Buffon sfoglia l'album dei ricordi: "Nei cinque italiani più forti con cui ho giocato metto Baggio, Del Piero e Pirlo. Da piccolo andavo a Udine dai miei zii juventini, lì sono diventato bianconero"

15.07.2022 11:50 di  Niccolò Anfosso   vedi letture
Buffon sfoglia l'album dei ricordi: "Nei cinque italiani più forti con cui ho giocato metto Baggio, Del Piero e Pirlo. Da piccolo andavo a Udine dai miei zii juventini, lì sono diventato bianconero"
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Direttamente dal ritiro di Pejo, ieri sera il portiere del Parma Gianluigi Buffon ha parlato sul palco ai tifosi crociati, ripercorrendo le tappe della sua carriera. Questo un estratto del dialogo raccolto dai colleghi di 'ParmaLive'.

Qual è il giocatore più forte con cui hai giocato? 
Un nome non lo faccio perché magari sono condizionato dal rapporto che c’è. Posso dire i 5 italiani più forti, attaccanti perché altrimenti ne cito 108. Baggio, Totti, Del Piero, Pirlo e Antonio Cassano che, seppur discontinuo, valeva come questi. Stranieri dico Thuram, Neymar, Mbappe, CR7, Ibra, e dico solo attaccanti perché sono quelli che alla fine rapiscono l’occhio e fanno sognare".

Quanti scudetti hai vinto? 
“Domanda pruriginosa. Noi siamo italiani, abbiamo un vocabolario che raccoglie ogni sfumatura. Ti dico che ho vinto 12 campionati italiani, ma me ne hanno assegnati 10. Ho vinto una Ligue 1 e col Parma qualche coppa Italia, poi altre supercoppe. L’unico titolo europeo l’ho vinto con il Parma, con la Juve abbiamo perso tante finali”.

Perché fare il portiere?
Probabilmente devi essere eccentrico, fare il portiere e avere una maglia diversa, guanti, cappellino. Piccoli oggetti che da ragazzo ti accendono la fantasia. Mi sono sempre piaciute le storie degli eroi greci ed è bello sognare che qualcuno si imbatta in sfide impossibili e la soddisfazione di vincerne una su 5 è immensa. Vale la pena perdere le altre se ne vinci una”.

Il momento più alto della carriera?
In una carriera come la mia non ce n’è uno, ce ne sono tanti come quelli bassi. Il punto di soddisfazione più grande è stato il mondiale, avevo 28 anni. Erano 11 che giocavo, pensavo di aver fatto metà carriera e invece non lo ero. Pensavo di essere alla fine e non ero nemmeno a metà".

Da bambino chi tifavi? 
“Da piccolo ero suggestionato da varie cose: giocatori, colori, scudetti. Da piccolo andavo a Udine dai miei zii juventini, lì sono diventato juventino. Alla Juve c’era Trapattoni, che andò all’Inter. Non tifavo lui ma tifavo Trapattoni, per due anni. Andato via lui, ho iniziato a seguire tutte le piccole. Mi sono sempre piaciuti i 'Davide e Golia'. C’era l’Avellino, il Genoa.. poi a 10 anni ho seguito il Genoa fino a 15-16 anni”.