Conte punzecchiò Motta e la Juve, Longari glielo ricorda: "Stavolta la bicicletta ce l’hai tu"
L'esperto di mercato di Sportitalia, Gianluigi Longari, ha parlato del particolare momento di Antonio Conte e del Napoli nel suo editoriale per Sportitalia.com .La sua analisi: "La premessa è che la stima nei confronti di Antonio Conte sia totale, assoluta ed incondizionata.
Non esistono in giro per l’Italia e probabilmente anche per l’Europa, allenatori in grado di stravolgere club che accarezzano la caduta libera o vivono nel classico torpore di chi si adagia su una situazione negativa che si sta cristallizzando, come l’attuale tecnico del Napoli.
E’ la skill più importante del suo sconfinato repertorio quella dell’elettroshock all’interno di uno spogliatoio e di un gruppo di lavoro.
I risultati sono fatti per essere giudicati, e sono di conseguenza la cartina tornasole più attendibile per poter suffragare questo tipo d ragionamento.
La Juventus reduce dalle macerie di Calciopoli rinasce dal momento suo approdo sulla panchina bianconera inaugurando un ciclo di successi che arrivò a contraddistinguere un intero decennio.
Il Chelsea conquistò una delle Premier League più avvincenti e competitive della sua storia recente, lo stesso fece l’Inter che ancora trae giovamento da quella impostazione tattica che Conte instaurò nei meccanismi di protagonisti sul campo che rappresentano tuttora delle eccellenze per il club nerazzurro.
E’ successo lo stesso anche al Napoli, che dopo gli sfaceli dell’anno post primo Scudetto dei tempi moderni, ritrovò una dimensione di competitività ai massimi livelli affidandosi totalmente alla qualità ed alla competenza del tecnico salentino.
Un allenatore mai legato ad un solo sistema di gioco, ma maestro nella materia del trasformismo e dell’adattamento alle caratteristiche delle squadre allenate. Al punto da invertire la rotta dal 4-2-4 di partenza dei tempi bianconeri, per instaurare una dittatura in serie A sulle linee solide e moderne di un 3-5-2 che fece scuola.
Una magia tattica ribadita anche ai tempi del Chelsea, quando modificò il suo credo inizialmente dedito al 4-3-3 per passare ad un 3-4-3 che consegnò ai Blues la perfetta coesistenza tra talento ed equilibrio che li portò a conquistare il campionato.
Stessa dinamica che si è potuta apprezzare la passata stagione con il Napoli, mai legato ad un sistema di gioco, ma piuttosto a meccanismi precisi ed oleati al punto tale da valorizzare i singoli attraverso il collettivo quale che fosse il calciatore coinvolto.
E proprio la passata stagione rappresentò una svolta a livello di gestione e rilevanza anche dal punto di vista mediatico. Il gioco di pressione che vide Conte scaricare la aspettative sulle avversarie fino a schiacciarle sotto a quel peso, per poi usufruire dello slancio e della mentalità che fu formidabile ad instillare all’interno del suo spogliatoio.
Tra le frasi più eloquenti e simboliche dello Scudetto 2025, ci fu senza dubbio quella rivolta (presumibilmente) alla Juventus e a Thiago Motta reduci da un mercato faraonico e che poi si dimostrò deludente alla riprova del campo. Stuzzicato rispetto al classico “gioco dei favoriti” a inizio stagione, Conte utilizzò una metafora che divenne immediatamente emblematica: “Qualcuno ha voluto la bicicletta, e adesso deve pedalare forte”.
Una situazione che tuttavia, ad oggi lo coinvolge direttamente. Gli investimenti perpetrati nel corso dell’ultima estate, infatti, hanno fatto del Napoli la squadra di serie A che ha avuto il maggiore incremento per quanto riguarda il monte ingaggi (+ 30 milioni di euro).
Un dato che rileva in maniera ancora più eloquente facendo riferimento alle principali contendenti al titolo, visto che tanto l’Inter di Chivu quanto il Milan di Allegri hanno scelto di percorrere la strada della recessione da quel punto di vista, abbattendo di 4 e 13 milioni di euro le spese legate agli emolumenti rispetto alla passata stagione.
A questo contesto va aggiunto quello dell’influenza che i tecnici “rivali” possono avere o fattivamente hanno avuto nelle rispettive società in relazione agli acquisti che sono stati portati a termine.
E’ di dominio pubblico come per sua stessa ammissione, Conte si ritenga molto più adatto al ruolo di manager a tutto tondo piuttosto che a quello di semplice allenatore di calciatori acquistati senza seguire le sue indicazioni.
Un privilegio che il tecnico del Napoli si è guadagnato sul campo e sull‘albo d’oro, senza ombra di dubbio, ma che dall’altro punto di vista di fatto lo obbliga a valorizzare gli investimenti affrontati dal suo club con l’obiettivo di accontentarlo, molto più di quanto stia accadendo sino a questo momento.
Ognuno dei “nove giocatori che sono stati troppi” per usare la sua citazione post sconfitta contro il Psv dell’altra sera, è infatti passato attraverso la sua più totale approvazione se non addirittura esplicita richiesta. Quale altro allenatore avrebbe potuto essere accontentato nella richiesta di acquistare il centravanti del Manchester United, nel momento in cui si verificava l’infortunio di un altro attaccante? Basti pensare alle altre squadre che hanno cercato Hojlund in estate: l’Inter che scelse di non mettere in preventivo un investimento da 50 milioni di euro provando a costruirsi la soluzione in casa con Pio Esposito, ed il Milan che fu costretto a cedere il passo nella trattativa non potendo offrire al danese la garanzia di procedere al riscatto del suo cartellino dopo la stagione di prestito iniziale. Cosa che non fece problemi ad assicurare Aurelio De Laurentiis assecondando la volontà del proprio allenatore.
Senza parlare degli oltre 30 milioni sborsati per Beukema come centrale difensivo, dei 25 bonificati allo stesso Psv del 6-2 per portare al Maradona il “desaparecido” Lang, dei 18 per un Miguel Gutierrez da sole due presenze in questo inizio di Serie A, dei 22,5 che costerà completare l’operazione Vanja Milinkovic-Savic tra prestito e riscatto dal Torino, e così via.
Un’opulenza nelle spese ed una vastità di gamma delle scelte che si può facilmente identificare in quella bicicletta della quale Conte parlava non più tardi di dodici mesi fa in relazione ai propri avversari.
Se è vero come è vero che a grandi poteri debbano corrispondere responsabilità altrettanto importanti, si può facilmente desumere che oggi sulla sella di quella bici ci sia proprio lui, e che a Napoli si aspettano che inizi a pedalare molto forte ed al più presto. Se possibile anche in Champions League".
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