Back to 2015: la Champions fu scossa. Troppi errori individuali per essere davvero individuali

14.09.2021 00:00 di Ivan Cardia Twitter:    vedi letture
Back to 2015: la Champions fu scossa. Troppi errori individuali per essere davvero individuali
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Un punto in tre giornate. Difficile girarci intorno, tanto più che, Napoli a parte, il calendario consentiva alla Juventus di sognare un avvio con qualcosa in più in cassa e invece tant’è. Come nel 2015, avvio orribile del secondo Allegri, anche se qualcuno ha già fatto notare come quella squadra e quella attuale abbiano davvero poco o nulla in comune, se non i punti in classifica. Oggi come allora, la Signora si affaccia alla Champions con la speranza che in Europa arrivi la tanto agognata scossa. Sei anni fa fu così: contro il City, a Manchester, arrivò il primo acuto di una stagione che poi in realtà svoltò solo qualche settimana più avanti fra il Sassuolo, il derby e Cuadrado. Ora che l’avversario è decisamente più modesto, per il tifoso sarebbe lecito sperare in qualcosa del genere. Probabilmente arriverà pure, il guaio è che a quella Juve bastava una scintilla per accendere la miccia. Quella di oggi sembra non avere tanta carica esplosiva dentro sé, o almeno deve capire bene come metterla insieme. Il KO di Napoli, da valutare anche alla luce delle assenze, è arrivato dopo l’ennesima partita giocata male, ultima a questo punto di una collezione troppo lunga. 

A proposito di collezioni, tra Szczesny e Kean si è allungata quelle delle topiche. Una delle principali eredità della Juve di Pirlo. La sfilza di errori individuali, da qualche tempo a questa parte, è troppo copiosa e variegata per far pensare che siano davvero tali. A prescindere da uomini, moduli, mercato, allenatore, la Signora manifesta una fragilità psicologica di fondo, come se in ogni partita giocasse prima contro se stessa che contro l’avversario. Se gli errori dei singoli si sommano, diventano un unico errore collettivo, frutto dell’insicurezza della squadra. Figlia a sua volta di due anni in cui si è fatto tutto e il contrario di tutto, dalle scelte agli affari agli schemi alla comunicazione. Ha delle spiegazioni, ne ha parecchie. Ma è la sfida principale che Allegri si trova di fronte e deve vincere, più del Malmö o di qualsiasi altro avversario.