Gli eroi in bianconero: Stefano PIOLI

Pionieri, capitani coraggiosi, protagonisti, meteore, delusioni; tutti i calciatori che hanno indossato la nostra gloriosa maglia
27.10.2022 10:09 di Stefano Bedeschi   vedi letture
Gli eroi in bianconero: Stefano PIOLI
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© foto di DANIELE MASCOLO

Pioli come Cabrini? – si domanda Massimo Burzio su “Hurrà Juventus” dell’ottobre 1984 – Ancora una volta la Juventus si dimostrerà capace di lanciare e «consacrare» un giovane campione di appena diciannove anni? Accade (sembra passato, ormai, tanto tempo) nel 1976 con quel ragazzo dal sorriso luminoso e dalla classe cristallina che oggi, dopo aver vinto un Mundial, è una colonna bianconera e un punto fermo per la nuova nazionale di Enzo Bearzot.
Allora Cabrini si presentò alla Juve e fu gradualmente inserito da Trapattoni in una squadra che vinse campionato e Coppa Uefa, oggi la stessa cosa potrebbe succedere a Stefano Pioli.
Pioli, che è nato a Parma il 20 ottobre del 1965, anche qui, dunque, diciannovenne, a differenza del popolare «Tonio», non ha però fatto esperienza in squadre di serie B. Il parmense arriva direttamente da due stagioni (44 presenze totale e una rete contro la Sanremese) nella compagine della sua città in serie C1. Non ci dovrebbero, però, essere problemi di ambientamento se è vero come è vero che Trapattoni ha subito deciso, complice anche l’infortunio di Brio, di far esordire il buon Stefano.
E il tecnico (confortato da quanto il campo gli ha fatto vedere) dice: «È un tipo sveglio, dal gran fisico. Ha confermato una certa sicurezza e offre già un buon affidamento».
Se Trapattoni promuove Pioli chissà cosa ne pensa Brio. Il titolare non ha dubbi: «È bravo, bravissimo – afferma – È modesto fuori e grintoso in campo. Farà una carrierona».
Tutto bene, quindi, per Stefano che commenta: «Il balzo dalla terza serie alla Juve è... grandissimo. Ancora mi sembra impossibile essere qui, in compagnia di così tanti campioni».
Pioli si è subito inserito nell’ambiente a dimostrazione che le squadre come la Juve sono grandi in campo e fuori... «È stato subito tutto semplicissimo – racconta Stefano – Dal Mister ai massaggiatori non c’è stato uno che non mi abbia fatto sentire come se fossi a casa... Non pensavo che qui ci fosse un ambiente tanto familiare, tanto modesto. E dire che hanno vinto tutto quello che c’era di vincere...»
Pioli è quindi partito, nel «Gran Premio della Juve», in «Pole position». Fortuna, coincidenza o… «È merito dei compagni! – dice Stefano – Le cose sono state più facili del previsto. Non nascondo che alla vigilia del ritiro avevo una grande emozione, ma mi hanno immediatamente fatto capire che ero uno del gruppo. Ero uno come loro anche se so cosa mi aspetta».
E cioè? «Voglio dire che si fa esperienza anche soltanto negli allenamenti. La mia prima stagione juventina sarà... un anno di studio. Si imparano tante cose nelle partitelle, il signor Trapattoni mi spiega cose incredibili. È davvero tutto magnifico».
Il ragazzo «c’è». Lo si vede, lo si capisce sia in partita, sia quando è lontano dal campo. E che Pioli possa, come dicevamo all’inizio, diventare qualcuno, risulta chiaro anche da un piccolo ma significativo aneddoto. Il giorno del raduno Stefano si presentò al Comunale con i genitori. Subito qualcuno ironizzò sul «difensore con la mamma», sullo «stopper che non si separa mai dal babbo»: «Già – dice – mi hanno dipinto come un «mammone» e non è vero. Certo, questo è il primo anno in cui sono lontano da Parma e i miei mi mancano. Ma allo Stadio, quel giorno, ci arrivai accompagnato perché non mi è ancora arrivata la patente e non posso, con il documento sostitutivo che mi hanno dato, guidare fuori dalla mia provincia. Così, piuttosto che prendere il treno, mi son fatto portare dai miei genitori».
Pioli, insomma, prende le distanze da quella che potrebbe essere un’immagine «a tutto tondo». Non si sente, a buon diritto, un «bambino». È un giovane pieno di grinta legato alle tradizioni, ma ricco di volontà e tenacia.
In questo, come in tante altre doti tecniche, ci ricorda Cabrini, il primo Cabrini. Anche Antonio arrivava dalla provincia, anche lui era (ed è, ovviamente) una persona «unica» in quanto a cultura, educazione e voglia di sfondare... E se andiamo a esaminare la carriera di Cabrini, certi exploit in bianconero e in azzurro...
Già, l’azzurro. Pioli sogna la nazionale? «Come tutti! Sono stato inserito nella juniores e col tempo mi piacerebbe riuscire a entrare nella under 21... Poi non chiedo altro... L’importante è far bene nella Juventus e basta».
Ma chi è Stefano Pioli lontano dai campi di gioco? Ecco il ritratto, forzatamente breve, che ci dà il diretto interessato: «Studio ragioneria – racconta – dovrei fare il quarto e quinto anno assieme ma credo che procederò per gradi e frequenterò, con calma, soltanto la «quarta». Meglio non fare il passo più lungo della gamba. Quindi dovrò studiare moltissimo e avrò poco tempo per i miei hobby che sono la televisione, qualche libro e la musica italiana tipo Claudio Baglioni, Bennato, Battisti; i cantautori migliori, insomma. Sono fidanzato con una ragazza di Parma di nome Barbara, ho due fratelli, Danilo di 15 anni e Leonardo di 20. Mio papà è impiegato postale e mia mamma è casalinga... Altro non so cosa dire».
Il «ritrattino», l’identikit ci pare completo, ma poi Stefano aggiunge: «Ah, se possibile, scrivi che... mi sento un ragazzo come tutti gli altri, forse più fortunato perché faccio un mestiere che tutti vorrebbero fare e che mi piace moltissimo. Ma in pratica mi sento uguale ai miei coetanei».
Preciso, intelligente, educato, umile «bravo» sul campo e fuori. Pioli come Cabrini o... prestissimo Pioli come Pioli?
In questa Juve che della gioventù non ha soltanto il nome, c’è da scommettere che Stefano Pioli potrà fare grandi cose. La Juve non si ferma... non resta in contemplazione dei trionfi di oggi o di ieri: guarda avanti, prepara il futuro. Accadde con Cabrini (e con altri...), accade con Pioli.
È la storia, una delle più belle anche se con la «s» minuscola, continua...

Stefano rimarrà sotto la Mole per tre stagioni, al termine delle quali totalizzerà solamente 57 presenze fra campionato, Coppa Italia e Coppe Europee; troppo poco, se confrontato a quello che si riprometteva di fare e conoscendo le sue indubbie doti tecniche e atletiche.
Nell’estate del 1987, nell’ambito della collaborazione tra Juventus e Verona, è ceduto ai gialloblu; quindi un lungo girovagare, per vestire le maglie di Fiorentina, Padova, Pistoiese e Fiorenzuola, prima di intraprendere, con alterne fortune, la carriera di allenatore.