Da Corso Re Umberto a Del Piero: storia gloriosa della Vecchia Signora
Una panchina in Corso Re Umberto, a Torino, un gruppo di ragazzi del liceo Massimo D’Azeglio e un’idea semplice, quasi ingenua: chiamare “Juventus”, gioventù, la squadra che, di lì a poco, sarebbe nata per cambiare, per sempre, la storia del calcio. Era il 1° novembre 1897, e nessuno poteva immaginare che quel nome sarebbe finito per rappresentare, nel mondo, l’idea stessa di successo calcistico.
Da allora, la Vecchia Signora ha attraversato epoche diverse, trasformandosi in marchio globale capace di attirare campioni da ogni continente. Nel mezzo, una collezione di scudetti, coppe europee, e riconoscimenti internazionali che rende la storia bianconera una sorta di enciclopedia vivente del calcio italiano.
Una linea continua, che va da Gianpiero Combi ad Alessandro Del Piero, da Boniperti a Buffon, da Platini a Chiellini, passando per generazioni di campioni che hanno scritto la storia con la maglia bianconera.
Campioni del mondo
Una delle curiosità più rivelatrici del “peso specifico” juventino è il numero di calciatori che hanno alzato al cielo la Coppa del Mondo vestendo, nel quotidiano, il bianconero. Sono ventiquattro i giocatori della Juventus diventati campioni del mondo, a partire dal 1934 e fino al 2006, tutti appartenenti a due nazionali soltanto: Italia e Francia.
Nel Mondiale italiano del 1934, la spina dorsale dell’Italia di Vittorio Pozzo è quasi un blocco Juve: Combi in porta, Caligaris e Rosetta dietro, Bertolini, Monti e Varglien a centrocampo, Borel, Ferrari e Orsi in attacco. Quattro anni più tardi, nel 1938, la Nazionale che conferma il titolo in Francia ha ancora un cuore bianconero, con il duo difensivo Foni–Rava titolare nella finale vinta contro l’Ungheria.
Saltiamo al 1982 e ci ritroviamo nuovamente davanti a una Nazionale costruita attorno alla Juventus. A Spagna ’82 gli uomini di Enzo Bearzot che tengono in piedi l’Italia sono Zoff, Cabrini, Gentile, Scirea, Tardelli e Paolo Rossi: sei juventini protagonisti di una cavalcata che comprende il 3–2 al Brasile e il 3–1 in finale alla Germania Ovest, con le firme di Rossi e Tardelli.
Record, bandiere e primati
Il peso dei grandi protagonisti bianconeri ha spesso influenzato la percezione della squadra anche al di fuori del campo: basti pensare a come, stagione dopo stagione, le quote serie A hanno mostrato il valore attribuito alla Juventus dai fan.
Se c’è un nome che sintetizza l’idea di “leggenda juventina”, è quello di Alessandro Del Piero. Il numero 10 arrivato dal Padova è il calciatore con più presenze ufficiali nella storia della Juventus, ben 705, e anche il miglior marcatore di sempre con 290 reti, distribuite tra Serie A, Serie B, coppe nazionali e competizioni europee.
Dietro di lui, Gianluigi Buffon. Il portiere, arrivato nell’estate 2001, ha difeso la porta bianconera in 685 partite ufficiali, risultando il secondo per presenze assolute e conquistando, dal 2001–2002 al 2020–2021, un totale di 22 trofei, record di club per numero di titoli vinti. Il suo primato di partite in campionato supera le cinquecento presenze, con 489 gare in Serie A giocate in bianconero.
Da Boniperti alla Champions: Platini, Del Piero e le altre glorie
La grandezza della Juventus passa attraverso la capacità di incarnare più volte, in epoche diverse, un’idea di calcio vincente. L’era Boniperti, iniziata all’inizio degli anni Settanta con l’ex numero 10, apre un ciclo che porta nove scudetti, la prima Coppa Uefa nel 1977, la Coppa delle Coppe nel 1984 e, soprattutto, la Coppa dei Campioni vinta nel 1985, nella tragica serata dell’Heysel.
Negli anni Novanta e Duemila si apre un nuovo capitolo con Marcello Lippi in panchina. Arriva la Champions League del 1996 contro l’Ajax, seguita dalla Coppa Intercontinentale vinta a Tokyo contro il River Plate grazie a un gol di Del Piero. In quegli anni Vialli, Ravanelli, Deschamps, Conte e lo stesso Del Piero costruiscono una squadra capace di disputare più finali europee consecutive, pur con esiti alterni.
La transizione al nuovo millennio porta in bianconero un’altra generazione di fuoriclasse: Zidane, Nedvěd, Thuram, Trezeguet e, in porta, Buffon. Il ceco Pavel Nedvěd, in particolare, si guadagna il Pallone d’Oro 2003 grazie al suo impatto devastante nella Juve che torna in finale di Champions League e domina il campionato italiano.
Oggi, mentre nuove generazioni di giocatori raccolgono la fascia di capitano e il testimone tecnico sul prato dell’Allianz Stadium, la leggenda della Vecchia Signora continua a crescere. Si tratta di una narrazione continua che unisce epoche, stili di gioco e generazioni diverse: una storia in cui ogni juventino, a distanza di anni, può ritrovare il proprio campione del cuore e riconoscere, in lui, un pezzo del DNA bianconero.
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