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Felice Piccolo: "Juve non sbaglia mai due volte, il mazzo di carte fa sempre la differenza. Spezia? Il match del 2007 fu gestito male. Sui giovani e il campionato..."

02.03.2021 11:30 di Mirko Di Natale Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA TJ - Felice Piccolo: "Juve non sbaglia mai due volte, il mazzo di carte fa sempre la differenza. Spezia? Il match del 2007 fu gestito male. Sui giovani e il campionato..."
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© foto di Giuseppe Scialla

La redazione di TuttoJuve.com ha contattato telefonicamente, in esclusiva, il doppio ex dell'anticipo di domani sera tra Juventus e Spezia, Felice Piccolo, per parlare approfonditamente del match e non solo:

A tuo parere dove nascono le difficoltà della Juve?

"Non nascono oggi, diciamo che fai fatica nel momento in cui cerchi di cambiare lo stile che ti ha fatto vincere per anni. Personalmente sono più 'Allegriano' per l'adattamento delle qualità dei giocatori in rosa, sono convinto infatti che sia difficile plasmare dei giocatori già finiti come quelli bianconeri. In un percorso di crescita è lecito aspettarsi che la strada non sia tutta in discesa, ma devi saper accettare anche una corsa ad ostacoli".

Nonostante la vittoria dell'Inter che l'ha portata a -10, la Juventus si ritrova comunque ancora in lotta su tutti e tre i fronti.

"Sì, perché possiede una rosa così competitiva in grado di sopperire a determinate cose. In questa stagione sono state offerte delle prestazioni importanti, penso alla sfida di Champions con il Barcellona o quella di San Siro con il Milan. E' chiaro che dovrà andare tutto bene, in campionato non potrà più sbagliare nulla".

A tuo parere, la partita con lo Spezia come sarà?

"Dipenderà tutto dalle motivazioni: se la Juve dovesse scendere in campo come sa, la partita sarà scontata. E' difficile che questo club sbagli più partite consecutivamente, ma di contro c'è la squadra di Italiano che in questa stagione ha fatto delle prestazioni importanti con le big. Se oltre a quello riesci ad avere degli episodi determinanti, allora la sfida diventerà molto più insidiosa".

Specialmente se lo Spezia dovesse essere quello visto col Milan qualche settimana fa.

"E' vero, ma leggendo bene la prestazione ci accorgiamo di come tutto sia andato per il verso giusto. Quella è stata una partita preparata benissimo sulle seconde palle, sull'accorciare oltre i limiti le sortite avversarie e i giocatori del Milan non erano in serata. In casa della Juve, invece, su un campo molto più ampio rispetto al 'Picco', diventa decisamente più difficile".

Che poi conosci davvero molto bene la squadra ligure. Come era stata la tua esperienza con indosso quei colori?

"Quando ho giocato a La Spezia, tanti giocatori di oggi erano molto giovani e quindi posso dire di conoscerli bene. I complimenti vanno, oltre ad Italiano, anche al presidente e a tutta la parte dirigenziale che è stata in grado di portare in Serie A questa squadra".

Però dal punto di vista dei bianconeri, le assenze saranno ancora pesanti. Basterà soltanto il rientro di Danilo per cambiare rotta?

"La Juve può scegliere di buttare giù il mazzo di carte e fare la differenza. In questo momento ci sono dei giocatori in grado di fare la differenza, su tutti mi riferisco a Cristiano Ronaldo e Federico Chiesa".

Ronaldo e Chiesa però col Verona non sono bastati. Forse Pirlo potrebbe rischiare in campo qualche giovane in più?

"Onestamente. questo dei giovani è un discorso che sento da vent'anni. Possiamo parlare di quelli più talentuosi come lo era Marchisio ai miei tempi, in grado di sgranocchiare qualche minuto e successivamente prestati per farli maturare. Claudio prima di diventare un protagonista è andato a farsi le ossa. E questo nel mondo del calcio rimarrà sempre, perché per emergere un giovane dovrà andare sempre via. Altrimenti non sarà mai realmente considerato nella squadra in cui è nato e cresciuto. E' un po' la trafila svolta da tutti noi nel settore giovanile".

Però ai tuoi tempi non esisteva una squadra U23, né tantomeno i dirigenti bianconeri si erano spesi pubblicamente in favore dei giovani. 

"Adesso hai più possibilità di prendere Felix Correia che costa dieci milioni di euro e, giustamente, dovrà poi andare in prima squadra. Perché è un investimento orientato in quel senso. Non hai più il ragazzino che paghi poco e lo gestisci dai 14 ai 18 anni, è un rischio più grande che porta ad avere più responsabilità. E' un discorso molto più ampio, a mio parere tutti i dirigenti bianconeri stanno facendo un ottimo lavoro sotto questo punto di vista".

Prima affermavi che la Juve non sbaglia due partite di fila, ma se non dovesse far risultato con lo Spezia che succederebbe?

"Penso che il campionato non sarebbe comunque compromesso, perché non siamo a poche giornate dal termine. Chiaramente dipenderebbe un po' dal rullo compressore di Conte, le altre non mi sembrano molto continue".

Eri in campo nell'ultimo precedente delle due formazioni a Torino, quello della stagione 2006/07 in Serie B. Quali sono i tuoi ricordi legati a quel match?

"E' stata una partita stranissima perché mister Deschamps era appena andato via, ci furono festeggiamenti per la promozione e non si sapeva chi dovesse giocare. A mio parere è stata gestita male da chi era subentrato a Didier (Corradini ndr), ma a distanza di anni ricordo più invece la partita dell'andata terminata in parità. Al di là degli sputi arrivati a tre metri di distanza, perché all'epoca si poteva, e degli insulti ricevuti, soltanto un gran gol di Pavel ci salvò da una clamorosa sconfitta. Ho ancora in mente l'esultanza di Buffon che andò subito sotto la curva avversaria perché nativo di Carrara, Poi un bel po' di anni dopo mi sono ritrovato dall'altra parte, ed è stato un onore poter indossare la maglia dello Spezia".

Ormai il cassetto dei ricordi lo hai aperto, dunque sarebbe un peccato chiuderlo. Come eri arrivato alla Juve?

"Ero molto giovane, provenivo dalla Lazio e dovevo andare via. Deschamps vide alcuni allenamenti e decise di farmi restare, ero ancora in riabilitazione per via di un infortunio e quindi cercai di recuperare il più in fretta possibile per poter essere utile alla causa. Non fu facile vincere quel campionato, perché ogni squadra incontrata gettava il cuore oltre l'ostacolo per batterci. Ricordo una intervista di Alex subito dopo Arezzo in cui non ringraziava i big, bensì i giovani Mirante, Palladino, Piccolo per l'impegno e la dedizione di una stagione così difficile. Giocai sette match, che bello".

Due compagni di quella avventura sono ancora alla Juve, che effetto fa rivederli ancora lì?

"Chiello l'ho visto proprio crescere, eravamo stati insieme anche in nazionale. Ha sempre avuto quella capacità di non mollare mai un centimetro nemmeno in allenamento, quella è sempre stata la sua forza. I portieri che hanno fatto la storia come Gigi si contano sulle dita di una mano, è una persona tranquillissima che non se la tira affatto. Eppure c'è un aspetto che mi ha sempre fatto riflettere: nelle grandi squadre ho incontrato campionissimi come Ferrara, Montero, Tudor dallo spessore umano impressionate, nelle leghe inferiori invece la maggior parte delle persone incontrate era imbarazzante nella presunzione dimostrata".

Si ringrazia Felice Piccolo per la cortesia e la disponibilità dimostrata in occasione di questa intervista.