenersela stretta, quella fortuna. Ma dubitiamo che sia davvero la cifra tecnica del miglior allenatore italiano dell’ultimo lustro. Il sentore di una crisi non è una crisi vera e propria. C'è il tempo per riprendere la barra, c'è un vantaggio costruito. C'è un processo verso la vittoria. Un po' di avvisaglie, però, ci sono. Occhio a Dybala: le leggi non scritte sono fatte per essere rispettate, perché sono quasi sacre, come lo spogliatoio. Fidiamoci di Allegri: l’importante è arrivare pronti a marzo. Ecco, di mezzo c’è l’Atletico.