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Romulo: "La Juve farà come il mio Cruzeiro, con Malmö e Milan due vittorie convincenti. Nessun dubbio su Allegri, vi dico che succede a Bernardeschi. Sulla Serie A..."

14.09.2021 11:30 di  Mirko Di Natale  Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA TJ - Romulo: "La Juve farà come il mio Cruzeiro, con Malmö e Milan due vittorie convincenti. Nessun dubbio su Allegri, vi dico che succede a Bernardeschi. Sulla Serie A..."
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© foto di Alberto Lingria/PhotoViews

Rômulo Souza Orestes Caldeira è sempre stato decisamente il desiderio di ogni allenatore, in quanto la sua duttilità gli ha permesso di giocare indistintamente bene in difesa, a centrocampo e anche in attacco come esterno offensivo. A 27 anni, nel pieno della sua carriera, tocca l'apice con un dito nel momento in cui è ingaggiato dalla Juventus, ma i tanti infortuni lo limitano a tal punto che la società bianconera non eserciterà mai l'opzione per il suo riscatto. Una vera e propria delusione, sì, ma una piccola sfumatura di rosso in una storia che lo ha visto per più di 150 volte protagonista in Serie A con le maglie di Verona, Fiorentina, Genoa, Lazio, Brescia ed ora è tornato al Cruzeiro in patria.

"Mi trovo benissimo qui in Brasile, sono vicino ai miei genitori e alla mia famiglia - racconta in esclusiva a TuttoJuve.com -. Il Brasileirao sta tornando ad essere un campionato molto competitivo come lo era in passato, sono tornati a casa giocatori del calibro di Diego Costa, Willian e David Luiz. Il Cruzeiro è una delle squadre più titolate ed importanti, è stato fondato da una famiglia italiana ed inizialmente si chiamava Palestra Italia".

Insomma, sei a casa e hai respirato anche un po' d'Italia. Che altro puoi volere di più?

"In effetti non lo so (sorride ndr). La divisa del centenario aveva i colori della bandiera italiana, è stato molto bello poter rappresentare un po' di Italia in Brasile. Sono davvero contento di giocare per il Cruzeiro, un club che può vantare il tifo di dieci milioni di persone. Il campionato è inteso come quello europeo, l'unica differenza è che per noi è quasi finita la stagione. Siamo partiti male, ma con l'arrivo di Luxemburgo non abbiamo più perso. Il nostro obiettivo è di arrivare tra le prime quattro, anche se ora siamo un po' distanti non abbiamo di certo perso la fiducia".

Quindi anche la Juve, nel giro di qualche mese, tornerà a toccare la vetta della classifica?

"Assolutamente sì, la Juve farà come il mio Cruzeiro senza alcun dubbio. La storia dice che non sbaglia mai così tante volte di fila, già qualche anno fa ebbe una partenza del genere e poi riuscì a vincere lo scudetto. Secondo me accadrà nuovamente questo".

I tifosi sono un po' scettici e ad oggi non sembrano credere nuovamente nel "miracolo".

"Ma siamo solo alla terza giornata, la Juve ripartirà forte e vincerò lo scudetto. Le rivali, a mio parere, non sembrano esser sullo stesso livello: l'Inter senza Conte che è l'allenatore italiano migliore in circolazione non è quella dell'anno scorso e non so se arriverà in fondo con Inzaghi, il Milan un po' come negli ultimi due anni è partito bene ma calerà nel corso della stagione, la Roma possiede un grande allenatore ma non ha una rosa così ampia e attrezzata per poter competere per lo scudetto. La rosa più completa è quella bianconera".

Come è Allegri? E' l'uomo giusto per tirar fuori la Juve da questa situazione negativa?

"Per me sì, anche perché ciò che ha fatto a Torino rimarrà per sempre nella storia. All'inizio dicevano che copiasse Conte, ma invece ha avuto l'intelligenza di aspettare a cambiare modulo in modo da non stravolgere completamente i meccanismi rodati di una squadra vincente. Ecco nei due anni in cui è stato fermo avrà perso qualcosina, però gli basterà un mesetto per tornare ad essere definitivamente sul pezzo. E' un allenatore capace, saggio, gestisce alla grande lo spogliatoio, parla e si confronta con i giocatori, è un fenomeno a livello tattico. Non ho dubbi che farà bene".

Ma non basterà solo Allegri, ci vorranno anche dei leader capaci di trasmettere la mentalità Juve. In che modo Bonucci e Chiellini potranno aiutare la squadra?

