Gli eroi in bianconero: Thierry HENRY

Pionieri, capitani coraggiosi, protagonisti, meteore, delusioni; tutti i calciatori che hanno indossato la nostra gloriosa maglia
17.08.2021 10:30 di  Stefano Bedeschi   vedi letture
Gli eroi in bianconero: Thierry HENRY
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È uno dei più grandi rimpianti della gloriosa storia juventina; liquidato (dopo solamente mezza stagione) anche a causa di un clamoroso equivoco tattico. Infatti, era impiegato, spesso e volentieri, come esterno sinistro del centrocampo a cinque, in pratica da terzino, nonostante al Monaco si fosse messo in luce come un attaccante dotato di ottimi mezzi fisici, capace di svariare su tutta la zona d’attacco. Tecnico, rapido e dotato di grande senso del goal, nella squadra del Principato rende quasi inutile la presenza di una seconda punta al suo fianco, per la completezza del suo repertorio.
Luciano Moggi, accusato di essere il colpevole di questo clamoroso errore, si difende: «Ricordo che Henry faticava a inserirsi per problemi legati alla giovane età, alla durezza del campionato italiano, alle difficoltà di mettersi in mostra in una grande squadra (peraltro in crisi): forse era troppo per lui in quel momento. Le qualità tecniche non si potevano discutere, ma il giocatore aveva bisogno di spazio palla al piede e il suo gioco non si adattava a quello della squadra che giocava sempre in pressing sull’avversario. Faticava a rendersi utile alla squadra e si esponeva a critiche, che neppure meritava: quell’anno disputò 16 partite delle quali 9 non portate a termine (ed io non ero certo l’allenatore). Visto e considerato che un po’ di esperienza l’aveva già maturata, pensai di darlo in prestito un anno in una squadra meno esigente nei suoi confronti, che potesse dargli l’opportunità di crescere e adattarsi al nostro campionato con più tranquillità. Individuai l’Udinese come soluzione opportuna, raccogliendo la disponibilità entusiasta dei Pozzo. Henry se la prese a male e, ancora oggi, non riesco a capire il perché. Questa storia si concluse con la partenza di Henry: fui costretto a cederlo e, nonostante la stagione non certo esaltante, riuscii a ottenere dall’Arsenal 32 miliardi di lire. Comprato per 18 e rivenduto poco dopo a 32. Una plusvalenza non da poco che non ha nemmeno sminuito il valore della squadra: infatti, nelle stagioni successive (quelle in cui Henry ha dato il meglio) la Juventus ha ripreso a vincere con regolarità. Più dell’Arsenal. E alla Juventus arrivò un certo Trézéguet».
La replica di Titì: «Quando arrivai alla Juventus c’erano tanti problemi.

La squadra non stava andando bene. Giocavamo col 3-5-2, un modulo in cui non riuscivo a trovare la posizione in campo. Ho faticato all’inizio, poi però ho cominciato a segnare. Comunque sia, lasciai la Juventus per altri motivi. Loro volevano acquistare Marcio Amoroso, l’Udinese voleva me come contropartita. Mi rifiutai, perché questo significava mancanza di fiducia nei miei confronti. Ho chiesto di andare, loro sono stati d’accordo. Ancelotti non voleva cedermi, né lasciarmi andare in prestito. I dirigenti, invece, la pensavano in un’altra maniera. I giocatori sono stati grandi, mi hanno chiamato tutti, quando sono partito. Ancelotti pure. Non mi divertivo per niente, avevo l’impressione di aver perso la voglia di giocare. Sono andato via anche per questo».
Ancelotti, qualche anno dopo, reciterà il mea culpa: «Su Henry ho preso una cantonata: lo consideravo un giocatore di fascia, non mi sono accorto che era invece un fortissimo centravanti».