Trezeguet intervista Icardi: "Noi eravamo la Sampdoria, una squadra più piccola e battemmo la Juve in 10 contro 11. Da quel match diventò famoso il nome di Mauro Icardi"

02.01.2017 13:00 di  Redazione TuttoJuve  Twitter:    vedi letture
Trezeguet intervista Icardi: "Noi eravamo la Sampdoria, una squadra più piccola e battemmo la Juve in 10 contro 11. Da quel match diventò famoso il nome di Mauro Icardi"
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

David Trezeguet ha intervistato Mauro Icardi per la rubrica vita da bomber su Mediaset.

Sul significato che ha per lui il calcio e sui suoi inizi, dichiara: “Iniziai a Rosario, in una squadra piccola del mio paese, dove ho fatto tanti gol. All’inizio non volevo giocare: la prima partita mi fermai in mezzo al campo, entrò mio padre e mi disse ‘Devi correre, devi correre, devi fare gol’. Io gli risposi ‘No, io non voglio giocare’. Mi convinse comprandomi una coca cola e un panino e allora da lì iniziai a giocare: da lì partì la mia passione per il calcio”.

Sul trasferimento in Spagna con la famiglia e sulla cantera del Barcellona, dichiara: “Sono partito nel 2002 dall’Argentina con la mia famiglia, per motivi di lavoro di mio padre e mia madre. Era un periodo molto brutto per l’Argentina, con il famoso ‘Coralito’, allora mio padre, per cercare un futuro migliore per me e per i miei fratelli, decise di trovare fortuna in Europa. Siccome mi piaceva tanto il calcio, iniziai a giocare nella squadra del paese e in un torneo che giocammo c’erano gli agenti del Barca e del Real Madrid che cercavano giovani talenti. Giocai molto bene. Eravamo una squadra che non conosceva nessuno, ce n’erano di molto più importanti, ma vincemmo grazie ai miei gol. E da lì iniziò il mio viaggio a Barcellona”. 

 Sulla storia che fu Messi a volerlo al Barcellona, dichiara: “Quando contattarono mio padre e mia madre per portarmi al Barcellona, c’erano altre squadre interessate a me: il Real, l’Atletico, il Siviglia. Così Il Barca decise di mandare una persona a trovarmi alle Canarie con un gagliardetto, una foto, un pallone del Barca, tutto con la firma di Messi con dedica a me e alla mia famiglia. Poi un giorno quando ero a Barcellona, la prima squadra faceva allenamento allo stadio e io decisi di andare al parcheggio, per aspettarlo li fuori. C’era tanto freddo ma era un sogno conoscere Messi: lo aspettai, gli bussai al vetro della macchina e gli dissi che ero il ragazzo a cui aveva mandato il gagliardetto. E da lì ebbi un piccolo avvicinamento con lui, mi invitò a mangiare, poi a fare colazione con la prima squadra. Per me quello fu un giorno speciale”.

 Sul passaggio dal Barcellona alla Sampdoria, dichiara: “Osservai da vicino l’esperienza di Ibrahimovic, che rimase un solo anno a Barcellona e capì che le mie qualità erano come le sue. Io sono un centravanti, non uno che si muove per tutto il campo come fanno tutti i giocatori del Barcellona. Allora con il mio procuratore valutammo l’offerta della Sampdoria e decidemmo che il calcio italiano era più adatto alle mie caratteristiche calcistiche”

 Su Ibrahimovic, dichiara: “Il giorno che stavo per partire per l’Italia andai dove si allena il Barca a firmare la rescissione del contratto e la prima squadra stava facendo allenamento. Portai mio padre e mia madre, che volevano conoscere Zlatan. Aspettammo che finisse l’allenamento e quando uscì gli dissi che sarei andato in Italia: mi fece i complimenti per la scelta che avevo fatto”.

 Sull’esordio con la Sampdoria, dichiara: “Eravamo a Castellammare a giocare contro la Juve Stabia una partita difficilissima. Al primo minuto ci fecero gol, eravamo in 10 contro 11 ma pareggiammo la partita. Io entrai a 15 minuti dalla fine e ho segnai il 2-1 che ci ha spedì direttamente ai play off. Quello fu il mio esordio. Quei 15 minuti sono i più importanti della mia carriera”.

