Juventus, Tether potrebbe raddoppiare l'offerta. Da Del Vecchio, al ritorno di Andrea Agnelli con il supporto del fondo PIF: tutte le ipotesi de La Verità
Il rifiuto di John Elkann ed Exor alla proposta avanzata da Tether per l’acquisizione del pacchetto di maggioranza della Juventus trova ampio spazio sulle pagine de La Verità, che ricostruisce i motivi alla base del “no” della holding.
La posizione della proprietà, in realtà, era già stata chiarita all’inizio di novembre. In occasione di un intervento al Coni, Elkann aveva ribadito che la Juventus non era sul mercato, definendola un bene dal valore identitario, prima ancora che industriale. Un concetto che resta centrale anche oggi.
Uno degli elementi chiave resta la valutazione economica. L’offerta attribuita a Tether avrebbe stimato il club bianconero tra 1,1 e 1,2 miliardi di euro, una cifra considerata non in linea con il reale peso industriale della società. Negli ambienti finanziari si vocifera che Tether potrebbe rilanciare, arrivando anche a raddoppiare la proposta, ma al momento non ci sono conferme ufficiali.
Exor continua a sottolineare che la Juventus è una società quotata, con una governance solida, ricavi comparabili ai principali club europei e un vantaggio competitivo raro nel panorama italiano: lo stadio di proprietà. L’Allianz Stadium, inaugurato nel 2011, è costato circa 155 milioni di euro e oggi viene stimato dagli analisti tra 300 e 400 milioni, considerando infrastruttura, diritti e capacità di generare ricavi. L’impianto rappresenta un vero asset industriale, in grado di produrre flussi finanziari costanti, favorire la programmazione e ridurre la dipendenza dai risultati sportivi nel breve periodo.
Anche i dati di bilancio rafforzano questa lettura. Nelle stagioni più recenti la Juventus ha fatto registrare ricavi operativi compresi tra 400 e 450 milioni di euro, collocandosi stabilmente tra i principali club europei, come evidenziato dai report della Deloitte Football Money League. Prima della pandemia, i ricavi legati allo stadio oscillavano tra 60 e 70 milioni di euro a stagione, ai vertici della Serie A.
Alla luce di questi elementi, applicando i multipli utilizzati per società calcistiche con brand globale e infrastrutture proprietarie, negli ambienti finanziari la valutazione industriale della Juventus viene collocata in una forchetta compresa tra 1,5 e 2 miliardi di euro, al netto delle variabili sportive.
Intorno al club continuano comunque a circolare altre ipotesi. Tra i nomi emersi c’è quello di Leonardo Maria Del Vecchio, erede del fondatore di Luxottica e azionista di EssilorLuxottica tramite la holding di famiglia Delfin, già protagonista dell’operazione su Gedi. Si parla inoltre di un possibile interesse indiretto da parte di capitali mediorientali, anche se al momento mancano offerte concrete e piani industriali definiti.
Sullo sfondo resta infine il nome di Andrea Agnelli. L’ex presidente dei nove scudetti ha terminato la squalifica e continua a raccogliere consenso tra una parte significativa della tifoseria, che ne auspica un ritorno come figura di rilancio. L’ipotesi più suggestiva immagina una sua rientro sostenuto da investitori internazionali, in un contesto in cui il fondo saudita PIF, guidato dal principe ereditario Mohammed bin Salman e già proprietario del Newcastle, si è affermato come uno degli attori più influenti del calcio globale.
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