La Juve di Tudor tra solidità e “pareggite”: zero sconfitte ma deve imparare a vincere

La Juventus arriva alla pausa di ottobre con un bilancio misto ma ancora pienamente aperto: imbattuta in campionato e Champions League, ma frenata da una lunga serie di pareggi che ne hanno rallentato la corsa. Dopo sei giornate di Serie A, i bianconeri occupano stabilmente la parte alta della classifica, a ridosso delle prime, con un rendimento solido sul piano difensivo e più incerto in zona gol. È l’immagine di una squadra in evoluzione, plasmata giorno per giorno da Igor Tudor, chiamato a dare forma compiuta al progetto avviato la scorsa primavera.
L’investitura del tecnico croato non è stata un ripiego, ma la conferma di una scelta identitaria. Il club ha deciso di affidargli un ciclo vero, costruito su un calcio verticale, aggressivo e fisico, che metta al centro ritmo e coraggio. I risultati fin qui sono un mix di segnali incoraggianti e spunti da correggere: l’1-1 di Verona, il pareggio con l’Atalanta, fino allo 0-0 col Milan del 5 ottobre, quinto segno “X” consecutivo tra campionato e coppa, raccontano una squadra solida, compatta, capace di soffrire senza sbandare, ma ancora lontana dall’efficacia offensiva dei giorni migliori. L’impressione generale, condivisa anche in società, è che la Juventus sia sulla strada giusta, pur con margini di crescita evidenti nel concretizzare la mole di gioco prodotta.
Il credo calcistico di Igor Tudor
Dal metodo al carattere: la Juventus riscopre identità e appartenenza
Se c’è un merito riconosciuto unanimemente a Igor Tudor, è quello di aver riportato nella Juventus una dimensione emotiva e competitiva che negli ultimi anni si era affievolita. Il tecnico croato non si è limitato a cambiare modulo o principi tattici: ha rimesso in circolo un linguaggio chiaro, diretto, fatto di regole, dialogo e partecipazione. Alla Continassa raccontano di un allenatore sempre in mezzo ai giocatori, pronto a spiegare e a prevenire, più che a rimproverare. L’empatia, in questo inizio di stagione, è diventata la sua arma segreta.
Il suo calcio, intenso e verticale, si fonda su tre capisaldi: pressione alta, recupero immediato del pallone e ricerca rapida della profondità. Non è un sistema attendista, ma un progetto basato sul coraggio e sulla compattezza. Tudor ha chiesto alla squadra di “pensare in avanti”, accettando il rischio del duello, e il gruppo ha risposto con partecipazione. In campo, la Juventus prova a tenere il baricentro alto e a non farsi schiacciare, anche contro avversari di rango superiore.
Rispetto alla gestione precedente, è cambiato il tono e l’approccio. Là dove Thiago Motta privilegiava il controllo e la fluidità di ruoli, Tudor ha imposto struttura e disciplina, restituendo riferimenti chiari a chi era spaesato. Ha preteso intensità e mentalità bianconera: un Dna che chiede orgoglio, cattiveria e senso di appartenenza. Gli allenamenti sono diventati più fisici, le partite più “sporche”, ma anche più riconoscibili. «Voglio una squadra che lotti e che non si accontenti mai», ha detto di recente. E in questa Juve che corre, pressa e non si arrende, il messaggio è arrivato forte e chiaro.
Il Modulo e la sua Flessibilità: Dal 3-4-2-1 alle variazioni in campo
Il sistema di gioco di base della Juventus di Tudor è il 3-4-2-1, un modulo che si affida in modo strutturale a una difesa a tre robusta e a esterni di centrocampo dinamici e instancabili.
Questi ultimi, vere e proprie catene laterali, sono elementi chiave che garantiscono sia ampiezza in fase offensiva che copertura in quella difensiva. Durante la costruzione della manovra, la squadra può mutare la sua disposizione in un 1-3-2-4-1, con i due trequartisti che supportano la punta centrale, creando spazi e opzioni di passaggio.
Sebbene questo approccio offra flessibilità e aggressività, presenta anche alcune vulnerabilità. La tendenza a un pressing alto, unita al ruolo di "doppia fase" degli esterni, può esporre la squadra a lacune difensive sulle fasce in caso di contropiede avversario.