"Bonucci e Chiellini sono la base dello spogliatoio, le due figure che incarnano il significato di Juventus e della mentalità che bisogna avere per vincere. I ragazzi li rispetteranno tantissimo, quelli più giovani avranno iniziato a capire come sia difficile indossare quella maglia. Qui vieni criticato anche quando vinci 1-0, è un mondo davvero molto particolare. Credo che aiuteranno la Juve come hanno sempre fatto, ovvero trasmettere tranquillità ed esperienza. Basterà vincere per tirarsi fuori dalla situazione, con Malmö e Milan arriveranno due vittorie convincenti. Ne sono sicuro".

Però il Malmö non è un avversario semplice.

"E' vero, in Champions non esistono sfide semplici. La Juve, però, è mille volte più forte dell'avversario, speriamo come dicevo che possa vincere e convincere. Sarà la partita della svolta, una iniezione di fiducia in vista del match con il Milan".

La sfida d'andata con il Malmö la ricordi bene visto che fu il giorno del tuo debutto europeo in Champions. E quel match è stato ricordato da Allegri in quanto dichiarò che all'intervallo vide alcuni dei giocatori intimoriti dall'avversario non certo irresistibile. Andò veramente così?

"La partita la ricordo benissimo, era appunto il mio esordio in Champions League. Il primo tempo fu equilibrato, poi la ripresa fu letteralmente dominata e la risolse Tevez con una doppietta. Sinceramente, però, non ricordo l'episodio o particolari parole di Allegri durante l'intervallo".

C'è tanto Brasile nella Juventus, come li vedi quest'anno?

"Li conosco tutti e quattro, per me sono davvero bravi. Danilo ha raccolto l'eredità di Dani Alves e sta facendo molto bene, da quando è arrivato in Italia è cresciuto tatticamente ed è migliorato in fase difensiva. Alex Sandro è un grandissimo giocatore di equilibrio, non c'è molto da discutere su di lui in quanto il suo valore è riconosciuto in tutto il mondo. Arthur, invece, non è ancora al massimo da quando è arrivato alla Juve, anche perché l'ho seguito al Gremio ed era veramente un fenomeno. Alla Juve non basta solo la tecnica, forse si è trovato un po' in difficoltà con il sistema tattico e la speranza è che possa riuscire a mostrare il meglio di sé. Lo attendo con impazienza, perché può essere davvero un valore aggiunto".

Kaio Jorge ti piace? Che ne pensi di lui?

"Tutti in Brasile impazzivano per le sue qualità, pur così un giovane ha dimostrato di essere un killer sotto porta. Sicuramente crescerà ancor di più a Torino, mi auguro che possa diventare una delle migliori punte del club. L'addio di Cristiano Ronaldo gli metterà addosso più pressione, ma per me è davvero bravo e potrà superare qualsiasi difficoltà".

Abbiamo già accennato al fatto che questa sia una squadra differente rispetto la tua, ma c'è un giovane che più ti stuzzica?

"Non posso non fare il nome di Chiesa, l'ho seguito da vicino ed è fantastico. Pur essendo un giocatore con caratteristiche differenti, a me ricorda Bernardeschi. Perché? Federico quando era in Primavera spesso si allenava con noi in prima squadra, più lo osservavo e più dicevo a Neto e agli altri ragazzi lì presenti che era fortissimo. E infatti dopo un paio di anni è esploso, tanto è che si è guadagnato la chiamata della Juve. Ma Chiesa è forte, esplosivo, ha un dribbling pazzesco e segna gol fantastici. Mi piace anche Locatelli: ha tutto per poter essere uno dei più forti ed amati della Serie A".

Bernardeschi però non è più quel giocatore che hai conosciuto a Firenze. Che gli è successo?

"Un giocatore può esprimere le sue qualità solo nel momento in cui gioca nella sua posizione e trova continuità. Per me ci sono due fattori che un po' lo hanno destabilizzato: dovrebbe esprimersi nel ruolo che più gli piace e alla Juve c'è veramente tanta concorrenza. La speranza è che possa tornare ad essere quel Bernardeschi che ha fatto brillare gli occhi a tutti i tifosi. Perché le qualità, a mio avviso, non sono mai sparite".

La tua esperienza alla Juve non è stata esaltante, se potessi tornare indietro che cosa cambieresti?

"Quando arrivai a Torino, il mio problema era fisico. Ho praticamente perso la stagione per una pubalgia fortissima, ho dovuto sostenere tre interventi di cui uno in Germania e due in Brasile. Veramente troppi. E anche l'anno dopo a Verona non andò benissimo, sono stati due anni davvero difficili. Però ho vissuto il mondo Juve, c'è tanta pressione ma sei al top. E' un qualcosa che non respiri da altre parti. Ho vinto uno scudetto e una Coppa Italia, quella finale persa per poco a Berlino. Mi sarebbe piaciuta un'altra opportunità, ma non si può tornare indietro". 

Si ringrazia Rômulo Souza Orestes Caldeira per la cortesia e la disponibilità dimostrata in occasione di questa intervista.