L'IMBOSCATA - Le stime sulla Juventus: tre anni per tornare vincente. La "mission" di Arrivabene. Di Maria, Madama "ponza". Il rebus mercato. L'Inter, Dybala e il silente Agnelli. Azzurri e bianconeri, nessun rispetto per le origini

Andrea Bosco ha lavorato al “Guerin Sportivo“, alla “Gazzetta dello Sport“, al “Corriere d'Informazione”, ai Periodici Rizzoli, al “Giornale“, alla Rai e al Corriere della Sera.
03.06.2022 00:48 di Andrea Bosco   vedi letture
L'IMBOSCATA - Le stime sulla Juventus: tre anni per tornare vincente. La "mission" di Arrivabene. Di Maria, Madama "ponza". Il rebus mercato. L'Inter, Dybala e il silente Agnelli. Azzurri e bianconeri, nessun rispetto per le origini
© foto di Andrea Bosco

“Tutto scorre“, spiegavano gli antichi greci. Scorre e cambia. Il tempo non si ferma. Difficilmente quanto “fu“, tornerà ad essere come prima. Tornerà, magari: ma non come prima.  Non voglio essere  pessimista. Spero che il trend negativo delle ultime stagioni (e non sto parlando solo delle ultime tre) si inverta. Ho la speranza di tornare a vedere una Juventus bella e vincente. Le mie stime sono che se la Juventus non sbaglierà le mosse future per tornare a festeggiare avrà bisogno di almeno di un triennio. Troppo è stato sbagliato in precedenza. E la situazione economica non aiuta. L'esigenza primaria è quella di ridurre il rosso di bilancio e di abbassare il monte ingaggi. Cercando, contemporaneamente, di incrementare i ricavi. E' questa la “mission“ alla quale è stato destinato Maurizio Arrivabene. Quindi  prendo le notizie di calciomercato con le molle. Questo non significa che la Juve non farà mercato: significa che gli investimenti saranno contenuti. E che per ogni entrata, dovrà esserci una corrispondente uscita. Ma se volete  “sognare” avete il diritto di farlo. Un calcio privo di “sogni“ è un calcio depotenziato. Potete credere a Nessie anche senza essere mai stati a Loch Ness. Ma oggettivamente: quante possibilità ci sono che un pleisosauro  preistorico sia sopravvissuto in quelle acque fino ai giorni nostri?  Alla Juventus, come alla Federazione italiana, servirebbe un radicale cambiamento. Vista la Nazionale con l'Argentina.  Vista una squadra imbarazzata e imbarazzante in balia del tango sudamericano. Un anno dopo aver trionfato all'Europeo.  Vista la nazionale indossare una maglia assurda, color grigio ferro. In perfetta sintonia con le divise improbabili (gelati e “resistenze“ elettriche) che la Juventus ha anticipato per la prossima stagione: vieni avanti, creativo! Se non hai rispetto per le tue origini,  difficilmente metterai a regime progetti sensati. Ma diamo pure credito alle novità: fangala ad Orazio e alla sua “misura”. E  “avanti tutta “con Marinetti e il suo futurismo. Restano i fatti.

A Londra ha incantato Di Maria che la Juve sta trattando. Lui vuole un solo anno di contratto. La Juve ne propone due per fruire del decreto governativo.  La Juventus di una volta avrebbe certificato alla fine della gara l'ingaggio del fuoriclasse argentino. La Juventus di una volta. Oggi Madama, “ponza“. Riflette su Di Maria e  sta cercando una strada non lastricata per Pogba. Ponzare su Di Maria potrebbe essere esiziale.

