Gazzetta - Narducci: "Facchetti, nessun reato. Moggi colpevole di aver creato un sistema"

13.09.2011 10:00 di  Davide Terruzzi   vedi letture
Gazzetta - Narducci: "Facchetti, nessun reato. Moggi colpevole di aver creato un sistema"
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© foto di Micri Comunication

Torna a parlare Giuseppe Narducci dopo la sua decisione di abbandonare il processo di Calciopoli per dedicarsi alla vita politica entrando a far parte della giunta che amministra Napoli. Per tanti, la sua è stata una fuga, ma il magistrato nega questa ipotesi: "No. Il mio lavoro nel processo era comunque finito - ha dichiarato a "La Gazzetta dello Sport"-. L’inchiesta era partita nel settembre del 2004. C’è stata, anche se ormai molti lo dimenticano, una prima sentenza emessa, quella con rito abbreviato. Ho battuto il mio record personale con oltre diciotto ore di requisitoria. Ormai Calciopoli attende solo la sentenza. E io ho potuto scegliere di mettermi al servizio della città". Narducci ha contribuito a nascondere alcune telefonate? Perché ha affermato che "piaccia o non piaccia, non ci sono"? "Quella frase è stata sempre e volutamente equivocata. Era inserita nel contesto del processo e significava che non avevamo altre telefonate "penalmente rilevanti" nel fascicolo. Come potevamo pensare che in un’intera stagione, con 170 mila telefonate intercettate,
Bergamo e Pairetto non avessero parlato con altri dirigenti di società? Saremmo stati degli stupidi
". E perché non sono state consegnate alla Figc? "La Federcalcio venne da noi appena scoppiato pubblicamente il caso Calciopoli, siamo ai primi di giugno 2006. Ci chiese immediatamente tutta la documentazione in nostro possesso e noi aderimmo all’invito. Consegnammo le carte sulle quali stavamo lavorando".

Eppure, quelle telefonate avrebbero cambiato una storia: "Si parla delle telefonate di Facchetti e di altri dirigenti come se ci fosse un filo diretto analogo a quello che noi abbiamo evidenziato per Moggi e l’associazione sotto processo. Si è cercato di far passare il concetto che tutti facevano le stesse cose e che quindi non c’era colpevolezza. Non è vero! C’è stata una campagna furibonda per affermare: tutti responsabili, nessun responsabile. Non era così". E le telefonate dei dirigenti interisti con l'Inter? "Quelle telefonate non hanno valore penale. Non c’entrano niente con la struttura di potere che scoprimmo e che governava tutto il calcio professionistico italiano. Un qualcosa di unico che non aveva paragoni con il passato, un’associazione che non metteva insieme solo uomini e società, prima fra tutte quella di Luciano Moggi, ma anche alcuni pezzi delle strutture federali. L’associazione aveva in mano i designatori. C’erano i cellulari con schede svizzere che solo in parte abbiamo potuto ascoltare, quando ne identificavamo uno da intercettare i numeri cambiavano. E c’erano i sorteggi. Ci sono le testimonianze degli impiegati della Commissione Arbitrale, Dario Galati e Manfredi Martino. I giornalisti che partecipavano al sorteggio erano inconsapevoli di quello che avveniva e non avevano alcuna possibilità di controllo". Chiusura su Calcipoli: "Oggi non abbiamo nessun elemento per pensare che esista una struttura con quello strapotere sul calcio. Almeno a questo la nostra inchiesta è servita".