 Sul gol nel derby di Genova, dichiara: “Dovevamo giocare a novembre il derby e tutti gli attaccanti erano infortunati. C’ero solo io. In settimana il mister non sapeva chi mettere e mi disse che avrei giocato. Penso che quella gara sia stata la mia miglior partita da quando gioco a calcio. E’ stata pazzesca: vincemmo il derby, io segnai il 3-1, provocai il primo e il secondo gol, corsi non so quanto in tutta la partita. Ricordo che alla fine avevo i crampi fino ai capelli. Quella fu la mia svolta in Serie A, perché fino a lì avevo giocato molto poco”. 

 Sulla doppietta alla Juventus allo Stadium con la Samp, dichiara: “Fu un’altra partita un po’ così: la Juve passò in vantaggio, poi noi rimanemmo in 10 la partita divenne dura. Nel secondo tempo mi capitarono davanti alla porta e io li spedì entrambi in rete Vincemmo 2-1 allo Stadium, con la mia doppietta. Noi eravamo la Sampdoria, una squadra più piccola e battemmo la Juve in 10 contro 11. Da quel match diventò famoso il nome di Mauro Icardi”. 

Sul primo gol alla Juve con l’Inter, dichiara:“Era la prima volta che vedevo 80.000 persone a San Siro. Partì dalla panchina, poi entrai e dopo due minuti feci gol. Poi ci pareggiò Vidal, un minuto dopo, ed eravamo molto rammaricati. Però alla fine avevo fatto gol: ricordo che raccontai ai miei compagni che mentre stavo esultando avevo sentito tremare lo stadio”.

 Sulla stagione all’Inter in cui è diventato capocannoniere della Serie A, dichiara: “Non fu un grande anno per l’Inter: arrivammo in Europa League, ma avevamo altre sensazioni, volevamo arrivare molto più in alto. Però a livello personale fui molto soddisfatto di quello che avevo fatto. Segnai 22 gol in campionato più altri 5, quasi 30 gol in un anno”. 

 Sulla responsabilità della fascia da capitano dell’Inter, dichiara: “Prendere una fascia così, in una squadra come l’Inter, una fascia che ha avuto Zanetti, non è un peso ma un grande onore per me. Il capitano non è solamente quello che porta la fascia: è la testa di un gruppo, di una squadra di 25 giocatori. Fuori posso dire di essere una persona molto seria, molto professionista e faccio tutto quello che si può fare per fare bene in questi anni di carriera”.

 Sul miglior allenatore al mondo, dichiara: “In questo momento parlano le vittorie e i trofei e penso che fra Guardiola e Mourinho ci sia questo derby, che dalla Spagna adesso si è spostato in Inghilterra. Chi mi piace di più? Per le mie caratteristiche dico Mourinho, che ha vinto tanto qua, ha fatto la storia dell’Inter ed è tifoso interista. È uno che mi piace. Ma posso dire che ho visto da vicino Guardiola ed è un fenomeno anche lui.”

Sul difensore più tosto incontrato, dichiara: “Mi ricordo una partita, Sampdoria-Inter, a Marassi: è stato Juan Jesus quello che mi ha colpito un po’ di più. Anche a palla lontana lui mi dava i calci. Mi ha colpito il suo atteggiamento, non so perché ma mi ha colpito. Però nel calcio moderno oggi sono tutti grandissimi difensori, tutti bravi”.

Sul portiere più forte affrontato, dichiara: “Io faccio il mio lavoro in campo, faccio l’attaccante e quando arriva la palla per fare gol devo fare gol e basta”.

 Su un messaggio per i bambini sul bello del calcio, dichiara: “A volte è maggiore la voglia del genitore che il figlio diventi calciatore, rispetto alla voglia stessa del bambino, che poi finisce per allontanarsi dal calcio per colpa di questa pressione. Secondo me i bambini devono giocare a calcio per divertimento perché devono divertirsi come ho fatto io. A me non è mai stato imposto nuella: ho cominciato per divertimento. Poi, quando si diventa più grandi, se si hanno delle qualità ci si deve rendere conto che si può fare del calcio un lavoro e comportarsi di conseguenza”.