Zanini: "Infortunio Vlahovic pesante, Juve probabilmente costretta a intervenire sul mercato"
A "1 Football Club", programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Nicola Zanini, allenatore ed ex centrocampista, tra le tante, di Napoli, Juventus e Como. Di seguito, un estratto dell'intervista.
Vergara ha fatto una grandissima prestazione, ma a 22 anni ha solo una presenza in Serie A ed è considerato ancora un giovane. Secondo lei questo è uno dei limiti del calcio italiano?
"Assolutamente sì. Lo vediamo anche nei campionati giovanili: Under 15, 16, 17 che arrivano sempre in fondo ai tornei nazionali, europei e mondiali e poi li perdiamo. Arriviamo sempre tra semifinali e quarti, sempre molto in alto, ma poi alla fine giocano gli altri. Questo è un grosso problema. Le prime squadre in Italia sono molto più vecchie rispetto alle squadre del resto d’Europa, e questo è un limite serio. Considerare un ragazzo di 22 anni ‘giovane’, quando nel resto d’Europa a quell’età hanno già 30/40 presenze, anche nelle coppe, è assurdo. Sembra quasi che gli si faccia un favore a mandarli in campo. Invece no e si vede, la Juventus, per esempio, sta lavorando abbastanza bene sui giovani, anche se molti sono stranieri. Hanno già un 2005 che gioca da due o tre anni ad alti livelli. Ma in generale sì, è un problema evidente."
Pesa di più l’assenza di Vlahović per la Juventus o quella di Lukaku per il Napoli?
"In questo momento pesano entrambe. È una risposta facile, ma vera: siamo a dicembre, c’è bisogno di tutti e parliamo di due giocatori troppo importanti. Credo Lukaku, nello scorso girone di ritorno, è stato determinante per il Napoli e stava trovando la sua dimensione. Era un punto di riferimento. Per la Juve, invece, l’infortunio di Vlahović è pesante e probabilmente li costringerà a intervenire sul mercato."
Il Napoli ha saputo trovare soluzioni alternative?
"Sì. Spesso gli allenatori, partono dal gruppo che ha vinto. Ma quest’anno il Napoli è un gruppo diverso, che aveva bisogno di far vedere in campo i giocatori nuovi e sono giocatori importanti. Ora tutti si sentono parte del progetto, e si vede: il Napoli oggi è davvero un gruppo. Ed è fondamentale, soprattutto dopo tutto quello che è accaduto qualche settimana fa."
Perché c’è ancora tanta fatica in Italia nel fare scouting moderno?
"È un argomento enorme. La nuova generazione di direttori sportivi tende a lavorare tantissimo sui video e sulle analisi. Ma io continuo a credere che serva la presenza, l’osservazione dal vivo, come si faceva una volta. Devi capire il carattere di un ragazzo, non solo la tecnica: devi valutarlo a 360 gradi. Costruire una squadra è difficile: a volte è meglio uno un po’ meno forte ma che fa rendere il gruppo. Tornando al discorso dei giovani: l’errore, secondo me, è che oggi molti vengono fatti giocare per motivi economici, perché portano contributi. Questo è sbagliato. Deve giocare chi è bravo, punto. Capisco il discorso economico, soprattutto in Lega Pro, ma parlo per esperienza: quando da ragazzino andavo a vedere il Vicenza, Roberto Baggio giocava a 16 anni perché era bravo, tirava i rigori perché era bravo. Non perché qualcuno pagava per farlo giocare, poi ce lo siamo ritrovato come campione negli anni successivi. Quel passaggio lì è fondamentale, anche se il sistema economico deve reggere.”
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