Insistere su Emerson e Jorginho (visto in che condizioni sono?), deleterio.  Il rebus non è semplice da risolvere: virare sull'usato sicuro  come chiede Allegri, o attuare una rivoluzione nel segno della "gioventù“ dando spazio ai Miretti, Gatti, Fagioli? Tenere in rosa Demiral (al rientro dall'esperienza bergamasca ) o cederlo arrischiando di rimpiangerlo come accaduto con Romero? La domanda per quanto brutale possa risultare è: Gravina è l'uomo giusto (ammesso mai lo sia stato) per governare il calcio nazionale? Andrea Agnelli è  “ancora“ l'uomo giusto (dopo esserlo a lungo stato:  va riconosciuto) per portare la Juventus fuori dalle secche nelle quali con qualche responsabilità  l'ha fatta incagliare?

Scriveva Sant'Agostino nelle “Confessioni“  a proposito del tempo: “Se qualcuno mi domanda cosa sia, io lo so. Se voglio spiegarlo a chi me lo domanda, non lo so più“. Non serve avere la fede per apprezzare Sant' Agostino, gigante del pensiero. La Juventus “era“ e non è più. Un intero popolo si augura possa tornare ad “essere“. La Juventus ha la solidità per farlo. Ma dovrà cambiare registro. Il tempo che viviamo va veloce. Più veloce di quanto non andasse in passato. Sul “Corriere della Sera“ , Aldo Grasso  ha fatto “l'elogio della lentezza“: quel  tempo dello sport nel quale i gesti tecnici non eranob- come oggi -  “soffocati“ dalla brutalità della velocità.  Basta vedere il filmati di una partita degli anni Sessanta per rendersene conto: i giocatori sembrano fermi. Oggi il calcio è fisico. Oggi il gesto tecnico è quasi stato abolito, perché come scrive Grasso “non c'è più il margine per pensare“. Senza che i clienti del calcio ne abbiano a ridire. Il loro “palato“ è diventato meno sensibile. Ingurgitano vini mediocri non avendo più la possibilità di gustare gli Ornellaia e i Sassicaia. Oggi il calcio italiano è stato depauperato: di capitali e talenti. Negli anni Sessanta la Juventus aveva Sivori, il Milan Schiaffino, la Fiorentina Montuori, l'Inter Skoglund, il Napoli Vinicio, la Roma Da Costa. Il Torino Denis Law.  Ma provinciali come il Padova avevano i Rosa, la Spal i Massei. Gente che con una sola giocata ti “ripagava” del biglietto. Il calcio italiano abbisogna di grandi riforme. Ceferin ha spiegato che la situazione degli impianti in Italia “è terrificante“.

La situazione economica di molti club  sull'orlo del collasso. In tre, oggi (c'è anche la Lazio), in serie A non avrebbero la “liquidità“ per iscriversi al campionato. La Juventus abbisogna di una “scossa”. Alessandro Bonan, Di Marzio e Faina da una azienda agricola (Bonan si è concesso un trattore e un cappelletto alla  Al Bano)  spiegheranno per un paio di mesi su Sky cosa alla fine produrrà la “semina“. Non basteranno peraltro i nomi. Allegri dovrà concedersi una idea di gioco differente da quella mostrata. Io vorrei vedere, dalla prossima stagione qualche progresso. Un poco ogni anno. Sono terrorizzato dall'idea di avere i Di Maria, vincere magari qualche trofeo e poi tra due anni, dover ricominciare da capo. Di Maria va bene. I giovani di più.  Costruire ed avere pazienza. Ho l'impressione che i tifosi siano più saggi e più pazienti di quanto non sia diventata la società. Andrea Agnelli si spenda per spiegare: questo vogliono i tifosi. Se non si “potrà“,  i tifosi comprenderanno. Sono esigenti, sono stati abituati  bene, ma non sono stupidi. Parli,  il presidente.  Magari evitando di scivolare su qualche buccia di banana  I tifosi non hanno gradito il suo “affetto“ per l'Inter.  Guai se i tifosi dovessero cominciare a pensare che la Juventus è “la moglie” e l'Inter “l'amante“. E si  auguri Agnelli che Dybala non firmi per l'Inter. Si auguri - nel caso firmi – non si imponga a suon di reti.