​Da brocchi a campioni? Un mese senza gol subiti. De Sciglio la scommessa vinta di Allegri, Dybala da ritrovare. Senza gossip. E per alcuni "tifosi" serve un segnale della società

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
19.12.2017 00:30 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
​Da brocchi a campioni? Un mese senza gol subiti. De Sciglio la scommessa vinta di Allegri, Dybala da ritrovare. Senza gossip. E per alcuni "tifosi" serve un segnale della società
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La Juve, all’improvviso, è tornata la squadra più forte d’Italia. È bastato battere il Bologna. Che, diciamolo, ottima squadra, per carità, ma non stiamo parlando di una corazzata. Però serviva una Juve oggettivamente perfetta, per tornare a essere lo spauracchio d’Italia. Complice l’Inter, inciampata su una bottiglia di ottimo friulano doc, e il Napoli, che qualche problema ce l’avrà pure ma comunque è tornato a vincere e convincere. La Juve, dicevamo. Signori miei, i ragazzi di Massimiliano Allegri sono passati in un mese da brocchi a campioni. A Torino si grida al miracolo, anche se poi ci sarebbe il caso Dybala che vabbè. E la questione biglietti? Non la consideriamo? Certo che la consideriamo, ma andiamo con ordine.

Torniamo seri, una volta tanto. La Juve ha affossato il Bologna con una prestazione perfetta, da qualsiasi punto di vista. Nel calcio non esiste la perfezione? Chiedete informazioni a Donadoni su quale uragano abbia travolto la sua squadra, e sono sicuro che avrà una sola spiegazione. I bianconeri hanno giocato una partita impeccabile, trasformandosi, manco fossimo in un film Disney o nel più recente Star Wars (che poi ormai sono la stessa cosa), da brutto anatroccolo a principe azzurro. O da rospo a cigno, fate voi. L’avversario non era certo insuperabile, tanto più se privo del suo miglior giocatore, ma questo Bologna ha dato fastidio a tanti in campionato. E storicamente la trasferta al Dall’Ara non è sempre stata prodiga di soddisfazioni. Invece: zero concessioni in fase difensiva, manovra corale e convincente lì davanti. Applausi a scena aperta. Allegri ha trovato la bacchetta magica?

Non si tratta di magia, ma di progressi, e di una scommessa vinta che poi sarebbe bene approfondire. Però serve onestà: anch’io ho parlato, fino a non molto tempo fa, di una Juve deficitaria. E di una Juve in cerca di una sua identità. Nel primo caso credo fosse un dato di fatto, come tale mutabile e migliorabile nel tempo, specie con un allenatore di questo livello in panchina; nel secondo, un’opinione che continuo a ritenere valida, ma a zero gol subiti si sta un po’ più tranquilli. Zero gol subiti, appunto, nelle ultime sei uscite, mettendoci di mezzo anche la Champions League. La Juve non incassa reti dal 19 novembre: auguri, festeggia un mese di amore con i clean sheets. La fase difensiva, fino a poco tempo fa, era l’assoluta priorità di Allegri e mi pare che abbia ottenuto i risultati che cercava. Questione di uomini (Benatia non si può lasciare fuori, Rugani credo vada recuperato), ma anche di modulo: nel calcio di oggi i numeri contano poco, è vero, ma qualche certezza quando subisci troppo va pure data. Sul fronte della crescita collettiva come squadra, penso che siamo ancora a metà dell’opera. Ci sono automatismi da trovare o ritrovare, ma per ora c’è una cosa che forse è ancora più importante, la gestione della rosa. Allegri ha infatti a sua disposizione la squadra più ampia e competitiva fra le quattro contendenti allo scudetto, e qui arrivano i meriti della società. Lui però è stato in grado di dare a tutti un certo spazio, di portare più o meno tutti a una buona condizione, di tenere all’erta anche chi pensava di potersi cullare sugli allori, leggi Alex Sandro. La Juve è sempre stata la squadra da battere e ora sembra anche quella più in salute.

Non c’è rosa, però, senza spine. Dybala di qua, Dybala di là. Su e giù nella vivisezione di un momento di crisi che a questo punto è oggettivo, che coinvolge non un giocatore ma l’intera squadra, che va comunque inquadrato nel modo giusto. Lo dico in modo chiaro, e lo dico una volta sola. Della vita privata di Paulo Dybala, francamente, me ne frego. Per quanto mi riguarda, se la domenica gioca da 8 in pagella, il sabato può anche scolarsi sei gin tonic di fila e sono pure affaracci suoi. Detto questo, capisco invece Nedved e/o Allegri, che fanno benissimo a dare consigli a un proprio giocatore, anche strigliandolo se serve. È il loro ruolo, se ritengono che un ragazzo di 24 anni stia sbagliando qualcosa e che questo infici le sue prestazioni da calciatore, fanno benissimo a farglielo notare. Chi vive la Juve da fuori, però, come addetto ai lavori o come tifoso, dovrebbe guardare un solo lato della questione. Dybala in campo fa quello che dovrebbe fare? Per ora no, oggettivamente. E credo che questo sia un aspetto su cui lavorare molto, perché non è vera Juve senza il suo giocatore più determinante (non il vero indispensabile, che penso sia Miralem Pjanic). L’argentino ha avuto una responsabilità e sembrava anche averla presa bene. Poi si è inceppato e ora fatica a ritrovare tranquillità. Dubito che sezionare la sua vita privata possa essergli d’aiuto, e dubito anche che abbia una valenza superiore al gossip.

