Mancini: "Siamo l'Italia, andremo all'Europeo per vincerlo. Juve? Sarri non ha la bacchetta magica, gli serve tempo"

20.09.2019 13:50 di  Rosa Doro  Twitter:    vedi letture

In un'intervista rilasciata a Il Mattino, Roberto Mancini ha parlato della sua Italia e non solo: "Non possiamo andare all'Europeo non avendo come obiettivo vincerlo. Siamo l'Italia, con la nostra storia, con la nostra tradizione", ha esordito il ct pensando agli Europei in programma a giugno. 

Cosa significa essere il ct in un Paese dove sono tutti ct?
"Vuol dire essere uno dei tanti... con la differenza che io però scelgo (ride, ndr). È normale, è stato sempre così. Il calcio attrae tanti tifosi e tutti pensano di saperne più degli altri ma questo è il bello di questo sport".

Quale la prima cosa che pretende da un giocatore che indossa la maglia della Nazionale?
"La serietà. Ma poi è necessario anche avere qualità".

Si respira il clima giusto attorno a voi?
"Sì, i giocatori sono felici di venire, si divertono, abbiamo creato un grande gruppo, giocano bene e seguono con entusiasmo la strada della qualità. Che è l'unica strada che porta a qualcosa". 

Che Italia ha adesso?
"Tanti giovani bravi affiancati da alcuni con esperienza perché i giovani hanno bisogno di esperienza che è quella che aiuta ad affrontare i momenti difficili".

Ci sono circa 60 stranieri in serie A che giocano difensori centrali. Difficile il suo mestiere, non c'è dubbio.
"È senza dubbio il momento più basso in termini di presenze percentuali di giocatori italiani nella nostra serie A. Per fortuna di bravi ne servono 20/25. Ma è chiaro che non è semplicissimo...". 

Sarri con la Juve è sulla strada giusta?
"Quando si cambia allenatore è ovvio che ci voglia del tempo, perché nessuno ha la bacchetta magica. Ma la Juventus è una squadra forte, che ogni anno viene migliorata: non credo che avrà grandi difficoltà".
Perdonato per lo screzio del San Paolo?
"È acqua passata ormai".

Klopp dice che il Napoli può vincere la Champions: esagera o il Napoli ha questa possibilità?
"La Champions è una manifestazione molto strana, dove non conta come ci si qualifica nella fase a gironi ma come si arriva a febbraio, quando inizia la fase a eliminazione diretta. Real e Barcellona non sono quelle di anni fa. Ma se uno pensa che la finale dello scorso anno è stata disputata da Liverpool e Tottenham che all'ultima giornata della fase a gironi erano a un passo dall'eliminazione, dà il senso della particolarità e del fascino della Champions".

Si dice che il campionato sia una corsa a 3: è anche il suo auspicio in ottica ct?
"Bisogna aspettare, si sono giocate appena tre giornate. Ma tutti gli indizi dicono che sarà così".