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Ripa su Chiesa e Bernardeschi: "La Juve deve aver Fede, vi racconto la loro connection"

30.09.2021 16:00 di  Mirko Di Natale  Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA TJ - Ripa su Chiesa e Bernardeschi: "La Juve deve aver Fede, vi racconto la loro connection"
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

La "connection" Chiesa-Bernardeschi è stata fondamentale per abbattere i campioni d'Europa. I due calciatori bianconeri si conoscono da una vita, protagonisti dapprima nella Fiorentina e successivamente nell'Italia di Mancini. La nostra redazione ha contattato telefonicamente, in esclusiva, l'ex team manager della viola, Roberto Ripa, per scoprire qualche aneddoto su di loro e non solo:

Chiesa e Bernardeschi sono due ragazzi che conosci molto bene, ma sono più simili o più diversi tra loro?

"Sono due giocatori molto differenti: Chiesa predilige in maniera quasi ossessiva l'uno contro uno, adora il dribbling e si sacrifica tanto per i compagni; Bernardeschi ha più forza fisica e si sta affinando in una zona di campo un po' diversa rispetto al passato. Prima come il suo omonimo giocava più sull'esterno e amava molto il dribbling, ora lo vedo un po' meno offensivo. La Juve, però, deve continuare ad avere Fede come è accaduto ieri".

Sei ancora convinto che Allegri possa far rinascere del tutto Bernardeschi?

"Credo proprio di sì, perché l'autostima generata dalla vittoria dell'Europeo ti porta giocoforza a voler essere più protagonista nel tuo club. Negli ultimi anni è stato ai margini, tanto è che si parlava di una possibile cessione. Penso che l'addio di Ronaldo abbia aperto a degli scenari diversi nel fronte offensivo della Juventus, per questo Bernardeschi con le sue caratteristiche può ricoprire più ruoli nel reparto avanzato".

In effetti ha fatto molta fatica negli anni scorsi, ma per come lo conosci potrebbe esser rappresentata da una difficoltà di livello psicologico?

"Sotto questo punto di vista è cresciuto molto, nel senso che è sempre stato di personalità. Lui riesce a ritagliarsi uno spazio da protagonista, purché ci sia un clima di fiducia intorno a lui. In una squadra come la Fiorentina riuscì a fare 14 gol nell'annata con Paulo Sousa, è chiaro che nella Juventus abbia subito un rallentamento proprio per il tasso di concorrenza molto più elevato. Lì devi essere sempre sul pezzo a livello mentale e motivazionale, devi sempre chiedere qualcosa in più a te stesso. La vittoria dell'Europeo potrebbe averlo aiutato in tal senso".

La personalità, che mi citavi poc'anzi, c'è sempre stata?

"No, in Primavera è difficile dimostrarla. Quello è un campionato in cui giochi per esibizione, non c'è nulla in palio al contrario di quando invece inizi a giocare nei professionisti. Quell'anno a Crotone gli ha cambiato la storia, perché è da lì che iniziò ad avere personalità. Berna, così come era chiamato dai compagni, tornò a Firenze con una testa diversa e dimostrò di essere al centro del progetto di Paulo Sousa".

Abbiamo parlato del primo Federico, mentre il secondo invece come lo descriviamo?

"Fin da quando era bambino, lui aveva una voglia e un fuoco dentro non comune a tutti. I miglioramenti sembrano infiniti, perché il suo talento non ha limiti. Più che restare attaccato al telefono come molti dei suoi compagni, preferiva andare a fare quattro chiacchiere col magazziniere o con altre persone. Non è mai stato alla ricerca della notorietà, forse perché l'ha conosciuta nel momento in cui è venuto al mondo. Ha sempre avuto questa mentalità, è un giocatore straordinario".

C'è un episodio che più ricordi legato a lui?

Ricordo che era una delle ultime scelte della nazionale U18, così gli dissi di tenersi a disposizione. Lui rimase sorpreso, ma allo stesso tempo si augurava di non esser convocato proprio perché credeva di poter crescere con la prima squadra. Si presentò con il sorriso a trentadue denti voglioso di cominciare il ritiro, una settimana dopo Paulo Sousa stupito mi chiese il perché non era mai stato tenuto in considerazione. L'intensità negli allenamenti lo portò ad esser titolare con la Juve nella prima di campionato. A differenza dei suoi coetanei, lui non ha mai smarrito la passione e la fame".

C'è convinzione tra gli addetti ai lavori che Federico possa raggiungere il livello dei più grandi giocatori italiani della storia. Sei d'accordo?

"Ha le stimmate per questo, sto vedendo la crescita continua sotto tutti i punti di vista. E' un ragazzo che non è mai fuori dalle righe, questo è fondamentale perché il campione non dimostra di esserlo solo in campo. Essere un esempio come lo sono tutt'ora Totti, Del Piero, Maldini è importante perché così sarai ricordato per sempre. D'altronde ha già scritto una pagina di storia indelebile nel corso dell'ultimo Europeo, i due gol realizzati all'Austria e alla Spagna saranno indimenticabili".

Si ringrazia Roberto Ripa per la cortesia e la disponibilità dimostrata in occasione di questa intervista.