Un'altra debolezza tattica, già evidenziata in alcune analisi, è la mancanza di un "regista creativo puro", una figura in grado di dettare i tempi e di costruire dal basso in modo fluido, soprattutto quando la squadra è sottoposta a una pressione organizzata. Superare questi limiti sarà cruciale per il successo in campionato e in Europa.
La rosa 2025-2026: tra riforme e necessità economiche
Il Mercato Estivo: un saldo in equilibrio (seppur per poco)
La sessione estiva di calciomercato ha mostrato un approccio gestionale attento e calcolato. Sebbene il saldo tra acquisti e cessioni sia stato negativo, con una spesa di 137,30 milioni di euro a fronte di un incasso di 84,50 milioni, il bilancio complessivo del club è rimasto sostanzialmente sostenibile.
Grazie a una gestione oculata, che ha tenuto conto di plusvalenze, risparmi sugli ingaggi e ammortamenti, l'impatto finanziario complessivo si è chiuso con un saldo leggermente positivo di 3,37 milioni di euro. Questo dato è particolarmente significativo, perché dimostra una capacità di investire in modo mirato, rinforzando la rosa, senza compromettere la stabilità economica.
La reputazione del club, pur in un periodo senza trofei, continua ad attrarre investitori e partner, come dimostrato dalla partnership ufficiale con Eurobet, che rafforza ulteriormente la solidità commerciale della società bianconera. Per i tifosi che amano approfondire l'argomento, è possibile trovare maggiori informazioni sul codice promozionale Eurobet.
Nuovi volti e conferme chiave
La rosa della Juventus 2025-2026 è una combinazione di volti nuovi e conferme importanti, con l'obiettivo di fornire a Tudor gli strumenti necessari per implementare il suo sistema di gioco.
Tra gli acquisti di rilievo figurano Jonathan David, che in base ad alcune valutazioni è atteso per portare una minaccia offensiva costante, e i difensori Joao Mario e Kelly (riscattato). Tuttavia, la sessione di mercato è stata caratterizzata da un certo dinamismo, con dati a tratti contraddittori sulla permanenza di alcuni giocatori chiave.
La rosa, con un valore complessivo tra i più alti in Serie A, è sulla carta una delle più competitive, ma la sua efficacia dipenderà dall'abilità di Tudor di trasformare questo insieme di talenti in un'unità coesa e funzionante, superando le difficoltà di ambientamento e integrando i diversi profili tattici.
La corsa Scudetto: una sfida dal pronostico incerto
I competitor e le gerarchie: la Serie A secondo gli esperti
La corsa al titolo resta aperta, ma la Juventus deve risolvere in fretta la propria “pareggite”: otto partite ufficiali tra Serie A e Champions, 3 vittorie e 5 pareggi consecutivi, con ultimo successo datato 13 settembre (il 4-3 all’Inter deciso anche dal gol premiato del mese di Adzic). Il dato più spigoloso è offensivo: in campionato sono 9 i gol segnati complessivi, ma solo 3 portano la firma degli attaccanti e tutti a fine agosto. È un limite che, alla lunga, rischia di dilatare la distanza dalle prime, specie in un torneo dove Napoli, Roma e le milanesi procedono a ritmo elevato. La cura è semplice nella teoria e complicata nella pratica: più gol dalle punte, trasformando in concretezza il volume di gioco prodotto.
Il contesto aiuta a spiegare: la Juventus di Igor Tudor è ancora imbattuta, ha elevato aggressività e solidità nei confronti diretti, ma fatica a “rompere” l’equilibrio con continuità. L’alternanza sistematica degli undici (otto formazioni diverse nelle prime otto gare) ha mantenuto alta la competizione interna, ma ha anche ritardato la definizione di un’identità offensiva stabile. Nel 3-4-2-1, accanto all’“inamovibile” Yildiz, Tudor ha ruotato i partner in rifinitura: Conceiçao-David (Parma e Genoa), Koopmeiners-Vlahović (Inter), David-Openda (Dortmund), Conceiçao-Vlahović (Verona), Adzic-Openda (Atalanta), Koopmeiners-David (Villarreal), Conceiçao-David (Milan). Una sperimentazione coerente con il principio della meritocrazia, che ora però chiede un atterraggio su gerarchie più chiare per esaltare i movimenti di David, la presenza in area di Vlahović e la profondità di Openda.
