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Gigi Delneri: "Io apripista dell'era Agnelli, fece fin da subito scelte oculate. Il segreto di Allegri, Juve sempre vincente. E sull'Europa League..."

30.11.2022 11:30 di  Mirko Di Natale  Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA TJ - Gigi Delneri: "Io apripista dell'era Agnelli, fece fin da subito scelte oculate. Il segreto di Allegri, Juve sempre vincente. E sull'Europa League..."
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

La redazione di TuttoJuve.com ha contattato telefonicamente, in esclusiva, l'ex allenatore bianconero nella stagione 2010/11, Luigi Delneri, per parlare approfonditamente degli ultimi avvicendamenti in casa Juve e non solo:

Sei stato il primo allenatore scelto da Andrea Agnelli nei suoi dodici anni di presidenza. Come era iniziata l'era di AA?

"Con un apripista, che ero io (sorride ndr). La Juve stava per iniziare un nuovo corso, non le si poteva dire di no. Anche se poi non è andata bene, ho sempre allenato un top club. Era stato un anno di epurazioni e di grosse cessioni, non era facile ricostruire nuovamente una squadra vincente. E non si poteva investire moltissimo in quel periodo, ma la società cercò di soddisfare quelle che erano tutte le richieste fatte. Fin quando le cose sono andate in un certo senso, eravamo abbastanza in linea con quel che si poteva fare. Ci voleva anche un po' di fortuna, ma spesso l'abbiamo gettata alle ortiche".

Immagino che il ricordo va a quei punti persi verso la fine del campionato.

"Li abbiamo persi per demerito nostro, con 8/9 punti in più potevamo raggiungere tranquillamente la qualificazione in Champions. Perché poi in quella stagione con le grandi facemmo molto bene: vincemmo a San Siro con il Milan, battemmo l'Inter in casa, la Lazio sia all'andata che al ritorno. Fu con le cosiddette piccole che le cose non andarono bene, ci mancò un po' più di esperienza. Ieri leggevo che Barzagli arrivò per casa, ma non è vero: arrivò poiché mi conosceva. In estate acquistammo Bonucci e con lui furono gettate le basi per la BBC, poi qualche sbaglio è stato commesso".

Qui poteva originarsi il primo sliding doors: con 8/9 punti in più, probabilmente saresti riconfermato sulla panchina bianconera.

"Sì, chissà, forse con un po' più di attenzione si poteva restare ancora insieme; ma questo resterà sempre un grosso punto di domanda. Cercarono poi la soluzione migliore, perché Antonio fece davvero un grande lavoro. Ci fu maggior equilibrio e serenità nel costruire la squadra, venne preso un tecnico che conosceva benissimo l'ambiente e i risultati iniziarono ad arrivare sul campo. La mia Juve diede un impulso importante per quel ciclo che cominciò l'anno successivo, parlavamo di Barzagli e Bonucci ma non dimentichiamoci di Buffon che con me non giocò per sei mesi. Gigi è una leggenda del calcio mondiale, la sua mancanza si sentì davvero moltissimo". 

Come era Andrea Agnelli al primo anno di presidenza?

"Era molto giovane, attento, discreto, aveva sempre fiducia in ciò che si faceva. Fu chiamato a ricostruire tutto daccapo, di certo un compito arduo alla prima esperienza. Si è avvalso di collaboratori ottimi, perché Beppe Marotta conosceva bene quanto produrre e Fabio Paratici, il suo braccio destro, era perfetto nel ruolo di scouting. Con me è stato un ottimo presidente. Le scelte furono fin da subito oculate, poi non so in quanti riusciranno a vincere come lui. Il mio unico rammarico è stato di non poter proseguire il lavoro nella stagione successiva, ma per il resto non gli si può dir nulla. L'opportunità me l'ha data, sarò sempre orgoglioso di questo".

Ti consentì di portare al termine il lavoro, forse un'altra società ti avrebbe sollevato dall'incarico dopo il primo momento di difficoltà.

"E' vero, ma quell'annata era di transizione. Purtroppo non riuscimmo a chiudere bene la parte finale di quel girone di ritorno".

Secondo te riusciremo a rivedere nell'immediato una Juventus vincente come quella dell'era Agnelli?

"La Juventus è già una squadra vincente, non è più quella che ho allenato. Le ultime partite in campionato l'hanno rimessa in carreggiata, l'unico neo è l'eliminazione dalla Champions League. Ma non sminuirei così tanto l'Europa League, che può rilanciarti e darti una nuova immagine europea. Il calcio è bello perché quel che ad oggi può sembrare un male domani può invece essere un bene. Un club può vivere momenti difficili, ma la Juve non perderà la propria mentalità vincente. Quest'anno ha saputo tirarsi fuori dalle difficoltà in maniera egregia, e questo è stato merito anche della società".

E Allegri, nelle ultime partite, è riuscito finalmente a trovare una quadra.

"Avevo ragione a non perdere la fiducia in Massimiliano, è stato molto bravo a risollevare la squadra. E il suo grande merito è stato quello di lavorare sui giocatori, uno tra tutti Rabiot che sembrava dovesse andar via in estate. Non si può discutere un giocatore del genere, poi è un centrocampista completo che sta facendo la differenza nel centrocampo bianconero. Lo ha aspettato, ci ha creduto e i frutti li sta raccogliendo. E la società si starà chiedendo il perché non l'ha rinnovato prima, visto che adesso può andare via a zero".

Quale è stato il segreto di Allegri? Da collega che ne pensi?

"Ha trovato l'equilibrio, la Juve dell'ultimo periodo è squadra. I risultati non li ha trovati solo in campo, è riuscito a cambiare la mentalità dei giocatori. Questo è un grande merito di Massimiliano, ma anche di tutte le persone che lavorano in società. E' stato massacrato ogni santo giorno, le ho lette le critiche, e non ha mai mollato. Non tutti, a mio avviso, potevano uscire da questa crisi. Ha tenuto duro, ha avuto ragione e ce l'ha fatta".

Pensi che la Juventus potrà vincere lo scudetto?

"Penso che il distacco dal Napoli sia importante, anche se non siamo nemmeno a metà campionato. La Juventus dovrà vincerle tutte e sperare in un calo degli avversari, ma ad oggi faccio fatica a prevederlo. Gli azzurri sono davvero forti, equilibrati, giocano bene e non sbagliano un colpo. La vera forza è il collettivo, perché tutti gli effettivi della rosa sono dei potenziali titolari. Per me sono loro i favoriti alla vittoria finale".

Quindi più probabile l'Europa League della Serie A?

"Sì, la Juve è tra le squadre più forti che sono rimaste. Tra l'altro l'Europa League è equiparabile alla Champions League, anche qui ci sono squadre fortissime come Barcellona, Manchester United e Arsenal. Mi piacerebbe vederla arrivare in fondo a questa competizione, come dicevo vincere in Europa sarebbe davvero molto importante per questo club".

Si ringrazia Luigi Delneri per la cortesia e la disponibilità dimostrata in occasione di questa intervista.