Da un caso negativo (o da risolvere, o consideratelo un po' come vi pare) a uno positivo. Parliamo di Mattia De Sciglio. Si può già parlare di scommessa vinta? Forse sì: tre partite da titolare di fila, tre avversari molto tosti (Insigne, Perisic e Verdi), zero problemi dalle sue parti. Aggiungiamoci anche che il terzino ex Milan (povero Diavolo, che pena mi fai, cantava quello) riesce a coniugare una buona qualità in fase di possesso palla da parte della squadra, il quadro è abbastanza completo. La rivincita di De Sciglio, che anche all’Europeo con Conte aveva dimostrato di valere qualcosa, è la rivincita di Allegri. L’ha voluto per due anni, l’ha chiesto per due anni, l’ha avuto contro il parere di molti soloni. Ora ne sta facendo il proprio titolare, e nel giro di un anno sarà anche il titolare dell’Italia, qualsiasi essa sia. Penso che la crescita di De Sciglio sia un monito. A chi immagina il calcio come una questione di figurine, e fa presto a scartarne una che sembra di troppo. E anche alla società, che non sempre ha esaudito le richieste del proprio allenatore, ma raramente si è pentita quando lo ha fatto.

Arriviamo al mercato. A gennaio non mi aspetto grossi movimenti e quindi il capitolo potremmo pure chiuderlo qui. Qualcosa potrebbe succedere sulle fasce difensive, se uno tra Lichtsteiner o Asamoah dovesse fare le valigie, ma poco altro. Il resto della rosa, pur con qualche limite, è completo e competitivo. E MarottaParatici hanno dimostrato di non apprezzare particolarmente il mercato di riparazione. A giugno, invece, arriverà Emre Can come primo nome. Salvo sorprese, perché poi nel mercato puoi prendere un volo per Firenze e fare scalo a Torino, ma il centrocampista tedesco sembra davvero un affare fatto. Sarà vero affare? Penso di sì, perché Can ha fisico, ha qualità, ha l’età giusta. Con buone probabilità sarà il sostituto di Sami Khedira. E qui si apre tutto un discorso sul mercato estivo, per il quale tutti immaginiamo un cantiere già aperto. Per certi aspetti è così, perché la Juve al mercato ci è sempre arrivata preparata (magari qualche volta ha scordato gli appunti per strada, ma è un altro discorso), per altri un po’ meno. Perché in estate una mini-rivoluzione ci sarà, anche per ragioni obbligate, a partire dagli addii certi di Buffon e Barzagli. Però da qui a giugno c’è davvero troppa strada da fare. E penso che chi dica di sapere con certezza cosa succederà stia solo raccontando balle.

Solita nota amara in conclusione, che piaccia o meno. Che poi le note sono due. Cinquanta deficienti, per puro caso anche sedicenti tifosi juventini, hanno dato vita a un corteo fascista nel pre-partita della gara contro il Bologna. Ora, io mi rendo conto che mischiare calcio e politica possa risultare noioso. Che non tutti abbiamo le stesse convinzioni politiche, e che queste probabilmente non hanno nulla a che fare con il tifo per questa o quella squadra, né con l’interesse per il calcio o per il cricket. Capisco che cinquanta idioti non rappresentino una tifoseria formata da milioni di persone. Però poi la notizia la fanno quei cinquanta. Criminali, prima ancora che idioti. Perché l’apologia del fascismo è un reato, piaccia o meno. E allora mi aspetto un segnale. Dalla parte buona della tifoseria, ma anche dalla società.

Sempre la società esce tutto sommato bene dalle accuse del procuratore federale Pecoraro. Sinceramente, pensavo ne uscisse meglio, perché la multa è alquanto salata a livello economico. E forse dimostra la tendenza salomonica della giustizia sportiva italiana. Vanno lette le motivazioni per commentare la sentenza, e quindi sul tema ci dovremo riaggiornare. Però la decisione di ieri dice due cose. La prima, che l’impianto accusatorio di Pecoraro era molto fallace, e su questo si deve interrogare chi di dovere, perché francamente un procuratore che confonde le voci degli intercettati non sta facendo molto bene il suo lavoro. La seconda, che comunque una qualche stortura c’è. Fuori dalla Juve, ma attorno all'ambiente. Lo ha detto anche la relazione dell’antimafia, arrivata in settimana. Che abbia o meno rapporti coi club, l’infiltrazione 'ndranghetista e più in generale della criminalità organizzata, non certo soltanto nel caso della Juve, è una cosa che esiste. Nel calcio italiano in generale. È un problema che secondo qualcuno ha coinvolto la Juve: può esserlo o no, ma è un problema un po’ per tutti. Abbiamo l’anno zero per risolvere anche questo, no?