La fotografia di classifica non scoraggia: il blocco di testa è corto e la costanza contro le medio-piccole può valere quanto gli scontri diretti. Per restare nel treno Scudetto servirà alzare la conversione delle occasioni create e stabilizzare una formazione base nel reparto offensivo. Dopo la sosta, la trasferta di Como (19 ottobre, ora di pranzo) diventa uno snodo.
Champions League: un nuovo formato, le stesse ambizioni
Il tabellone e la nuova formula: le sfide che attendono i Bianconeri
La Juventus ha iniziato il percorso con due pareggi ad alto contenuto emotivo e tecnico e guarda al prosieguo con l’obiettivo di collocarsi nella fascia di accesso diretta agli ottavi. Il calendario propone avversarie di rango e partite “da classifica” contro pari livello: raccogliere punti nelle serate di sofferenza, oltre le prestazioni brillanti, è la vera discriminante del format. L’equilibrio della rosa, la gestione dei minutaggi e la conversione delle occasioni pesano più che in passato: ogni dettaglio muove la posizione in una graduatoria lunga e compressa.
Il calendario ufficiale, con incontri già fissati contro formazioni di spessore, offre un primo assaggio delle sfide che attendono i bianconeri. Per restare sempre aggiornati su tutte le partite e i risultati della squadra, si può consultare la pagina ufficiale della Juventus.
Il banco di prova europeo: prestazioni chiave e il ruolo dei leader
Le prime uscite in Champions League hanno già fornito un'indicazione chiara del potenziale della squadra. L'avvincente pareggio per 4-4 contro il Borussia Dortmund, una partita che ha incarnato perfettamente lo stile offensivo e le vulnerabilità difensive di Tudor, ha mostrato sia la forza che le aree di miglioramento.
In quell'occasione, a fare la differenza è stato un super Dušan Vlahović, autore di due gol e di un assist decisivo, dimostrando di poter essere il trascinatore della squadra sul palcoscenico più importante. La sua prestazione è la prova che la Juventus può competere con le big d'Europa, e il suo successo personale sarà un indicatore diretto delle ambizioni del club.
A Villarreal, la Juventus ha pareggiato 2-2: avanti nel secondo tempo e ripresa nel finale, tra segnali confortanti in termini di coraggio e la necessità di chiudere prima partite indirizzate. In entrambe le gare, l’apporto dei leader tecnici è stato evidente: Yildiz ha dato strappi e qualità tra le linee, Vlahović ha timbrato nei momenti-chiave, gli esterni hanno garantito progressioni ma devono rifinire l’ultimo passaggio. All’orizzonte, l’incrocio con il Real Madrid: la Juventus si presenta competitiva, con la consapevolezza che l’equilibrio difensivo nelle transizioni e la precisione sotto porta siano le due chiavi per spostare il confronto.
Ambizioni della Juventus per la stagione 2025-2026
Le ambizioni della Juventus per la stagione 2025-2026 sono chiare: non solo tornare a vincere, ma farlo con un'identità precisa e un progetto sostenibile. Con un tecnico che ha la fiducia dello spogliatoio e una visione tattica ben definita, la squadra si presenta ai nastri di partenza con una rosa di altissimo livello, tra le più preziose del campionato.
Nella gestione del reparto offensivo, il club ha tracciato una linea: valorizzare l’investimento su David, preservando e incanalando la produttività di Vlahović e accelerando l’integrazione di Openda. Dopo la sosta, il campionato ripartirà da Como il 19 ottobre, primo snodo per interrompere la “pareggite” e riaccendere la corsa: più certezze nell’undici, meno oscillazioni nel minutaggio, maggiore cattiveria nell’ultimo passaggio. Il quadro societario, con partnership e governance orientate alla stabilità, consente di lavorare su orizzonti pluriennali. A Tudor e alla squadra il compito di trasformare l’idea in risultati: la Juventus ha imboccato la strada giusta e non intende deviare.
Direttore: Claudio Zuliani
Responsabile testata: Francesco Cherchi
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