Gup di Milano: "Inter in sudditanza con gli ultrà e li agevolava"
Dalle carte dell’inchiesta che ha riguardato le curve di Inter e Milan emerge un quadro particolarmente critico nei rapporti tra il club nerazzurro e alcuni esponenti della tifoseria organizzata. Secondo quanto ricostruito nelle motivazioni della sentenza e ripreso da Sportmediaset, la società nerazzurra si sarebbe trovata in una posizione di forte condizionamento rispetto ai vertici della Curva Nord, arrivando di fatto a favorirne le attività, seppure in modo non volontario.
Le "indagini svolte hanno evidenziato che la società interista si trovava in una situazione di sudditanza nei confronti degli esponenti della Curva Nord, finendo, di fatto, per agevolarli, seppur 'obtorto collo'", ha scritto la giudice per l’udienza preliminare di Milano, Rossana Mongiardo, nelle quasi 300 pagine che accompagnano la decisione pronunciata il 17 giugno scorso che ha determinato pene per quasi 90 anni di carcere a carico di 16 imputati nel processo abbreviato.
La Curva Nord interista era "un mero contesto materiale di copertura" sempre per i business illegali e con "un rapporto di protezione di matrice mafiosa", che aveva "l'avallo" del clan della 'ndrangheta dei Bellocco. La "volontà di non spartire con nessuno la gestione e gli introiti" della Curva Sud milanista ha "motivato le azioni di intimidazione e di violenza" assicurando guadagni illeciti, come con la "rivendita dei biglietti", superiori a "100mila euro all'anno".
"Non v'è dubbio di come la sistematica violenza che ha animato l'attività" dei capi delle Curve Nord e Sud "abbia minato la percezione di sicurezza all'interno dello stadio" - e che Lega Serie A si è sempre impegnata a garantire - ed ha pregiudicato l'immagine anche di Inter e Milan, parti civili perchè "risulta provato che" la vicenda ha causato danni "non patrimoniali sotto il profilo della lesione dei diritti immateriali della personalità, tra cui immagine, onorabilità e reputazione", ha scritto ancora la gup di Milano.
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