Gli eroi in bianconero: Luigi PASETTI

Pionieri, capitani coraggiosi, protagonisti, meteore, delusioni; tutti i calciatori che hanno indossato la nostra gloriosa maglia
09.09.2018 10:30 di  Stefano Bedeschi   vedi letture
Gli eroi in bianconero: Luigi PASETTI
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Arriva alla Juventus ventiduenne dalla Spal, che è da sempre fucina di campioni – racconta Gianni Giacone – e dimostra subito di saperci fare, tanto da essere convocato da Bearzot, tecnico dell’Under 23. Il suo è un arrivo quasi in punta di piedi; i tifosi parlano degli acquisti boom, di Haller e di Anastasi ed è naturale che il nome di Pasetti compaia solo in secondo piano. I tifosi, però, si rendono conto che si sta forgiando una Juventus tutta nuova. Arrivata l’anno prima, campionato 1967-68, al prestigioso traguardo della semifinale di Coppa dei Campioni, la società bianconera chiude un ciclo di transizione e ne apre un altro che si vorrebbe pieno di trionfi, naturalmente. In questa squadra dal tessuto nuovo per cinque undicesimi Pasetti, difensore che non disdegna le sgroppate fluidificanti, cerca con impegno un posto al sole.

È tutt’altro che semplice, perché il reparto arretrato è il meno toccato dalle novità. A parte l’anziano e pacato Giuliano Sarti, portiere alla terza o quarta giovinezza, l’unico nuovo è praticamente proprio lui, Pasetti. Gli altri, dal libero Tino Castano allo stopper Roccia Bercellino, sono ancora quelli del tredicesimo scudetto. È naturale che Heriberto confermi il blocco, almeno in partenza.

Per Pasetti, non tarda ad arrivare il momento buono: infortuni in serie tolgono di mezzo qualche titolare sin dalla fase del precampionato, così a Bergamo, alla prima giornata di campionato, Pasetti è il terzino destro della Juventus che fa intravedere mirabilie all’attacco (Anastasi realizza una doppietta memorabile) ma che è traballante proprio in difesa. Finisce 3-3, e i tifosi sono scontenti; prima, difesa imperforabile ma poca forza penetrativa davanti, adesso problemi opposti. Chiaro che la responsabilità non è solamente dei difensori, men che meno di Pasetti: è il centrocampo, che delude tantissimo, la mancanza di un uomo che sostituisca degnamente Cinesinho si fa sentire e invano si chiede all’uno o all’altro di svolgere l’ingrato compito di giocare a tutto campo. Benetti e lo stesso Haller non trovano la giusta posizione, sicché si va avanti alla meno peggio, anche se la classifica è più che dignitosa.

Heriberto lo avvicenda per qualche partita con Roveta e lo porta al suo fianco in panchina. Due, tre partite come tredicesimo inutilizzato e poi, finalmente, il rientro. Che coincide con un derby vinto: 17 novembre, Juventus subito in vantaggio con Menichelli e Torino arrembante, che non riesce a pareggiare. E quando riesce a farlo, con l’ex Combin, ecco che si scatena Anastasi; il suo goal risolve la partita allo scadere, ma c’è stata gloria anche per Pasetti, che ha svolto su Facchin un lavoro niente male. La gente comincia ad apprezzare questo oscuro faticatore che corre in modo atipico, pare quasi che inciampi ad ogni passo, ma costringe la sua punta a recuperi avventurosi. Sette giorni dopo c’è la matricola Pisa al Comunale: è un incontro facile facile sulla carta, ma i toscani difendono bene, guidati dalla grande esperienza di Gonfiantini. Le punte bianconere sono in crisi. Ci pensa El Paso con una delle sue discese, conclusa da un tiro cross che beffa il portiere pisano. Roba da non credersi!

Ma intanto non è che la fortuna lo assista, considerato che proprio nell’incontro che lo scopre nell’inedita veste di realizzatore, gli capita di prendere qualche calcione di troppo. Niente di grave, ma la caviglia malconcia gli impedisce di giocare a Napoli e quando rientra, contro il Milan, le cose si mettono di nuovo male, per lui e per la Juventus. Deve marcare Hamrin ma El Paso davvero non c’è, lo scadimento di forma è addirittura incredibile, o forse è solo questione di concentrazione. Fatto sta che, quando finalmente l’ex-spallino riesce a prendere le misure del milanista, Hamrin ha già avuto tempo e modo di segnare la rete decisiva. Per Pasetti è proprio un momento negativo; la domenica dopo tocca a Bui, a Verona, metterlo nei guai. Fortuna che il momentaccio finisce qui: la parte centrale del torneo, infatti, lo vede rigenerato in una difesa che riacquista poco per volta l’antica solidità e, per Pasetti, non mancano le occasioni per meritarsi elogi. A Firenze, per esempio, in una giornata in cui molti juventini giocano maluccio e pasticciano, Pasetti è tra i migliori in campo. Si comporta bene anche la domenica successiva, nel turno casalingo con la Sampdoria.

La stagione si avvia al termine senza eccessivi scossoni e per El Paso arrivano momenti interessanti, come la partita con il Milan a San Siro, dove Heriberto, senza ali di ruolo da affiancare a Menichelli, lo schiera con il numero sette. Chiaro che Pasetti non può fare i miracoli, terzino era e terzino rimane, ma qualcuno pensa che, come jolly, potrebbe essere una buona soluzione per il campionato successivo. Non sarà così. L’anno dopo nuova rivoluzione, con la speranza che sia davvero la volta buona. E Pasetti è dirottato al Sud, da dove ritorna in bianconero Furino già detto Furia, che a Palermo si è consacrato come campione di rango.

Per El Paso, l’avventura juventina si conclude così.